Dal palcoscenico naturale a quello teatrale
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Avevamo assistito a questo spettacolo nel luglio del 2020 (1) all’interno della tenuta di Paola Berselli e Stefano Pasquini – dove sorge anche il loro famoso teatro, ossia le Ariette, che si caratterizza per riunire gli spettatori intorno a una tavola, dove si celebrano entrambe le arti, quella teatrale (di narrazione) e quella culinaria (assaggiando a fine spettacolo i piatti preparati da Berselli e Pasquini, partendo dai prodotti della loro fattoria: il grano, le uova, la verdura).
Quell’anno, il 2020, fu un po’ diverso ritrovarsi perché le persone emergevano alla ‘luce’ e alla condivisione dopo otto settimane di lockdown, di ‘distanziamento’ inculcato persino coi megafoni nei supermercati, di bambini tappati in casa per proteggere nonni che non avrebbero mai visto, a rimpinzarsi di cibo spazzatura e tv terroristica, e a cibarsi di paura dell’altro da sé. Dopo due mesi di tiritera di “andrà tutto bene” e “alla fine saremo migliori”, gli italiani si stavano risvegliando alla vita inconsapevoli che presto li avrebbero rinchiusi nuovamente, per altri sei mesi, e poi li avrebbero intruppati come bestie: i proni, ubbidienti al diktat vaccino, sarebbero potuti tornare a pascolare all’aperto diffondendo il virus in ogni dove; i dissenzienti, che difendevano il diritto di scelta, sarebbero stati rinchiusi nelle stalle per essere macellati (non gli avrebbero concesso nemmeno l’assegno alimentare o di lavorare da casa).
Ecco, due anni fa, quando assistemmo a questo spettacolo, su un poggiolo, in una notte fresca ma cristallina di metà luglio, non sapevamo ancora che gli italiani si sarebbero divisi per sempre in due categorie – i buoni e i cattivi – e che nulla più sarebbe tornato come prima per i secondi, perché non si può dimenticare di essere stati ricattati, perseguitati, vilipesi, oltraggiati, insultati, rinchiusi. Come animali. Come gli animali di Catherine Zambon – decimati, scomparsi alla vista, messi per sempre da parte.
Ovvio, quindi, che questa sera vediamo lo spettacolo con occhi diversi. Ancora più aperti e coscienti che ciò che paventavamo allora non solo è accaduto ma è stato anche peggio.
Ritrovarsi a Cascine di Buti stasera, riascoltando quelle parole, riassaporando l’illusione di quel luglio 2020 quando la distopia di Catherine Zambon appariva fantascienza e scoprire che, al contrario, sarebbe stata profetica, è ancora più urticante, commovente, illuminante.
Terminato il racconto, Paola Berselli e Stefano Pasquini invitano a riflettere e, come d’uso con le Ariette, lo si fa di fronte a un piatto fumante di tagliatelle. Come a tavola è più facile rompere il ghiaccio, ecco che su un palco, nell’atmosfera conviviale che i nostri ospiti sanno ricreare intorno a loro, si torna a socializzare idee, contenuti, utopie, progetti ed esperienze. È un fluire magico di energie, come ai tempi in cui ci si riuniva in una sezione di partito, su un poggiolo sotto una coltre stellata con una chitarra, e come allora si parla di guerra e di pace, di diritti e di rispetto, di scelte e di generazioni a confronto. In maniera un po’ disordinata, ma creativa, onesta, spontanea.
Il teatro, non finiremo mai di citare Bene, deve “sollecitare crimini, delitti, sabotaggi”, altrimenti “non può essere teatro, è spettacolo”. Con le Ariette è consapevolezza, e non si poteva che chiudere con Pete Seeger perché, come nel 1955, ci ritroviamo in un’epoca maccartista, dove solo il pensiero unico può dominare. E a noi, per dialogare, resta il teatro, resta una canzone:
Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vittoria
via Europa, 2 – Cascine di Buti (PI)
martedì 20 dicembre 2022, ore 21.15
E riapparvero gli animali
sul testo omonimo di Catherine Zambon
con testi di Paola Berselli e Stefano Pasquini
traduzione e regia Paola Berselli e Stefano Pasquini
con Paola Berselli e Stefano Pasquini
organizzazione Irene Bartolini
ufficio stampa e comunicazione Raffaella Ilari
produzione Teatro delle Ariette 2020
(1) https://www.inthenet.eu/2020/07/17/e-riapparvero-gli-animali/
venerdì, 20 gennaio 2023
In copertina: Foto di Yerson Retamal (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay)