Michel Foucault e il suo sguardo acuto
di Simona Maria Frigerio
Il 26 gennaio 1977, ormai oltre quarant’anni fa, Le Monde pubblicava una petizione a favore di Bernard Dejager, Jean-Claude Gallien e Jean Burckhardt – in stato di detenzione preventiva da tre anni e due mesi con l’accusa di offesa al pudore nei confronti di tre giovani di 13 e 14 anni. Teniamo conto che a quel tempo in Francia si stava abbassando la cosiddetta età del consenso, ossia si stava discutendo a quale età un ragazzo o una ragazza potesse avere rapporti sessuali anche con un adulto senza che quest’ultimo/a rischiasse il carcere. Nel caso in questione, si sosteneva non vi fosse stata alcuna violenza, mentre le pene (dai 5 ai 10 anni di prigione) apparivano ancor più sproporzionate dato che la legge francese, all’epoca, riconosceva la capacità di discernere agli adolescenti a partire dai 13 anni e, di conseguenza, era possibile anche giudicarli e condannarli di fronte a un tribunale per reati eventualmente commessi. In effetti, la questione era persino più contorta dato che per gli eterosessuali l’età del consenso era 15 anni mentre per gli omosessuali, 18.
Perché scriverne, aldilà della ricorrenza? In parte perché dal #MeToo in avanti si sono confuse sempre più le carte su cosa sia la pedofilia; in parte perché si sta cercando in ogni settore del vivere civile di assolutizzare i valori e uniformarli alla logica statunitense; e infine perché le parole di Michel Foucault che partecipò – con lo scrittore, attore e avvocato Jean Danet e il romanziere e attivista a favore degli omosessuali Guy Hocquenghem – alla trasmissione radiofonica di France Culture, Dialogue, appaiono oggi gravide di conseguenze più che allora.
Era il 1978. Del lungo dissertare, che è disponibile anche in rete, ci basterà ricordare tre argomentazioni. La prima è La fabbricazione di un crimine. Foucault osservava che, mentre fino ad allora, si era condannato il reato o l’infrazione, si stava entrando “in una società disciplinare” che avrebbe condannato non l’azione bensì chi la commetteva, stigmatizzandolo con definizioni quali ‘pervertito’ e criminalizzandolo in quanto appartenente a una ‘categoria’ di persone – dalla quale, ovviamente, non sarebbe mai uscito.
Poche sono le pellicole che, negli ultimi quarant’anni, hanno affermato il diritto e la possibilità per i cosiddetti pedofili di avere una vita normale. Ricordiamo un film in bianco e nero del 1961, The Mark, per la regia di Guy Green, e il più recente The Woodsman, diretto da Nicole Kassell nel 2004 (con la star Kevin Bacon che, bisogna ammettere, dimostra molto coraggio nelle proprie scelte cinematografiche).
Al contrario, siamo diventati usi al linguaggio e alla mentalità violenta dei serial Made in Us, dove si etichettano e si minacciano i cosiddetti pedofili di violenze di ogni genere, in prigione (esempio di quella political correctness che va applicata solo agli irreprensibili). E questo anche quando sono 25enni che hanno avuto un rapporto sessuale consensuale con 16enni. Al contrario, avere un rapporto sessuale con un o una minore non rientra sempre nella casistica della pedofilia (e il succitato caso in molti Stati al mondo è perfettamente legale). Eppure l’immagine televisiva a Stelle e a Strisce non si allontana molto dalla realtà statunitense, come descritto nel reportage Miracle Village, della fotografa Sofia Valiente, che ha raccontato l’esistenza dei “cento condannati per reati a sfondo sessuale, che risiedono in un paesino della Florida, fondato dal pastore evangelico Dick Witherow quale rifugio per coloro che chiama i «lebbrosi di oggi»”.
La seconda argomentazione verte su Una società di pericoli. Foucault affermava: “Si creerà una società dei pericoli con, da un lato, gli individui in pericolo, e dall’altro, gli individui pericolosi. […] La sessualità diventerà una minaccia in qualsiasi relazione sociale, in qualsiasi relazione fra individui di età differente, in tutte le relazioni fra gli individui, insomma. La sessualità, inoltre, non sarà più un tipo di comportamento condizionato da determinate interdizioni, ma una sorta di pericolo vagante, uno spettro onnipresente, una finzione fra uomini e donne, bambini e adulti e forse anche fra gli stessi adulti”.
Proviamo a pensarci: la sessuofobia non è ormai entrata nelle nostre vite? Quella paura che dilaga nella mente dei genitori, che vedono ovunque pericoli per i loro figli, eternamente bambini? Quanti adulti lasciano giocare i propri figli in cortile da soli? Quanti li lasciano scorrazzare in giro in bicicletta o ritrovarsi con gli amici al parco – senza la presenza costante di almeno un adulto a garanzia?
