Inutile piangere su Siniša e bombardare Donetsk
di Simona Maria Frigerio
Siniša Mihajlović, madre croata e padre serbo, è morto a 53 anni per leucemia. Non molti in questi giorni di retorica commemorativa hanno ricordato cosa disse alcuni anni fa in merito agli statunitensi: «Non li sopporto. In Jugoslavia hanno lasciato solo morte e distruzione. Hanno bombardato il mio Paese, ci hanno ridotti a nulla. Dopo la Seconda guerra mondiale avevano aiutato a ricostruire l’Europa, a noi invece non è arrivato niente: prima hanno devastato e poi ci hanno abbandonati. Bambini e animali per anni sono nati con malformazioni genetiche, tutto per le bombe e l’uranio che ci hanno buttato addosso. Che devo pensare di loro?». E ancora, sull’Operazione Nato denominata Allied Force, che non aveva nemmeno la ‘foglia di fico’ dell’approvazione del Consiglio di Sicurezza dell’Onu: «Per mesi la gente ha sofferto ingiustamente. Bombe su ospedali, scuole, civili: tutto spazzato via, tanto non faceva differenza per gli americani». Questo ricordo, molto più autentico e urticante di quelli delle testate calcistiche, è firmato da Enrico Vigna, presidente di SOS Yugoslavia – SOS KosovoMetohija Italia, pubblicato su L’Antidiplomatico (1).
Del resto la Serbia resta, grazie ai nostri proiettili a uranio impoverito, una tra le nazioni europee con il più alto tasso di malattie oncologiche. Dieci anni dopo la cosiddetta ‘Operazione’ (anche noi non usiamo mai il termine ‘guerra’) Allied Force le persone affette da forme varie di cancro erano circa 30 mila e, di queste, ne sono morte 10 mila. Per i nostri soldati, non volendoci ripetere, rimandiamo all’intervista a Simone Lepore (2), fratello del Maresciallo dell’Aeronautica Militare Giovanni Luca Lepore, deceduto nel 2005, che probabilmente sviluppò la sua forma di cancro a causa dei proiettili a uranio impoverito (con i quali, però, venne in contatto non in un teatro di guerra bensì presso il poligono di Salto di Quirra e il distaccamento a mare di Capo San Lorenzo, entrambi in Sardegna – dov’era operatore missilistico).
Per piegare la Serbia, la Nato (secondo i dati reperibili in rete) pare abbia compiuto 2.300 attacchi aerei (che partivano dal nostro Paese, il quale ‘costituzionalmente’ ripudierebbe la guerra). In quelle settimane furono distrutti 148 edifici e 62 ponti, danneggiammo 300 tra scuole, ospedali e istituzioni statali, oltre a 176 monumenti di interesse culturale e artistico. Grazie al nostro intervento ‘pacificatore’, si calcola che uccidemmo circa 2.500 civili di cui 89 bambini, mentre i profughi furono oltre 700 mila – fino forse a un milione.
Ben pochi, in Italia, allora pensarono che fossimo in guerra e che il nostro attacco andasse condannato.
Donetsk: la storia si ripete
L’Italia non impara mai. Tanto meno dai propri errori e dai morti altrui. Oggi doniamo, con spirito altrettanto altruistico di quello dimostrato con la Serbia, armi all’Ucraina, con le quali il regime del Presidente Zelensky da mesi (ma con una recrudescenza in novembre e dicembre) bombarda la popolazione di Donetsk – ossia i medesimi ucraini, ma russofili, che dal 2014 chiedevano, prima, l’autonomia e, poi, l’indipendenza dal potere centrale (e che oggi sono a tutti gli effetti parte della Federazione Russa, occidentali permettendo o meno).
Il 18 dicembre le forze ucraine – dopo avere, a più riprese, attaccato un marcato nella zona sud di Donetsk e vari edifici abitativi – bombardavano con lanciarazzi multipli l’ospedale Kalinin, la struttura medica locale più importante dell’area. L’edificio era pieno di pazienti – sia adulti che bambini. Nella stessa giornata colpivano anche un’area residenziale di Belgorod.
L’informazione in Italia, però, dà un’altra versione di quello che appare sempre più un tentativo di pulizia etnica perpetrato dal regime ucraino. Come scriveva la collega Enrica Perucchetti su L’Indipendente in merito alla disinformazione targata Rai: “«È l’ennesima strage di civili quella del mercato di Kurakhove nel Donetsk, ci sono 8 morti e almeno 5 feriti ma colpi di artiglieria russi sono arrivati anche sulle fermate degli autobus al centro della città». Esordisce così Rosanna Fabrizi corrispondente da Odessa per il TG3 in un servizio del 7 dicembre” e più oltre Perrucchetti spiega: “A smentire questa ricostruzione sono stati i russi che hanno diffuso sui social il video del bombardamento nel distretto Voroshilovsky di Donetsk, mostrando come gli attacchi fossero stati lanciati dai nazionalisti ucraini. La RAI ha utilizzato le immagini del bombardamento ucraino sul mercato di Donetsk per accompagnare i servizi che denuncerebbero i bombardamenti russi sul territorio sotto il controllo di Kiev, ribaltando la dinamica e attribuendo così la colpa all’esercito russo”.
Per aver denunciato il medesimo fatto, InTheNet è stata oscurata una volta di troppo da FB. Ma gli italiani continuano a fidarsi della narrazione di Mamma Rai.
