Una commedia sofisticata… forse troppo
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Avevamo visto, a gennaio 2020, un altro lavoro di Lucia Calamaro, Nostalgia di Dio (1) dove ravvisavamo “la sovrabbondanza di temi in un tempo ristretto”, “lo scarto, linguistico e contenutistico” e “il palleggio del dialogo” che scivolava leggero ma, a un certo punto, il discorso perdeva consistenza e si slabbrava. Avevamo però imputato queste sbavature al fatto che lo spettacolo che arrivava a Prato dalla Biennale Teatro di Venezia era stato ridotto a un solo tempo.
Purtroppo, con Darwin inconsolabile ci ritroviamo di fronte ai medesimi limiti. Una commedia sofisticata come Hollywood Party di Blake Edwards – maestro del genere – che vuole mettere troppa carne al fuoco (specismo e antispecismo, il dolore per la perdita di un genitore, la menzogna che trasforma la tragedia in fabula, l’Alzheimer o la demenza senile, la difficoltà di prendersi cura dei vecchi, eccetera) virando, a tratti, sui toni da cabaret colto (alla milanese e non alla toscana, per intenderci, da Fo a Paolo Rossi) e in altri su elucubrazioni in cui sono sciorinati nomi e teorie che, per la maggior parte delle persone (anche in quanto solo accennati), non dicono niente.
Fulminanti, al contrario, alcuni passaggi. Quello sul cervello dell’elefante, ad esempio (Simona Senzacqua, come sempre, la migliore in scena e attrice dalle grandi doti sia drammatiche sia comiche), è perfetto sia a livello di contenuto che di forma – anche se pecca di sostanza dato che non è un cervello grande a fare grande il cervello (parafrasando una nota pubblicità dell’era del Carosello). Così come l’incipit al supermercato è chiara rappresentazione delle nostre idiosincrasie di consumatori compulsivi. Godibili le frecciate alla performance art e all’arte concettuale – che sottoscriviamo – e le uscite estemporanee di Riccardo Goretti anche se, qualche volta, gigioneggia un po’ troppo.
Finale slabbrato, troppo lungo, che vorrebbe riportare lo spettacolo su toni e tematiche dolorosi ma stenta e ci inceppa in un quasi brechtismo di maniera con l’attrice, Gioia Salvatori, che recita in terza persona. Bastava lasciare il palcoscenico a Maria Grazia Sughi per un congedo dignitoso e silenzioso – in fondo, moriamo tutti soli.
Darwin inconsolabile
(un pezzo per anime in pena)
scritto e diretto da Lucia Calamaro
con Riccardo Goretti, Gioia Salvatori, Simona Senzacqua e Maria Grazia Sughi
luci Stefano Damasco
coproduzione Sardegna Teatro, CSS Teatro stabile di Innovazione del Friuli Venezia Giulia e Teatro di Roma
con il sostegno di Spoleto Festival dei Due Mondi
(1)
venerdì, 30 dicembre 2022
In copertina: Una scena dello spettacolo (foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa de La Città del Teatro)