Ma soprattutto, il concetto si è allargato e ha pervaso talmente la società che la molestia (soprattutto sul lavoro), ad esempio, si è trasformata in un’arma a doppio taglio: oggi persino un complimento può essere mal interpretato. A questo punto, però, quale comportamento che possa rientrare nel campo della sessualità, o anche della semplice affettività, sarà naturale? Uomini e donne tendono a doversi controllare a ogni passo e questo può restituirci una società di persone realizzate e felici? La liberazione sessuale e i movimenti femministi degli anni 70 ci hanno regalato la consapevolezza di noi stesse e dei nostri desideri e la legittimità degli stessi. Ma un universo di limiti e timori, divieti e prescrizioni, di fronte a una presunta correttezza, univoca, immutabile e certa non è una gabbia peggiore di quel retaggio patriarcale e misogino che, almeno, conoscevamo da secoli e verso il quale avevamo sviluppato un certo numero di anticorpi?
La terza argomentazione di Foucault verte sulla Creazione di un nuovo potere medico. Ossia sul timore che gli esseri umani e la legislazione saranno subordinati al sapere medico (in tempi di Covid questo punto assume anche connotati altri), mentre gli psichiatri saranno chiamati sia a determinare se i bambini abbiano una loro sessualità, ma soprattutto se possano e debbano intervenirvi come professionisti (e che l’Unione Europea voglia prendere in mano la questione psichiatrica ci pare urticante).
Vi pare fantascienza? Pensiamo a come, negli ultimi anni, la medicina e la psichiatria abbiano stigmatizzato comportamenti infantili definendoli patologici e decidendo di ‘curarli’. Un solo esempio tra i molti, l’iperattività. Se cinquant’anni fa un bambino giocava tutto il giorno in cortile e poi la sera era una ‘macchinetta’ che raccontava ai familiari le mille avventure della giornate, era normale – una bambino sano e allegro che ha tanta energia e, al massimo, fa invidia agli adulti. Oggi lo stesso bambino è problematico: lo psichiatra, il pediatra, il genitore sono chiamati a giudicare quando la sua vivacità può dirsi ‘eccessiva’, la sua impulsività sia da ‘contenere’, la sua fantasia e la sua voglia di seguire un milione di ragionamenti e di sfasare i tempi (cosa naturale per un bambino, a cui accade tutto ‘ieri’) siano sinonimo di disattenzione. La carenza di self-control nei bambini, in questa nuova società irreggimentata, ha portato, fin dal 2003, gli Us ad autorizzare l’uso del Prozac a partire dai 7 anni d’età. Sarà un caso?
Sebbene tutti e tre i pericoli previsti da Foucault si siano trasformati in realtà, è anche vero che dopo oltre 40 anni il mondo continua a muoversi a macchia di leopardo e la famosa età del consenso – che molti italiani pensano sia 18 anni – continua a essere diversa da Paese a Paese.
Negli States, ad esempio, ogni Stato ha la propria (tendenzialmente tra i 16 e i 18 anni) ma è interessante scoprire che a New York esiste una selva di limiti e divieti. Se si può guidare già a 16 anni, l’auto si può noleggiare solo a 25. Sigarette e alcolici sono permessi al compimento dei 21 anni, mentre il sesso a 17.
In Europa, i Paesi che hanno i limiti più bassi non sono quelli Scandinavi. Bensì Italia, Austria e Germania con 14 anni; la Francia (per etero e omosessuali, ovviamente), con Svezia e Danimarca, ha fissato i 15 anni; in Finlandia, Uk, Belgio, Olanda e Svizzera abbiamo i 16 anni; in Irlanda e a Cipro i 17 e solo Malta considera che si possa fare sesso con il raggiungimento della maggiore età, che è fissato a 18 anni.
Se il Canada ha per limite i 16 anni, l’Australia sale a 17 ma solo in Tasmania e South Australia. Tra i Paesi con l’età del consenso più bassa al modo abbiamo le Filippine con 12 anni e il Giappone con 13. Per chi applichi la Shariʿah il problema, al contrario, non esiste perché i rapporti sessuali sono legati al matrimonio (a qualunque età avvenga).
Meno paure e più educazione sessuale e all’affettività, meno limiti e più consapevolezza, meno stigmatizzazioni e più condom.
venerdì, 27 gennaio 2023
In copertina: Il filosofo Michel Foucault. Nemomain, opera propria, Michel Foucault portrait (1926-1984). Ink and watercolor. Attribution-ShareAlike 3.0 Unported (CC BY-SA 3.0) / https://it.wikipedia.org/wiki/Michel_Foucault#/media/File:Michel_Foucault.jpg