Le armi biochimiche: tutto fuorché una chimera
Le armi in campo possono però diventare anche più letali. Abbiamo già raccontato come, su suolo statunitense, persino la Boston University effettui esperimenti per potenziare il Covid-19 (4). Eppure, proprie nelle ultime settimane, si è tenuta la IX Conferenza di riesame della Convenzione sulle armi biologiche (BWC), presieduta dall’Ambasciatore italiano Leonardo Bencini. In Italia ha avuto una scarsa eco, ma forse sarà interessante leggere alcune considerazioni del tenente generale Igor Kirillov, Capo delle Truppe di Protezione Nucleare, Biologica e Chimica delle Forze Armate Russe (come riportato dal Ministero degli Esteri russo).
Aldilà delle accuse russe di attività biologiche militari statunitensi su suolo ucraino – questione nella quale non possiamo entrare non avendo noi documenti ufficiali originali che le provino o le smentiscano – è interessante che la Russia abbia proposto di “rinegoziare un Protocollo legalmente vincolante alla BWC con un meccanismo effettivo di verifica che includa liste di patogeni, tossine, equipaggiamento specifico e che sia globale”. Tale richiesta non sarebbe stata tanto anodina, visto che Izumi Nakamitsu, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite per il Disarmo avrebbe affermato: “La Convenzione sulle Armi Biologiche è il meno efficace tra i trattati sul disarmo in quanto non esiste un processo chiaro per verificarne il rispetto. Vi sono molte zone grigie, specialmente quando si tratta di ricerche scientifiche portate aventi in laboratori…”.
Kirillov ha affermato che la Russia avrebbe richiesto misure per aumentare la fiducia tra i partner grazie alla garanzia di fornire informazioni anche sulle ricerche biologiche effettuate al di fuori dei propri confini nazionali, e di stabilire un Comitato di Consulenza Scientifica (l’unica proposta che non avrebbe suscitato obiezioni) per la valutazione dei progressi nelle scienze e tecnologie, oltre a team bio-medici mobili all’interno della BWC.
Va notato che sebbene oltre 120 Paesi abbiano supportato l’idea del succitato Protocollo vincolante, gli Us vi si siano opposti, mentre la Ong statunitense Nuclear Threat Initiative avrebbe lanciato l’idea di un “meccanismo congiunto sotto egida Onu per investigare gli incidenti biologici”. Secondo Kirillov gli Us vedrebbero positivamente un’entità che riempisse il vuoto tra il Meccanismo Investigativo del Segretariato Generale sul presunto uso di armi biologiche e le indagini sanitarie ed epidemiologiche portate avanti dall’Oms. Sempre secondo il tenente generale “una delle ragioni per la sua creazione sarebbe che gli Stati Uniti non sarebbero contenti delle conclusioni a cui è giunto il panel di esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle cause della pandemia da nuovo coronavirus. Verosimilmente, preferirebbero avere uno strumento più fedele e controllabile per investigare i focolai epidemici”.
A margine della Conferenza, il Ministro della difesa russo avrebbe mostrato prove documentali delle ricerche su alcuni patogeni portate avanti dall’amministrazione statunitense in Ucraina. Vi sarebbe anche la testimonianza di Richard Bosher, ex dipendente dell’Army Research Institute (6), che avrebbe confermato come sarebbero state portate avanti ricerche su “patogeni pericolosi nei bio-laboratori finanziati dal Pentagono in Ucraina”. Non entreremo più addentro nelle affermazioni – che potrete comunque leggere in inglese (5) – in quanto, come abbiamo già scritto, non siamo in possesso di alcun documento originale a riprova delle affermazioni russe.
Ciò che preme qui sottolineare è che, alla fine, il risultato della Conferenza è stato praticamente zero.
Le iniziative “della federazione Russa, della Cina e di altri Stati sono state bloccate dalle delegazioni occidentali come ‘non essenziali’ o ‘insufficientemente elaborate’”. Nel frattempo, negli States come in molti altri Paesi, si continuerà a finanziare laboratori, come quello della Boston University, che custodisce un patogeno estinto con una letalità pari al 100% ed è in grado di sviluppare un virus portatore di Omicron S che causa una malattia severa e ha un tasso di mortalità dell’80% (sulle cavie transgeniche da laboratorio). Cosa questo avrà a che fare con la salvaguardia della salute dei cittadini e con la pratica medica resta un mistero.
(1) L’articolo e l’intervista: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-sinisa_ritratto_e_ricordo_di_un_uomo_vero_un_serbo_fiero_e_genuino/24790_48253/
(2) L’intervista a Simone Lepore: https://www.inthenet.eu/2022/06/24/intervista-a-simone-lepore/
(3) La denuncia de L’Indipendente: https://www.lindipendente.online/2022/12/09/la-rai-mostra-le-immagini-dei-bombardamenti-ucraini-su-donetsk-spacciandoli-per-russi/
(4) L’articolo completo sugli esperimenti Us su una nuova variante del Covid-19 con un tasso di mortalità sulle cavie dell’80%: https://www.inthenet.eu/2022/11/18/chimere-e-biolab-non-e-fantapolitica/
(5) Per il briefing completo in inglese: https://telegra.ph/Briefing-following-the-9th-Review-Conference-of-States-Parties-to-the-BWC-by-Lieutenant-General-Igor-Kirillov-Chief-of-The-Nucle-12-24
(6) Tutto quello che siamo riusciti a trovare in rete sull’Army Research Institute: https://ari.altess.army.mil/library.aspx
venerdì, 6 gennaio 2023
In copertina: Foto di NoName_13 (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay)