Il neo-colonialismo occidentale ha trovato un avversario suo pari?
di La Redazione di InTheNet
Nel 2004 usciva un film diretto da Jonathan Demme con un eccellente Liev Schreiber nel ruolo di Raymond Shaw, candidato alla Presidenza degli Stati Uniti e teleguidato dai poteri forti di Washington (impersonati da sua madre, un’altrettanto credibile Meryl Streep, nel ruolo della senatrice Eleanor Shaw, con aspirazioni a diventare first lady accanto al figlio). Il film, The Manchurian Candidate, sembrava l’ennesimo thriller distopico, anche se era il remake del ben più duro e intenso Va e uccidi, targato 1962 e diretto da John Frankenheimer, e del romanzo di Richard Condon del 1959.
Il nocciolo della trama era mostrare come si potesse tele-guidare un Presidente grazie al lavaggio del cervello. Aldilà della tecnica discutibile, quanto pesano davvero i poteri economici sulle scelte della politica? Colpi di Stato, assassini e finanziamento di rivolte ‘arancioni’ (anche ante-litteram) sono solo materiale per Hollywood?
Torniamo indietro di qualche anno. Il Plan Condor (1), quando fu rivelato al mondo, mostrò come la dottrina Monroe si fosse raffinata: gli States (come Stato ma anche come multinazionali, quali la Monsanto, la ITT e la britannica BP, tra le altre) riuscivano a operare in Argentina, Uruguay, Cile, Paraguay, Bolivia e Brasile – aiutando le élite di destra locali a sovvertire regimi democratici e finanziando colpi di Stato che portavano al potere personaggi, come Augusto Pinochet, che avrebbero azzerato il dissenso – torturando e uccidendo migliaia di giovani oppositori – e garantendo che gli States continuassero a sfruttare le risorse locali a detrimento delle popolazioni soprattutto native.
Questo è ormai ben noto. Ciò che forse non tutti sanno e che rivela un libriccino del 1973, intitolato L’Imperialismo contro il Cile, Documenti segreti dell’I.T.T. (Sapere Edizioni), è come l’amministrazione Nixon fosse ‘spronata’ ad agire, ad esempio, contro Allende da una multinazionale. Tra i documenti originali trascritti, si legge che la ITT inviò a Henry Kissinger, allora Consigliere della Casa Bianca, il 23 ottobre 1970, una serie di istruzioni da dare all’Ambasciatore degli Stati Uniti in Cile. Il diplomatico avrebbe dovuto incontrare il neo eletto Presidente Allende e, in primis, avrebbe dovuto ricordargli “l’improvviso terrore economico che colpì il suo Paese dopo le elezioni di settembre, e le analoghe ripercussioni nei circoli bancari internazionali” che si sarebbero potute verificare; inoltre, se Allende avesse espropriato “proprietà statunitensi, gli Stati Uniti” si sarebbero aspettati “un pronto indennizzo in dollari americani o altre valute convertibili”, e che se non avesse indennizzato le aziende Usa, “immediate sarebbero [state] le ripercussioni nei circoli ufficiali e privati. Ciò [avrebbe significato] l’arresto di tutti i prestiti da parte delle banche internazionali e delle banche private degli Stati Uniti”. E infine l’Ambasciatore avrebbe dovuto “aggiungere ai punti precedenti tutte le pressioni possibili atte a porre dei freni ad Allende”. In pratica, un Presidente democraticamente eletto dal suo popolo per fare alcune riforme in senso socialista, doveva essere ricattato e minacciato da un diplomatico che agiva in nome del Consigliere del Presidente di un altro Stato, a sua volta manovrato da una multinazionale. Sembra fantascienza. Al contrario, è storia.
Allende fu poi eliminato, fisicamente, visto che gli avvertimenti non raggiungevano gli obiettivi prefissati. Ma gli States e i suoi alleati occidentali operavano anche al di fuori del Latino America e usavano già le cosiddette ‘operazioni’ – come quella denominata Ajax, in Iran, per destituire Mohammad Mossadeq. Quest’ultimo aveva osato nazionalizzare la Compagnia petrolifera, smantellando l’Anglo-Iranian Oil Company. Prima del colpo di Stato orchestrato da Us e Uk, però, il Regno Unito tentò la via delle sanzioni, congelando i capitali iraniani nelle proprie banche, attuando un blocco navale per impedire l’esportazione di petrolio e disponendo un embargo commerciale. Ovvero, già allora si sapeva come strozzare un’economia e un popolo per portarlo a più ‘miti consigli’.
Se dopo la caduta del Muro di Berlino in molti pensavano che gli States non si sarebbero più spinti oltre confine, l’elenco delle ‘operazioni di pace’ portate avanti dalla Nato e dagli Us si è talmente allungato da non ricordare nemmeno più quella Prima guerra del Golfo – iniziata il 2 agosto 1990 e conclusasi il 28 febbraio 1991 – che fu la ‘madre di tutte le guerre’ post divisione del mondo in due blocchi. Proprio in Iraq gli States tornarono alle sanzioni e tra il 1990 e il 2003, si valuta che le stesse siano “costate all’Iraq 150 miliardi di dollari di perdite di proventi petroliferi” (2). Questo ha causato gravi ricadute sull’istruzione, la salute e la sicurezza sociale dell’intera popolazione.
Ma i Paesi occidentali si distinguono anche per un’altra pratica, a cui abbiamo già accennato: piegare la volontà di Stati sovrani, congelando e appropriandosi dei beni all’estero (denaro e azioni) di aziende e privati, cittadini di Stati sottoposti unilateralmente a sanzioni.
