Il nuovo confine del controllo mediatico?
di La Redazione di InTheNet (traduzioni di Simona M. Frigerio)
“Vi aiutiamo a decidere in quali fonti d’informazione avere fiducia – con un rating sull’affidabilità determinato da esseri umani (1) e non algoritmi”.
Così si presenta NewsGuard (2) che – a quanto afferma – valuterebbe il livello di affidabilità di oltre 7.500 siti di informazione realizzati da giornalisti, fornendo i ‘giusti’ contesti ai propri abbonati quando leggono news online in Us, Uk, Canada, Francia, Germania e Italia – a 4,95 dollari al mese. Come? Grazie a un’estensione del browser di ricerca che mostra icone con luce rossa o verde (intuitivamente simili ai semafori, viene da pensare) poste vicino ai link sui motori di ricerca, i contenuti dei social e altre piattaforme. Ovviamente le icone rosse indicano i siti dei quali diffidare, mentre quelle verdi i siti generalmente affidabili. Ma non basta. Perché i semafori sono dotati di luce arancione e, di conseguenza, le icone di NG di questo colore indicano i siti satirici, mentre quelle grigie (grigia è sia la zona dell’indeterminazione sia la materia intelligente che dovremmo possedere tra le due orecchie) sono le piattaforme con contenuto generato dall’utente. NG, però, non si ferma nemmeno qui. Giudica l’eventuale linea politica dei siti – se esiste. Ma ci chiediamo noi, quando mai la produzione degli storici e dei media è stata indipendente dai desiderata degli editori, del potere o del vincitore? NG avverte, quindi, quando si sia di fronte a messaggi che definisce di propaganda, teorie cospirative e leggende metropolitane. È altresì interessante notare su quali argomenti NG si concentri: il monitoraggio delle tivù di Stato russe, la disinformazione sulla guerra russo-ucraina, il Venezuela (Stato inviso a Washington, guarda caso) e, ovviamente, la disinformazione sul Covid-19.
I risultati di NG nel 2021
Oltre ad aver dato il bollino di affidabilità (o averlo tolto) a “7.466 siti di informazione”, avrebbe “portato 1.801 editori a migliorare le proprie pratiche editoriali, catalogato 762 narrazioni false” – che avrebbero l’impronta della disinformazione, e aiutato oltre 7 milioni di utenti delle biblioteche con le proprie valutazioni di affidabilità.
La rete di partnership di NG è a dir poco tentacolare dato che va dalle piattaforme tecnologiche alle agenzie di pubblicità, dagli istituti universitari al Pentagono. I dati di NewsGuard proteggerebbero – secondo quanto affermato dalla società – “utenti, marchi e democrazie dalla dannosa disinformazione”: da notare l’inserimento dei brand aziendali tra il privato cittadino e il sistema politico definito democratico. Ancora più sconcertante è che NG sia partner di tre tra le cinque maggiori agenzie di pubblicità a livello mondiale e si vanti di riuscire a influenzare i pubblicitari in modo che non investano nei siti di informazione ritenuti dalla stessa non affidabili, ri-direzionando le loro risorse verso il giornalismo che, sempre NG, giudica di qualità. Ma quale sarebbe, ad esempio in Italia, tale giornalismo che non cede mai alla propaganda o alla disinformazione, è super partes, apolitico e affidabile? Tre testate in particolare: La Stampa, Repubblica e il Corriere della Sera. Le domande che, a questo punto, dovrebbero sorgere nella mente del lettore potrebbero essere molte. Chi possiede i maggiori quotidiani nel nostro Paese? Di quale genere di editore stiamo parlando: puro o un industriale con interessi economici in altri campi? Negli ultimi tre anni, è sembrato ai lettori che i tre quotidiani (anche online) si siano in qualche modo differenziati sui maggiori temi o le notizie avevano un vago sentore di velina? E ancora, il sapere che un bollino rosso può causare una diminuzione degli introiti della pubblicità potrebbe direzionare le scelte dei direttori e/o dell’editore? Ai nostri lettori l’ardua sentenza.
Dalle agenzie di Stato alle università
NewsGuard, però, si vanta di collaborare anche con il Pentagono e il Dipartimento di Stato Us, ai quali fornisce un prodotto denominato Misinformation Fingerprints dataset – ovviamente per combattere la disinformazione. Il che suscita un certo fastidio, dato che ciò significa che se un online finisce nel mirino di NG, la conseguenza potrebbe essere, in primis, venire attenzionato da organi di potere governativo (e magari solo perché si stanno raccogliendo informazioni su persone che hanno sofferto di effetti avversi gravi da vaccino a mRNA) e, poi, vedere le proprie informazioni distorte o seppellite sotto montagne di fango – cosa nella quale l’Italia è da sempre maestra, anche senza NG: basti ricordare lo scandalo della diga del Vajont, le troppe stragi di Stato fino all’attuale sostegno alle milizie di Tripoli.
