Fino al 15 maggio il Comune della Spezia attende le Dichiarazioni di interesse di enti e privati
di La Redazione di InTheNet
Durante il 2022 questa redazione ha seguito la mostra dedicata all’artivista Giacomo Verde che si è tenuta da fine giugno 2022 a metà gennaio 2023 negli spazi del Centro di Arte Moderna e Contemporanea della Spezia. Una esposizione decisamente sui generis che ha saputo coniugare realtà locali (come il Centro Diurno La Gabbianella) con la presenza di artisti con i più diversi background (performer intermediali, musicisti, attori, videomaker) in un concentrato espositivo continuamente rinnovato e che ha visto una serie di riaperture con tavole rotonde, esibizioni live, convegni, incontri, percorsi guidati e molto altro.
In tale occasione ci si è forse accorti che il CAMeC può essere un cuore pulsante per la città della Spezia e, se correttamente valorizzato, può incentivare non solamente un turismo consapevole ma anche una partecipazione più effervescente degli spezzini alla vita culturale cittadina.
Dopodiché, da qualche settimana il Comune e il Sindaco e assessore alla cultura, Pierluigi Peracchini, hanno pubblicato un Avviso affinché enti, istituzioni e/o privati presentino le loro Dichiarazioni di interesse a costruire un percorso per ʻriempire di nuovi contenuti’ il CAMeC.
Partiamo dai desiderata e poi affrontiamo pro e contro, senza tifoserie e senza escludere che il privato possa inserirsi in un progetto culturale per arricchirlo e non solamente per mercificarlo. I progetti dovranno essere, innanzi tutto, comprensivi di un piano economico e finanziario serio a sostegno delle iniziative proposte e dovranno puntare anche alla valorizzazione degli spazi accessori (come le due belle terrazze esterne) “con opere di adeguamento e miglioramento” oltre a “investimenti per incrementare l’attrattività del luogo”. Non a caso, Peracchini afferma: «Puntiamo a intercettare e a portare sul territorio mostre di livello internazionale».
Tutto ciò è possibile? E se sì, quali sarebbero i circuiti, gli investimenti e i ritorni in sbigliettamento e altri introiti che dovrebbero essere generati dalle diverse attività? Quali sarebbero i visitatori che potrebbero essere attratti dal CAMeC e su quali progetti espositivi? E ancora, la cittadinanza se ne gioverebbe nel suo complesso?
Partiamo da un semplice dato di fatto. Se si espongono opere di artisti contemporanei quotati le spese di assicurazione e la qualità nella gestione della sicurezza e dell’accoglienza del museo non possono che essere elevate. Ne consegue che chiunque investa in una mostra, ad esempio, su un Keith Haring (come ha fatto nel 2021 Palazzo Blu di Pisa) o sui capolavori di Chen Zhen (come fece nel 2003 il PAC di Milano) deve avere una macchina organizzativa, fondi, un servizio di comunicazione, personale interno, idee promozionali e un piano di rientro che investa su un’affluenza massiccia che può essere garantita da un bacino di utenza molto superiore a quello fisiologico della Spezia (poco oltre i 93 mila abitanti) oppure su un turismo di massa (il che prevederebbe un partenariato con coloro che organizzano le crociere e che dovrebbero almeno inserire il CAMeC nella visita alla città per chi attracchi al porto – completando così l’offerta aldilà della visita alle Cinque Terre, ormai decisamente inflazionate).
L’alternativa percorribile è rientrare in circuiti (pensiamo al PhotoLux Festival che, ad esempio, arriva a Lucca ogni due anni), che possono essere interessati a una sede decentrata tra le molte per esporre opere in sé non pezzi unici (in quanto stampe di fotografie non d’arte) e all’interno di una pluralità di iniziative che comprendono il concorso, le call, i premi, l’internazionalità, sponsor importanti, laboratori, convegni e – diciamocelo – anche gadget firmati.
Ora, in entrambi i casi, bisogna comprendere se un afflusso di massa di turisti sia in ogni caso positivo per La Spezia e se un’offerta estemporanea possa o meno soddisfare le esigenze della cittadinanza. Difficile creare un collante tra la sede museale e le associazioni e le realtà del territorio se le iniziative culturali sono demandate a operatori (anche eccellenti) che, però, non vivono e tanto meno conoscono il tessuto sociale e la rete associativa locale. D’altro canto, solamente volando molto più alto si possono portare manifestazioni e artisti internazionali che uno spazio espositivo di una città con meno di 100 mila abitanti potrebbe offrire. A proposito, il Lu.C.C.A. Centre, che è stato una punta di diamante nel panorama lucchese, nato e vissuto grazie alla volontà di privati e che si avvaleva di un operatore quotato, non è riuscito a sopravvivere – sebbene fosse orientato soprattutto all’esposizione di mostre fotografiche organizzate da circuiti internazionali ben oliati. Ovviamente esistono realtà in controtendenza: Galleria Continua offre, nella piccola San Gimignano, esposizioni di Gormley, Buren e Pistoletto – ma ci troviamo di fronte alla Galleria che rappresenta questi artisti (e li commercializza).
La questione è complessa anche se la si affronta sotto un altro punto di vista. Un Comune potrebbe anche affidare una sede espositiva a un buon Direttore che, conoscendo il suo territorio, le sue eccellenze e le sue potenzialità (anche a livello di utenza e di come creare partenariati virtuosi e una comunicazione efficace) costruisca progetti ad hoc – attirando, in parte, la cittadinanza e, in parte, almeno una fetta di turisti. Ma l’investimento pubblico dovrebbe esserci e non potrebbero essere poche decine di migliaia di euro l’anno. Investire per un ritorno di immagine e per creare lavoro in città, per aprire canali culturali virtuosi magari con altre città europee o del Mediterraneo che affrontano le medesime limitazioni può essere dispendioso, almeno all’inizio, ma può avere ritorni molto allettanti – in ogni senso.
Pensare, ad esempio, a un circuito tra città medio-piccole del Bacino del Mediterraneo che espongano (grazie a una rete di conoscenze e scambi) artisti contemporanei – magari non tutti famosi – in mostre tematiche trasversali, invece di personali? Oppure ipotizzare tematiche contingenti – dall’ecosistema alle migrazioni (nel 2022, ancora Palazzo Blu con Connessioni. Raccontare la speranza); o mostre basate su artisti rappresentati in Italia da operatori che si muovono in regione o limitrofi: l’Accademia di Carrara e i laboratori di Pietrasanta sono realtà, a livello di scultori, allievi da tutto il mondo, giovani artisti emergenti, eccetera, che non andrebbe trascurata. Sono solo alcune idee.
In breve, gli obiettivi che la città della Spezia può porsi sono molteplici. L’importante è non pensare di ristrutturare un paio di terrazze per farne due bar con dehors – che, in ogni caso, potrebbero essere parte dell’offerta, come hanno dimostrato le splendide caffetterie che sono state aperte al British Museum e al Moma a Manhattan o, ancora, gli apericena con sottofondo di pianista del Metropolitan Museum. O, peggio, illudersi di imporsi sulla scena internazionale esponendo qualche crosta di pittori locali.
La strada è tutta in salita: vedremo a quali vette La Spezia saprà arrivare.
venerdì, 28 aprile 2023
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay (Gratis da usare sotto la Licenza per i contenuti)