Se il Presidente venezuelano Nicolas Maduro e l’opposizione politica appoggiata dagli Stati Uniti hanno raggiunto un cosiddetto accordo umanitario, a Città del Messico, a dicembre 2022 per sbloccare 3 miliardi di dollari di fondi venezuelani congelati dal sistema finanziario internazionale – che saranno utilizzati dall’Onu per la realizzazione di programmi sociali – non si pensi che la buona volontà di Biden abbia motivi altruistici. In realtà, in questa congiuntura economica in cui appropriarsi di nuove fonti energetiche diventa prioritario per Us ed Europa, il Presidente democratico concede alla compagnia petrolifera Chevron una licenza semestrale per riprendere le estrazioni in Venezuela. Ma badate bene che i proventi “dovranno essere utilizzati da Caracas per estinguere il debito contratto nei confronti di Chevron. E quello che sarà estratto” – come specifica il portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby: “verrà trasferito qui negli Stati Uniti” (3). Lo facesse un privato cittadino potrebbe essere accusato di ricatto a scopo di estorsione, rapina, minacce e qualche altro crimine che implichi l’esercizio della violenza unito all’appropriazione indebita.
Sempre il presidente democratico degli Stati Uniti, Joe Biden, l’11 febbraio 2022 ha firmato un ordine esecutivo “chiedendo che i beni congelati da 7 miliardi di dollari della Banca centrale afgana negli Stati Uniti fossero divisi equamente, con metà del denaro destinato a un fondo per 9/11 vittime e l’altra metà su un conto della Federal Reserve Bank di New York per ‘aiutare il popolo afgano’, pur chiarendo che i beni non sarebbero stati restituiti alle autorità talebane” (3). Dopo vent’anni di bombardamenti e senza che gli afghani avessero nulla a che fare con gli attentati alle Torri Gemelle, questo è l’ultimo regalo che ricevono dall’amministrazione statunitense.
Forse una parte del mondo dovrebbe cominciare a comprendere che è meglio non investire né affidare i propri risparmi a banche occidentali.
Tra i molti esempi che potremmo citare, facciamo anche quello della Libia. Dopo l’ennesima primavera araba – che vinse sul campo grazie all’appoggio militare di Francia, Stati Uniti e Regno Unito – le milizie di Tripoli (dove si trovano la National Oil Corporation, ossia l’Ente di Stato pubblico per la vendita del petrolio e la Banca Centrale Libica) continuano ad arricchirsi grazie al sostegno occidentale, in quanto una risoluzione dell’Onu del 2017: “vieta alle autorità di Tobruk e Bengasi [votate dalla popolazione libica] di vendere il petrolio libico sul mercato internazionale nonostante controllino l’80% del territorio libico e, quindi, tutti i pozzi petroliferi. Per venderlo sono costretti a mandarlo a Tripoli, dove finisce sotto il controllo militare delle milizie che si appropriano di un 40% intascandosi i relativi proventi” (4). E per l’ennesima volta ci si chiede a quali fini e a favore di quali interessi agiscano le Nazioni Unite.
Sorvoliamo sulla Siria e su un’altra manciata di Stati che, di volta in volta, hanno subito la sorte del golpe (come la Bolivia) o dell’impeachment del Presidente con false accuse (come il Brasile).
L’ultima nazione presa di mira dalla politica sempre più aggressiva dell’Occidente è stata la Russia – ricca di fonti energetiche e nuovamente orgogliosa. Le sanzioni economiche imposte nel 2014, però, hanno aperto gli occhi del Presidente Putin che si è volto con maggior convinzione verso altri partner commerciali, economici e politici. Questi otto anni se sono serviti all’Ucraina per armarsi (grazie all’aiuto di Us ed Europa), come hanno dichiarato la ex Cancelliera tedesca Merkel e l’ex Presidente francese Hollande; al contrario, sono stati utilizzati dalla Russia per inventarsi un altro mondo possibile. O almeno, nuovi circuiti bancari, nuovi equilibri di potere geopolitico, nuove valute per gli scambi internazionali, nuove alleanze militari e strategiche. Nonostante le sanzioni imposte dai Paesi Nato e le continue minacce di sanzionare anche i Paesi che non si assoggettano ai diktat della Ue e degli Stati Uniti, persino il Fondo Monetario Internazionale ha dichiarato che la Russia, nel 2023, crescerà dello 0,3% (probabilmente più dell’Italia) e le previsioni di ottobre, sempre del Fmi, di un -2,3 appaiono la vana speranza di un Occidente che non riesce più a imporre la propria visione egemonica e neocolonialista.
Ne nascerà un mondo multipolare? Un mondo che, speriamo, un giorno sarà anche uno spazio dove potranno convivere utopie, culture, approcci socio-politici, religioni e ideologie differenti – senza che alcuno si senta superiore agli altri o detentore dell’unica verità. Dove alla convinzione della superiorità delle nostre regole, nate apparentemente dall’Illuminismo, risponda lo stesso Voltaire: “Proclamo ad alta voce la libertà di pensiero e muoia chi non la pensa come me!”.
(1) Per approfondire:
https://www.cels.org.ar/especiales/plancondor/en/#una-asociacion-ilicita-para-reprimir-opositores
(2) I dati sulle sanzioni statunitensi nel mondo: https://www.farodiroma.it/rapporto-cshrs-sui-crimini-americani-in-medio-oriente-parte-seconda-sanzioni-economoche-crisi-umanitarie-e-torture-come-arma-di-guerra/
(3) Il breve de Il Fatto Quotidiano: https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/12/02/venezuela-laccordo-umanitario-tra-maduro-e-lopposizione-e-chevron-ricomincia-ad-estrarre-petrolio/6891577/
(4) Vedasi l’intervista a Michelangelo Severgnini sulla questione libica:
venerdì, 24 febbraio 2023
In copertina: La statua di Lenin a San Pietroburgo, già Leningrado (foto di Simona M. Frigerio)