Alla Fondazione Ragghianti una piccola mostra su un grande scultore
di Simona Maria Frigerio
L’esposizione presso la Fondazione Ragghianti, inaugurata il 25 marzo, si concentra sulla produzione ceramica di Fausto Melotti, che insegue tale processo creativo parallelamente all’ideazione del suo più celebre opus scultoreo.
Si inizia, nella prima sala, con Madonna con Bambino, una maiolica del 1930 che non si discosta dai gusti coevi – Mario Sironi e Arturo Martini – sia nei temi (la maternità), sia nella trattazione (con la valorizzazione di una certa ieraticità). Anche i Due nudi del ʻ47 e un Senza titolo del ʻ46 mostrano il proprio debito, in questo caso nei confronti di Marino Marini e di Medardo Rosso (intimamente materico, in quest’ultimo caso con la ceramica smaltata che pare rimandare direttamente alle cere del Maestro torinese dell’impressionismo).
Più interessante la sala successiva. Con la fine degli anni 40 e i ʻ50, Melotti si rivolge alla ceramica smaltata policroma. Anche qui la temperie condivisa è quella di un altro Maestro del Novecento, Lucio Fontana. Se ne distacca, per tema, Arcidiavolo (1948). Più originale, per il dialogo ritmico tipico di Melotti, un Untitled del ʻ52.
Le quattro ceramiche smaltate policrome della fine degli anni 50, appese nel medesimo spazio, iniziano un percorso ancora più originale, avulso dal figurativo e in grado di cogliere nel segno in movimento e nel dialogo tra vuoti e pieni le istanze proprie della musicalità scultorea di Melotti. Sulla stessa scia, Bassorilievo del 1955, ceramica smaltata policroma e vetro.
Slanciate le korai a clessidra (che rimandano alle coppe arcaiche, presenti anche nel Museo Archeologico di Siracusa). Più originale la picassiana Figura policroma, ospitata nella medesima teca, di Guido Gambone, in maiolica (1954).
In fondo alla sala, pregevoli Il Museo in terracotta dipinta, ceramica smaltata e ottone (1959) e Il teatrino di Scheiwiller, in terracotta dipinta (1962) – ove si respirano i microcosmi domestici che hanno accompagnato l’intera produzione di Melotti e sono stati il fulcro di una recente esposizione da Hauser & Wirth a Londra, nella primavera del 2022. Mentre si avvicina ai coevi discorsi dei designer ceramisti, Cerchi (1960), in ceramica smaltata policroma, nylon e ottone, affiancato dall’interessante Oggetto pieno di Alfonso Leoni, del 1968, in maiolica.
Al secondo piano, le korai tornano alla loro funzione di vasi con la tipica forma a clessidra e se ne affiancano altri, tutti ugualmente ispirati alla produzione arcaica. Siamo in pieni anni 50 e il materiale è la ceramica smaltata policroma. Accanto, un perfetto oggetto di design geometrico di Ettore Sottsass, Vaso Rocchetto bianco-nero del 1959 in terraglia forte smaltata, dipinta, invetriata e un Vaso di Emilio Scanavino del 1953, in terracotta con ingobbi e ossidi, che si segnala per la Manifattura Giuseppe Mazzotti di Albisola (patria di un fiorente artigianato artistico in terracotta in quegli anni e nei successivi).
In mostra anche un bel servizio da caffè del 1929 firmato da Giacomo Balla in maiolica, dalle linee geometriche e dai colori aerofuturisti. Anche un Lucio Fontana, La corrida, piatto da esposizione in maiolica del 1953. Di Melotti, in questa sala, più interessanti due ceramiche smaltate policrome appese alla parete, Senza Titolo, del 1955 e del 1958, in cui sembra di intravedere figure abbozzare dal fuoco su un cielo notturno.
Una piccola mostra che ci fa venire voglia di visitare la permanente dedicata all’artista a Rovereto. Di eccellente fattura il catalogo.
La mostra continua:
Fausto Melotti. La ceramica
a cura di Ilaria Bernardi
Fondazione Ragghianti
via San Micheletto, 3 – Lucca
fino a domenica 25 giugno 2023
orari: da martedì a domenica, dalle ore 11.00 alle 19.00
Catalogo:
Fausto Melotti. La ceramica
AA.VV.
pagine 176
copertina flessibile
Euro 25,00
© 2023, Edizioni Fondazione Ragghianti Studi sull’Arte
venerdì, 7 aprile 2023
In copertina: particolare dell’invito all’inaugurazione