È di scena il cabaret
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Si alza nuovamente il sipario sulla Stagione teatrale di Buti che, nonostante la momentanea chiusura del Francesco Di Bartolo a causa della ristrutturazione dell’edificio storico, può contare comunque sul Teatro Vittoria di Cascine e sulla piccola ma accogliente Sala Di Bartolo.
Dopo un’eccellente programmazione autunnale, quella primaverile vede Gli Omini – ossia, Francesco Rotelli e Luca Zacchini – interpretare una serie di macchiette nostrane in Trucioli.
Il filo conduttore – poeticamente ineccepibile – sarebbe proporre in una serie di ritratti tutte quelle fisionomie marginali eppure caratterizzanti che ‘riempiono’ come trucioli (appunto) le assi portanti di questa nostra Italietta.
Purtroppo la maggior parte delle interpretazioni risente dell’eccesso: tipi che Gli Omini hanno già proposto in altri spettacoli e che tornano per le risa grasse del pubblico (il Cannone, ad esempio, ovvero lo ‘scoppiato’ da hashish che, se volesse aderire alla realtà contemporanea, potrebbe farsi di camomilla, ossia di quella marijuana con Thc inferiore allo 0,2%, che è venduta in negozietti radical chic e che potrebbe costare 6 anni di carcere a Luca Marola per aver ottemperato alla legge). Altrove, invece, si scade nello stereotipo: il meridionale è ‘chiatto’ e ‘lazzarone’ (e chi ricorda l’origine del termine e l’eroismo di Masaniello?); il nordico, al contrario, vive per il lavoro e per millantare: conoscenze e credito (ma chi pensa al costo dell’affitto a Milano e a quanto uno deve ‘sgobbare’ per ripagarselo?). I Mauro Gennari che lottano contro i mulini a vento per difendere uno schifo di lavoro, i Roger Waters che sono tacciati di antisemitismo perché difendono il popolo palestinese – insomma, i piccoli grandi antieroi che davvero sono l’humus della Terra, non hanno chance di fronte al tipo, alla maschera cristallizzata e stantia che, dalla Commedia dell’Arte in poi, imperversa per far divertire invece di pensare.
La differenza tra un Dario Fo/Franca Rame, un Jannacci e persino un Paolo Rossi doc, o ancora un impareggiabile duo come Sarti/Storti e la comicità toscana sta proprio nella non aderenza alla realtà della seconda (a parte la scurrilità che, però, non è mai appartenuta a Gli Omini). Rotelli e Zacchini, a volte, come ne La famiglia Campione o nel primo Ci scusiamo per il disagio e persino in Coppa del Santo riescono a smarcarsi e a narrare uno spaccato di vita o a irridere usi e costumi, o il comune senso del pudore, ma più spesso è la carrellata degli stereotipi quella che prende il sopravvento, forse perché “il pubblico è ammaestrato e non vi fa paura” (Guccini docet). Però ride, il pubblico, soprattutto alle solite gag dei soliti ‘tipi’.
Sempre bravi nel vestire panni più vicini al cappottino di Epifanio che non teatrali, approssimativi negli accenti regionali (quando si allontanano dalla Toscana e azzardano un bergamasco o un vicentino), riutilizzando (con minor verve comica) il meccanismo di Coppa del Santo, Rotelli e Zacchini volano più alto in due interpretazioni – Il poeta e Solino. Il primo perché, nel conciso tratto e nella battuta tranchante, va oltre la macchietta per farsi prototipo del maschio stalker con pungente aderenza. Il secondo in quanto riassume nel dialetto e nel gesto, nel breve racconto di sé e nella sagace ripetitività, un mondo passato e una condizione presente. Entrambi da applauso.
Buon finale. Per il resto, cabaret.
Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito di:
DI nuovo di LUOGO in luogo
direzione artistica Dario Marconcini
Teatro Vittoria
Cascine di Buti (Pisa)
domenica 5 marzo 2023, ore 17.30
Trucioli
un progetto de Gli Omini
drammaturgia Giulia Zacchini
con Francesco Rotelli e Luca Zacchini
prodotto da Teatro Metastasio di Prato in collaborazione con Gli Omini
venerdì, 17 marzo 2023
In copertina: Francesco Rotelli e Luca Zacchini in Trucioli, nella foto di Stefano Di Cecio