Valentina Lisitsa e Tim Robbins: due mosche bianche
di Simona Maria Frigerio
In uno tra i suoi ultimi libri, Philip K. Dick fa esprimere a un personaggio questo parere, riguardo a due agenti dell’Fbi ai tempi del Maccartismo: «Volevano che facessi la spia di mia moglie! Sono convinto che sia proprio questo, che volevano. Fanno in modo che le persone si denuncino fra loro, come in 1984, per distruggere l’intera società». Il libro è Radio Libera Albemuth e la visita del Federal Bureau avviene nei primi anni 50.
Settant’anni dopo ci siamo ritrovati, durante lo scorso mese di dicembre, con una serie di vicende che possono apparire distanti tra loro – geograficamente e tematicamente – ma che ci riportano ai tempi della ‘caccia alle streghe’ e avvengono in questo nostro Occidente, all’apparenza inclusivo e democratico.
Dopo aver visto crollare il mito della socialità tutta italiana nei due anni pandemici – con le persone che controllavano e denunciavano i vicini di casa se osavano uscire una volta di troppo per fare la spesa, durante il primo lockdown, e dopo le ventidue durante i sei mesi del secondo – ci siamo dovuti sorbire (in Italia, ma non solo) le invettive massmediatiche di televirologi ma anche di presentatori tivù, comici, giornalisti e intellettuali, oltre che di artisti, che si scagliavano contro chi non volesse vaccinarsi (per libera scelta o perché si era, nel frattempo, ammalato e pensava di essere naturalmente immune) o, semplicemente, non volesse sottoporsi al terzo inoculo (perché, sempre magari, aveva ancora un alto livello di anticorpi nel sangue). Poi, come una bomba, è scoppiato lo scandalo che coinvolgerebbe la cantante Madame (ossia Francesca Calearo) e la tennista Camila Giorgi, ed entrambe (come altri vip o meno) sarebbero indagate per falso ideologico, in quanto avrebbero ottenuto il green pass senza essersi sottoposte a vaccinazione.
Ovviamente, a livello umano, viene da pensare che abbiano (loro, come altri) esercitato il loro legittimo diritto all’autodeterminazione sul proprio corpo. Ma il valore della disobbedienza civile dov’è finito? E quello di non abiurare, quasi si fosse di fronte al Tribunale dell’Inquisizione e non sul palco di un Festival che ormai si ricorda solo per pettegolezzi via social e scandali dozzinali? Chi ricorda quelle donne (francesi, tedesche, italiane e poi anche statunitensi) che, negli anni 70, si autodenunciarono per interruzioni volontarie di gravidanza (anche mai fatte) così da sollecitare la società civile a confrontarsi sul tema? La presa di posizione controcorrente non sarebbe stata più plaudibile se fosse stata pubblica? Trovare escamotage, ahimè, è molto italico – molto in sintonia con il sempreverde Io speriamo che me la cavo. Mentre accusare genitore 1 e genitore 2 potrebbe diventare persino di moda.
Il conformismo benpensante, però, è andato molto oltre anche negli States dove un ‘sincero liberal’ come George Clooney ha supportato l’obbligo vaccinale e ha affermato sul tappeto rosso del BFI London Film Festival, nell’ottobre 2021: «Ogni Compagnia dovrebbe imporlo. Senti, non m’interessa. Per me, è davvero semplice. Possiamo guardarci l’un l’altro, possiamo aver cura l’uno dell’altro, o no. È così semplice». Vero è che la dichiarazione risale a un anno fa – ma disturba pensare che una persona ufficialmente democratica pensi che le aziende per le quali noi lavoriamo possano imporci, oggi, l’inoculo di un vaccino, e domani cosa? Per il bene della società, immaginiamo, un’interruzione volontaria di gravidanza – se in quel momento potrebbe essere controproducente il nostro diventare madri – o un intervento di mastectomia preventiva se siamo portatrici di specifiche mutazioni genetiche che comportino un aumento del rischio di sviluppare un cancro al seno (con costi e tempi di degenza che sarebbero superiori). E poi cos’altro?
A Hollywood, la patria delle libertà, abbiamo sentito solo Tim Robbins fare una sana auto-critica, dopo essere caduto nel tranello del vaccino ‘salvifico’ (1). Colpiscono la data, che accomuna le dichiarazioni delle due star, e la coincidenza del loro trovarsi entrambe a Londra nel medesimo periodo (ottobre 2021). Mentre Clooney, probabilmente, non andava in giro per la metropoli britannica (ricordiamo che il Regno Unito aveva declassificato la pandemia a endemia influenzale già a luglio del 2021, togliendo ogni restrizione), Robbins lo faceva sicuramente e scriveva sul suo account Twitter: “Calma ragazzi. Non sono un anti-vax. Sono contro passaporti che escludano le persone dalla società per le scelte che fanno, siano esse ragioni mediche, religiose o politiche. Una società con differenti livelli non è libera. Abbiamo bisogno di maggiore empatia e tolleranza per coloro con i quali non siamo d’accordo”. Su YouTube è ancora visibile lo Show di Jilly Dore in cui il presentatore racconta come Robbins non solo si sia ricreduto ma abbia fatto una sincera auto-critica. E c’era da aspettarselo da un artista che ha osato porsi apertamente contro la guerra statunitense in Iraq e, per questo, è stato considerato (sue esatte parole) un ‘traditore’.
Porsi contro il sistema non è mai facile, ma alcuni (anche rischiando lavoro e amicizie, oltre al disprezzo della cosiddetta opinione pubblica) lo fanno.
Come Robbins, anche la pianista ucraina Valentina Lisitsa sta pagando care le sue idee politiche. Accusata di essere filo-putiniana, il che equivale a no-vax (mentre essere nazisti è ormai un’aspirazione collettiva), la musicista si è vista annullare il concerto che avrebbe dovuto tenere al Teatro La Fenice di Venezia. Questo perché ha suonato il 9 maggio 2022 in quella che, per molti abitanti delle Repubbliche indipendentiste di Donetsk e Lugansk, era diventata Mariupol: una città ‘liberata’. Ma gli occidentali non gradiscono che si guardi con altri occhi ciò che sta accadendo in Donbass: la versione condivisa può essere solo quella ufficiale e chi vi si opponga deve essere messo a tacere, allontanato dai riflettori, privato del lavoro e, soprattutto, della libertà di esprimersi. La pandemia ci dovrebbe aver insegnato, a noi occidentali, che al pensiero unico non ci si può opporre. Al massimo si possono usare degli escamotage per poter dire a noi stessi Io speriamo che me la cavo.
Pasolini scriveva: “L’Italia sta marcendo in un benessere che è egoismo, stupidità, incultura, pettegolezzo, moralismo, coazione, conformismo: prestarsi in qualche modo a contribuire a questa marcescenza è ora, il fascismo”. Mezzo secolo dopo è l’intero Occidente che sembra averci eletti a modello.
venerdì, 20 gennaio 2023
In copertina: Foto di Ria Sopala da Pixabay (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay)