La Tenuta dello Scompiglio riapre le sue porte all’arte
di Simona Maria Frigerio
Disobbedienza civile di Henry David Thoreau, L’archeologia del sapere di Michel Foucault, Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche.
Tre titoli a caso di quel magma culturale al quale apparteniamo come Occidente. Pagine sparse come pensieri perduti tra zattere alla deriva in un flusso esperienziale e culturale che si genera casualmente in un punto dell’universo e dilaga libero per poi ricomporsi, alla foce, in un esito che è specchio del nostro comune percorso.
La natura che tenta un dialogo forse impossibile con la cultura umana; la natura come roccia che àncora a un atavico bisogno di appartenenza o si dimostra impedimento al flusso incessante.
Un liquore di trasparenze con rimandi coloristici a Daniel Buren grazie ai giochi di luci e ombre e ai riflessi involontari della copertura dello Spazio performatico ed espositivo dello Scompiglio – magie dell’incontro.
L’uomo si specchia e riflette – fisicamente e metaforicamente – su se stesso e il proprio posto nel mondo.
Suggestioni fugaci di un percorso individuale che si carica di suggestioni collettive mentre gli elementi specchianti, così netti nella loro ricomposizione del fluire magmatico dell’umanità, così architettonicamente frammentati e ricomposti, delimitano e in qualche modo riaffermano l’artista Deus-ex-Machina, come punto cardine dell’ordine di questo mondo perché il mondo, come realtà e immaginazione, deve necessariamente essere inquadrato dalla nostra mente razionale.
Il libro della vita si chiuderà, forse, alla foce, dove tutto confluisce. Pazientemente, sommessamente, incessantemente.
Inevitabilmente.
Cecilia Bertoni ci attende al piano di sopra dello Spazio espositivo, proponendoci l’esperienza anche sensoriale di Danze vuote.
Tornano le sue magnifiche ossessioni. In un utero materno, buio e accogliente, morbido come la placenta e avvolgente come il liquido amniotico, l’essere si sperde e ritrova in una metafora di casa e accoglienza, di culla e attesa, di spazio che si plasma aprendosi alle infinite possibilità del cadere – perché dolce è abbandonarsi.
Il ricamo ricuce i fili della memoria, delle vite sospese, di quelle in nuce, delle idee di vita e delle possibilità abortite in quell’attimo di attesa che non si fa mai compresenza. Godot arriverà? Farebbe differenza? L’attesa non si giustifica nell’attimo stesso in cui comprendiamo di esserci nel mondo e, nell’hic et nunc, non siamo già appagati? L’io reale ha sempre bisogno del sé, ossia di quell’io fenomenico che si rapporta con l’altro da sé e con l’ambiente?
È straordinariamente piacevole lasciarsi avvolgere da questo utero protettivo. Quando si emerge alla luce, per un attimo, si avverte la vertigine che assale ogni neonato: strappato al buio e al calore per ritrovarsi in un ambiente artificialmente luminoso ed estraneo. Viene alla mente Silent life – video cult di Bill Viola.
Interessante questo percorso, questo muto dialogo che si instaura a livello liminale tra Vezzi e Bertoni nelle due installazioni presenti allo Scompiglio fino al 26 febbraio 2023. Se prima l’essere umano/visitatore può sperimentarsi immerso in una natura/cultura liquida, maschile, plurale ne L’ordine immaginario di un Logos/Padre; lo stesso può poi rientrare in una dimensione più intima e solitaria, eppure profondamente materna e accogliente, in una solitudine sublimata dall’attesa su quella lancetta che non scatterà mai.
Le mostre continuano:
Associazione Culturale Dello Scompiglio
via di Vorno, 67 – Vorno, Capannori (LU)
fino a domenica 26 febbraio 2023
orari: da giovedì a domenica, dalle ore 14.00 alle 18.00
(oppure su appuntamento: ++39 0583 971125 – biglietteria@delloscompiglio.org)
Enrico Vezzi presenta:
L’ordine immaginario
Cecilia Bertoni presenta:
Danze Vuote
entrambe le mostre a cura di Angel Moya Garcia
venerdì, 2 dicembre 2022
In copertina: Cecilia Bertoni, Danze vuote, 2022, courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Leonardo Morfini. Nel pezzo: Enrico Vezzi, L’ordine immaginario, 2022, courtesy Associazione Culturale Dello Scompiglio, foto di Leonardo Morfini (entrambe gentilmente fornite dall’Ufficio stampa dello Scompiglio).