Miracoli, reliquie, gadget e business
di Simona Maria Frigerio
Divertente, scanzonato, irriverente, a tratti acuto, mai volgare. Questo il remake (se così possiamo appellarlo) dell’Asta del Santo: undici anni, una pandemia, una caterva di guerre e qualche coprifuoco denominato lockdown… dopo.
Nel 2011, anno in cui Luca Zacchini disegnava le tavole dell’Asta originale, in parte poi riutilizzate per questo spettacolo, recensivamo la coppia Bebo Storti e Renato Sarti in Io Santo, tu Beato dove ci si domandava come fosse possibile eleggere Padre Pio, santo – quando “già nel lontano 1919 il professor Amico Bignami, ordinario di patologia medica, denunciava in una relazione al Sant’Uffizio” il summenzionato “perché si ‘autoinfliggeva’ le famose stimmate con la tintura di iodio”. Come nello spettacolo di Sarti/Storti anche qui si ride, e anche qui con l’amaro in bocca.
Tutto nell’ambito della devozione diventa show & business. Ma non crediate sia costume solo odierno. Se così fosse Dante non avrebbe descritto, sul carro, la curia papale in simili vesti da meretrice: “Sicura, quasi rocca in alto monte, / seder sovresso una puttana sciolta / m’apparve con le ciglia intorno pronte”.
Questue e lasciti, indulgenze e grazie, reliquie e decime, gadget e ospedali, scuole e università, banche e investimenti. L’escalation della Chiesa cattolica è stata pari solo a quella del capitalismo.
Del resto, nel frattempo, anche la cosiddetta società o civiltà laica ha eletto una serie di figure (o figuri) a santi, nell’ultimo mezzo secolo, e non parliamo solo dei televirologi e degli influencer dell’ultima ora, ma anche di tutte le presunte cause perse a cui l’Onu dedica le sue giornate – che valore avrà il 27 gennaio, Giorno della Memoria, quando il 10 febbraio è dedicato ai legumi, il 12 marzo al tonno e il 21 giugno allo yoga (1)?
L’amore ai tempi del colera, titolava Gabriel García Márquez. La società in tempi post-pandemici è anche peggio, verrebbe da rispondere.
Il castigat ridendo mores de Gli Omini speriamo colpisca nel segno. C’è bisogno di tornare a pensare lucidamente, criticamente, insolentemente. Attendiamo “la scintilla luciferina che appiccherebbe al mondo intero un nuovo incendio: e il riso si disegnerebbe come l’arte nuova, ignota persino a Prometeo, per annullare la paura” (2).
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Fabbrichino
via Ferdinando Targetti, 10/8 – Prato
martedì 27 dicembre 2022, ore 20.45
Coppa del Santo
agonismo e miracoli al tempo del distanziamento sociale
uno spettacolo de Gli Omini
con Francesco Rotelli e Luca Zacchini
drammaturgia Giulia Zacchini
disegni Luca Zacchini
(1) Per un elenco più esaustivo: https://www.inthenet.eu/2022/11/25/giornata-internazionale-per-leliminazione-della-violenza-contro-le-donne/
(2) da Il nome della rosa di Umberto Eco
venerdì, 3 febbraio 2023
In copertina: Gli Omini in una scena dello spettacolo (foto di Stefano Di Cecio dal sito della Compagnia)