“You may say I’m a dreamer, but I’m not the only one”
di Noemi Neri (traducción en castellano a pie de página)
Spagna poco prima degli anni 50: a Castelló de Rugat nasce Carmen Alborch. Una donna molto conosciuta e apprezzata a Valencia – dove passa praticamente tutta la sua vita – per il suo impegno nella lotta all’uguaglianza sociale.
“Il femminismo è il patrimonio delle donne di tutto il mondo e dovrebbe essere dichiarato Patrimonio Immateriale dell’Umanità, perché credo che abbia migliorato il mondo”, afferma nella sua opera Libertà.
La famiglia della Ministra, scomparsa nel 2018, dona una serie di documenti, libri, riconoscimenti, immagini, alla Biblioteca Nicolau Primitiu, la quale, all’interno del Monastero di San Miguel de los Reyes, allestisce una mostra a lei dedicata: Palabra de Carmen: Carmen Alborch, una vida comprometida.
Carmen studia diritto, forma parte del gruppo fondatore dell’Associazione delle donne dell’Università di Valencia. Nel 1985 diventa direttrice generale della Cultura della Generalità valenciana, sarà direttrice dell’IVAM (Istituto Valenciano di Arte Moderna) e nel 1993 Ministro della Cultura. Pochi anni dopo diverrà deputata del Gruppo Socialista affiliandosi poi al PSPV-PSOE (partito socialista spagnolo), del quale diventerà senatrice. È molto attiva sulla scena valenciana facendosi strada come donna impegnata in ambito culturale e politico.
Un impegno, quello della senatrice, che oggi può sembrarci quasi scontato ma non lo è. Basti pensare che fino agli anni 50 una donna, in Spagna, non poteva aprire un conto in banca o fare determinati acquisti senza il permesso del marito. “Siamo femministe, responsabili, allegre e libere. E tutto questo contribuisce alla dignità delle donne”, scrive l’Alborch. Lotta contro un mondo costruito per gli uomini, dove le donne devono competere a causa della “puerile concezione mascolina di esito e trionfo”.
L’esposizione si divide in sezioni cronologiche, è possibile vedere la tesi del dottorato in Legge, fotografie con personaggi del mondo culturale spagnolo, ma non solo. Ci sono i suoi libri, immagini che la ritraggono durante l’assegnazione di premi, medaglie, una video intervista in valenciano. Particolarmente significativi i libri con i messaggi che le persone hanno lasciato alla sua morte. Di sottofondo, il visitatore può ascoltare una selezione musicale con i musicisti preferiti dell’Alborch.
Visitando la mostra indubbiamente si coglie quanto sia stata un personaggio di rilievo per la comunità valenciana, anticonformista, unica donna in mezzo a tanti uomini, una presenza messa in evidenza anche dall’abbigliamento bianco che contrasta con gli scuri abiti maschili. Di contro, non è semplice per chi non conosce la figura di Carmen Alborch, destreggiarsi tra le vicissitudini della sua vita. L’esposizione è molto celebrativa e rivolta forse un po’ più ai valenciani che già ne conoscono l’operato. Peccato, infine, per l’assenza di un bookshop in cui poter comprare le opere dall’autrice e approfondirne il pensiero.
La mostra è visitabile fino a fine gennaio, un’occasione per venire a conoscenza di un’importante figura per la cultura valenciana.
Traduzione in castigliano
di Noemi Neri
España justo antes de los años 50: Carmen Alborch nació en Castelló de Rugat. Una mujer muy conocida y apreciada en Valencia – donde pasó prácticamente toda su vida – por su compromiso en la lucha por la igualdad social.
“El feminismo es un patrimonio de las mujeres de todo el mundo y debería ser declarado Patrimonio Inmaterial de la Humanidad, porque creo que ha mejorado el mundo”, afirma en su obra Libertad.
La familia de la ministra, fallecida en 2018, dona una serie de documentos, libros, premios, imágenes, a la Biblioteca Nicolau Primitiu, que, en el interior del Monasterio de San Miguel de los Reyes, monta una exposición dedicada a ella: Palabra de Carmen: Carmen Alborch, una vida comprometida.
Carmen estudió derecho, formó parte del grupo fundador de la Asociación de Mujeres de la Universidad de Valencia. En 1985 fue nombrada Directora General de Cultura de la Generalitat Valenciana, pasó a ser Directora del IVAM (Instituto Valenciano de Arte Moderno) y en 1993 Ministra de Cultura. Unos años más tarde, se convirtió en diputada del Grupo Socialista, afiliándose posteriormente al PSPV-PSOE (Partido Socialista Español), del que llegó a ser senadora. Es una mujer muy activa en la escena valenciana, que ha dejado su impronta en asuntos culturales y políticos.
Un compromiso, el de la senadora, que hoy puede parecer casi asumido pero que no lo es. Sólo hay que pensar que hasta los años 50 una mujer en España no podía abrir una cuenta bancaria ni hacer determinadas compras sin el permiso de su marido. “Somo feministas, responsables, alegres y libres. Y todo esto contribuye a la dignidad de las mujeres”, escribe Alborch. Lucha contra un mundo construido para los hombres, en el que las mujeres tienen que competir por la “pueril concepción masculina del éxito y el triunfo”.
La exposición está dividida en secciones cronológicas, se puede ver su tesis doctoral en Derecho, fotografías con personalidades del mundo cultural español, pero no sólo. Hay libros suyos, imágenes suyas en entregas de premios, medallas, una entrevista en vídeo en valenciano. Especialmente significativos son los libros con los mensajes que la gente dejó a su muerte. De fondo, el visitante puede escuchar una selección musical con los músicos favoritos de Alborch.
La visita a la exposición muestra, sin duda, cómo fue una figura importante para la comunidad valenciana, inconformista, la única mujer en medio de tantos hombres, una presencia también acentuada por su vestimenta blanca que contrasta con la ropa oscura de los hombres. Por otra parte, no es fácil para quienes no conocen la figura de Carmen Alborch hacer malabarismos con las vicisitudes de su vida. La exposición es muy celebrativa y quizá esté más dirigida a los valencianos que ya conocen su obra. Es una pena, por último, que no exista un bookshop donde se puedan comprar obras de la autora y conocer mejor su pensamiento.
La exposición estará abierta hasta finales de enero, una oportunidad para conocer a una figura importante de la cultura valenciana.
(1) Il sottotitolo, tratto da Imagine di John Lennon, è uno tra i brani amati da Carmen Alborch
venerdì, 23 dicembre 2022
In copertina e nel pezzo: Foto di Noemi Neri