Tra le università che si appoggiano a NewsGuard e ai suoi dati (e parametri) c’è la Ca’ Foscari di Venezia che, nel 2021, ha utilizzato NG per indagare tematiche care ai poteri forti sia in Europa sia negli States, tipo la infodemia sui vaccini nei social, la “circolazione di disinformazione anti-europeista” sempre nei demonizzati (e ipercontrollati) social, e la cosiddetta disinformazione sul climate change (che nessuno nega, ma forse se già più volte le calotte polari si sono sciolte, nel corso di oltre 4 miliardi di anni, anche altri fattori dovrebbero essere presi in considerazione e, comunque, continuare a produrre CO2 ma ‘a impatto 0’, significa solo favorire le multinazionali a discapito dei piccoli produttori dato che solo i primi hanno i mezzi per acquistarne quote da Paesi in via di sviluppo che, in cambio, devono restare a uno stato preindustriale. Pensiero troppo complicato per gli imbrattatori di plexiglass museale?).
Altra istituzione partner è l’università di Urbino che ha “lavorato all’implementazione di NewsGuard in CooRnet, uno strumento per giornalisti e ricercatori al fine di determinare il Coordinated Link Sharing Behavior (CLSB)”, ovvero rintracciare su network di pagine web e gruppi di Facebook e Twitter – che condividono i link gli uni degli altri – quando vi sia un comportamento potenzialmente coordinato, incluse campagne di disinformazione.
Ma i lettori vanno ‘educati’ fin da piccoli?
Per gli studenti che stanno imparando a muoversi nel mondo dei media, NG afferma di fornire un supporto onnicomprensivo per le ricerche online. Leggiamo dalla brochure: “Come ha detto un educatore della Whitby School in Connecticut: ‘quando ho chiesto alla mia classe come potesse dire che una fonte era affidabile… la risposta che circa cinque alunni hanno dato, ad alta voce e contemporaneamente, è stata: «NewsGuard!», NewsGuard si è unita a Google come il nuovo verbo, almeno nelle mie classi’”. Beati i tempi in cui la verità non era solo fideista e gli educatori sollecitavano gli studenti ad avere dubbi, sviluppare il senso critico, cercare più fonti, metterle a confronto ed elaborare idee proprie, oltre a teorie sempre suscettibili di ulteriori verifiche.
Dalla scuola alle multinazionali il passo è breve. Anche Microsoft (e i suoi motori di ricerca) è partner di NG grazie a un accordo triennale per cui molte divisioni dell’azienda hanno accesso ai suoi rating, inclusi Bing, Microsoft News (MSN), Edge, i dipartimenti per l’educazione e la ricerca, oltre al programma denominato Microsoft’s Democracy Forward. Gli utenti del browser di Microsoft, Edge, hanno persino la possibilità di usufruire dell’icona semaforica senza dover pagare l’abbonamento mensile di 2,95 dollari (che versano gli utenti di altri motori di ricerca).
L’attività di NG in Italia è particolarmente intensa e a vari livelli. Nel 2021 è stata tra i membri fondatori dell’Italian Digital Media Observatory (IDMO), uno tra gli otto centri nazionali premiati dalla Commissione Europea per l’aiuto dato nel combattere la disinformazione e le fake news. A proposito ci vengono in mente le martellanti pillole contro la disinformazione spacciate in tivù, che inculcano, ad esempio, la visione di una ragazzina di nome Greta Thunberg quasi fosse il verbo incarnato, quando esistono scienziati come Antonino Zichichi che non solo hanno dubbi sull’impatto reale delle attività umane sul surriscaldamento globale ma sottolineano come sia nei fatti matematicamente impossibile determinare tale eventuale impatto. NG fa parte di tale osservatorio unitamente alla Luiss, all’Università di Roma Tor Vergata, ovviamente alla RAI, all’organizzazione di fact-checking Pagella Politica, la società di ricerca e consulenza T6 Ecosystems, e agli operatori delle telecomunicazioni e dei media Telecom e Gedi (quest’ultima fa capo al Gruppo Exor, tradotto: la famiglia Agnelli, e controlla La Stampa, Il Secolo XIX , Huffington Post e Repubblica).
Questa è NewsGuard come da suo materiale informativo presente in rete. 1984 sembra sempre meno una distopia fantascientifica sull’Urss e sempre più la cronaca dei nostri tempi unipolari.
(1) NewsGuard li definisce ‘analisti addestrati con esperienza giornalistica’, n.d.g.
(2) https://www.newsguardtech.com
venerdì, 10 febbraio 2023
In copertina: Foto di Arek Socha da Pixabay (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay)