L’ultimo ‘blues’ di Derek Jarman
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Genio indiscusso del cinema britannico, Derek Jarman ci ha lasciati nel 1994 a causa di complicanze dovute all’Aids, di cui era affetto (1). L’ultimo periodo fu il più tragico perché all’artista visuale fu tolta la capacità di vedere ma al buio egli si sottrasse grazie a quei lampi blue Klein che descrisse, nel suo testamento filmico, con la celebre frase: “Blue is darkness made visible” (il blu è l’oscurità resa visibile, t.d.g.).
Ma la domanda cardine che Jarman, il maestro del manierismo estetico, si pose fu: “If I loose my sight will my vision be halved?” (se perdo la mia vista, anche la mia visione sarà dimezzata?, t.d.g.).
E qui, la sua poetica impregnata di concetti filosofici pare riecheggiare la famosa domanda di Einstein riguardo al principio di indeterminazione (o di Heisenberg), ossia: «Veramente lei è convinto che la Luna esista solo se la si guarda?». Chiediamo perciò al lettore di fare un breve salto temporale per cercare di capire meglio. Se per Newton dato un oggetto e la sua velocità si poteva prevedere, senza tema di smentite, dove si sarebbe trovato il medesimo a distanza di un certo lasso di tempo, quando in meccanica quantistica si assuma l’indeterminazione come intrinseca alla natura, si riterrà che di una particella sebbene se ne conosca l’esatta posizione, non se ne possa determinare ‘realmente’ anche la velocità. Il mondo atomico sarebbe costituito, quindi, da ‘nature sospese’ in un limbo di ‘potenzialità’, impossibili da misurare in quanto anche lo strumento atto allo scopo, formato a sua volta da particelle, avrebbe un grado di indeterminazione intrinseca (ossia, quand’anche le particelle dello strumento raggiungessero la particella che devono misurare, la stessa si sarebbe già spostata).
Passando dal micro al macrocosmo, la domanda di Einstein appare più che lecita e a questo punto nulla più sarebbe tangibile e reale, matematicamente misurabile, immanente.
John von Neumann, come matematico e fisico, ed Edmund Husserl, come filosofo e matematico (2), rifiutarono, al contrario, il concetto di una distinzione fra realtà oggettiva e soggettiva, riprendendo, quindi, l’affermazione di Heisenberg: “in definitiva, la realtà della quale possiamo parlare non è mai la realtà in sé, ma una realtà filtrata dalla nostra conoscenza… Se a quest’ultima formulazione si obietta che dopo tutto c’è un mondo oggettivo, completamente indipendente da noi e dal nostro pensiero, che procede o può procedere senza il nostro apporto e alla quale realtà ci riferiamo con la ricerca, a questa obiezione a prima vista così ovvia si deve opporre il fatto che già la parola «c’è» appartiene al linguaggio umano che non può quindi significare qualcosa che non sia in relazione alla nostra capacità conoscitiva. Per noi «c’è» appunto solo il mondo nel quale l’espressione «c’è» ha un senso”. Fu così che, alcuni decenni fa, si riportò la componente umana al centro del rapporto relazionale e una quantità fisica ritrovò un definito valore almeno in rapporto al suo osservatore.
Tornando a Jarman, privato dalla vista, il mondo non potrà che essere una realtà altra rispetto a quella precedentemente esperita e, forse, la sua Luna sarà effettivamente blu.
Lo spettacolo, in scena al Teatro Florida, tenta di estrapolare frammenti della complessa macchina estetico-filosofica di Jarman coniugandoli con squarci di vita. Piena bella ed espressiva quindi l’analisi del verde o del bianco e pregnante il rimando alle macchie del sarcoma di Kaposi che, spesso, affliggeva le persone con Aids – tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90.
In altri passaggi, però, si nota un contenuto eccessivamente criptico e, di certo, per chi non conosca approfonditamente la vita e le opere di Jarman, Thinking Blind risulta più un insieme di quadri suggestivi, che un ritratto/omaggio alla poetica e all’estetica, ma soprattutto alla filosofia, di uno tra i maggiori artisti visuali (anche quando vestiva i panni di regista) degli anni 80.
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Cantiere Florida
via Pisana, 111/R – Firenze
mercoledì 21 dicembre 2022, ore 21.00
Thinking Blind
progetto e regia Ivonne Capece
performer Ivonne Capece e Giulio Santolini
collaborazione artistica Walter Valeri
concept visivo e foto Micol Vighi
produzione (S)Blocco5
Performance Finalista Biennale College Teatro 2021
Sezione performance internazionale Under40
(1) per chi voglia approfondire, consigliamo il pezzo del collega Daniele Rizzo: https://www.inthenet.eu/2021/11/26/derek-jarman-blue/
(2) si veda Husserl, the mathematization of nature, and the informational reconstruction of quantum theory: https://link.springer.com/article/10.1007/s11007-020-09523-8
venerdì, 27 gennaio 2023
In copertina: Thinking Blind, foto Micol Vighi (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro Cantiere Florida)