Dalla Palestina alla Siria, dalla Russia al Qatar, passando per la Bolivia
di Simona Maria Frigerio
Come si legge sul suo sito ufficiale: “le sanzioni sono misure preventive che consentono all’UE di rispondere rapidamente a sfide e sviluppi politici contrari ai suoi obiettivi e valori” (1) – il che equivale ad ammettere che sono forme di ritorsione per chi agisca in maniera contraria o semplicemente non quiescente rispetto alle mire geo-strategiche ed economiche europee. Sui valori tacciamo (basti pensare al fatto che non esiste una Costituzione Europea perché non si è nemmeno trovato l’accordo su laicità dell’Unione v/ radici cristiane).
Va altresì aggiunto, per fare finalmente chiarezza sulla legittimità di tali misure, che le Nazioni Unite “costantemente e fermamente hanno deprecato l’utilizzo delle misure coercitive unilaterali, in quanto non solo sono contrarie al diritto internazionale e alla Carta delle Nazioni Unite, ma vanno anche a detrimento delle situazioni giuridiche soggettive delle popolazioni colpite, in particolar modo del diritto allo sviluppo, che costituisce una priorità dell’agenda politica dell’Organizzazione” (2).
Detto questo, mettiamo i piedi nel piatto e beviamoci fino all’ultima stilla l’ipocrisia velenosa europea.
I vip contro il Qatar
La Rai fa un flop con gli ascolti ma non è tutta colpa sua: se gli Azzurri falliscono miseramente sul campo, difficile che gli italiani – più tifosi che sportivi – si appassionino ai Mondiali di calcio. E così, dopo aver tentato invano di espellere questo o quel Paese dai Campionati – escludere l’Iran per la discriminazione sulle donne, avrebbe solo significato riammettere gli Emirati Arabi Uniti (sic!) – l’Italia, al palo, si risveglia paladina dei diritti umani.
Ma ai vari Fiorello risponde l’Europa ligia alle sanzioni quando si tratti di Paesi “contrari ai suoi obiettivi”. Rispetto al sistema di semi-schiavitù in cui verserebbe una parte di lavoratori immigrati in Qatar, o al fatto che i rapporti extraconiugali siano puniti con la reclusione fino a sette anni e la comunità LGBTQ+ sarebbe sottoposta ad arresti arbitrari, eccetera, la UE risponde con la Résolution sur la situation des droits de l’homme dans le contexte de la Coupe du monde de la FIFA au Qatar (3), del 23.11.2022: “considerando che, in un periodo di insicurezza e di sfide significative per l’ordine internazionale basato su regole sia in Europa che nella regione del Golfo, e in un momento in cui il mondo si trova ad affrontare le conseguenze dell’aggressione russa contro l’Ucraina e la pandemia di COVID-19, nonché l’imperativo urgente della transizione verde e digitale, l’UE ha molto da guadagnare da un partenariato più forte e più strategico con il CCG e i suoi Stati membri, compreso il Qatar”.
Traduciamo. A causa di quella che è ormai un’influenza delle alte vie aeree e dell’impegno a continuare la guerra contro il diritto all’autodeterminazione del popolo del Donbass, possiamo soprassedere nell’imporre quelli che consideriamo diritti fondamentali dell’uomo e della donna in cambio di oil & gas a buon prezzo. Cosa c’entrino, poi, petrolio e gas con la transizione verde e digitale resta un mistero.
La Duma russa sanzionata: altro che immunità parlamentare!
Partiamo dalla Costituzione che, per noi italiani, dovrebbe essere la legge fondamentale alla base di qualsiasi altro provvedimento – fatto salvo l’articolo 1 che non ha garantito il lavoro ai non vaccinati over 50 anche se da casa; e l’11 che si può calpestare rinominando le guerre ‘missioni di pace’. Ebbene, l’articolo 68 prevede (dopo aver sperimentato il ventennio, i padri della patria sapevano cosa facevano) che i parlamentari godano dell’immunità per quanto riguarda le “opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”.
Ovviamente questo, che è un principio democratico fondante – in quanto sarebbe altrimenti difficile, se non impossibile, per un parlamentare esercitare liberamente la propria eventuale opposizione, soprattutto a un regime che si stesse trasformando in coercitivo e/o dittatoriale – può essere tranquillamente calpestato a livello europeo, quando si inseriscono nell’elenco delle persone sanzionate dalla UE “351 membri della Duma di Stato russa (la camera bassa del parlamento) che il 15 febbraio 2022 hanno votato a favore del riconoscimento di Donetsk e Luhansk”.
La decisione europea sarebbe ridicola se non fosse una mancanza di rispetto gravissima nei confronti della libertà e autonomia dei membri di un Parlamento regolarmente eletto e del riconoscimento del diritto all’autodeterminazione dei popoli.
La Siria preda delle Corporation dell’energia
Il documento ufficiale del 18.11.2022 della UE sulle sanzioni, nella prima parte, prevede l’elenco di una serie di persone, per alcune delle quali è persino indicato l’indirizzo, di molte il numero di passaporto e la data e il luogo di nascita (con buona pace del diritto alla privacy rivendicato dall’Unione Europea). Il documento è accessibile a tutti, dopo iscrizione al sito – non lo accludiamo proprio per rispetto della privacy di privati cittadini.
Nelle 792 pagine si scopre che il Presidente Bashar al-Assad, rieletto nel 2021, così come la moglie Asma Al-Assad rientrano in quella famosa lista di persone, gruppi o entità che l’Europa considera “contrari ai suoi obiettivi”. Nessun processo di una Corte internazionale li ha giudicati colpevoli di crimini, ma la UE li sanziona. Come sanziona, sempre in Siria, la Deir ez-Zur Petroleum Company, la Dijla Petroleum Company e altre Compagnie petrolifere. Come mai, ci si domanda.
A settembre, all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il Ministro degli esteri siriano, Faisal Mekdad (ovviamente anch’egli nella succitata lista) ha chiesto, a nome del suo Paese, che gli Stati Uniti pongano fine all’occupazione militare del Nord Est della Siria. Dove, con la scusa di combattere i terroristi islamici del Daesh e il ‘brutale’ regime del Presidente Bachar el-Assad (come già scritto, regolarmente eletto) a fianco delle milizie curde (a loro volta considerate dalla Turchia dei terroristi), gli Us tentano, da una parte, di strozzare economicamente il Governo siriano con le sanzioni unilaterali (a cui si è unita anche l’Europa) e, dall’altra, di sfruttare i giacimenti in zona, anche grazie all’accordo firmato nel 2020 dalla statunitense The Delta Crescent Energy – su cui scrive Giuseppe Gagliano in un interessante articolo a cui vi rimandiamo (4) – con l’SDF, ossia i curdi alleati degli Stati Uniti.
A voi, lettori, porvi dubbi e informarvi se interessati.
Le scelte sul Donbass che hanno condotto alla guerra
Per quanto riguarda il Donbass, molti tra i rappresentanti delle Repubbliche di Lugansk e Donetsk (entrambe definite nel documento UE ‘the so called’ ossia le cosiddette) sono inseriti tra le persone soggette a sanzioni. Ora, se l’Europa voleva davvero agire da mediatore e aiutare a rendere effettivo il Protocollo e il Pacchetto di misure per l’attuazione degli accordi di Minsk, rispettivamente del 5 settembre 2014 e del 12 febbraio 2015 (data la firma apposta come OSCE, ossia Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), avrebbe dovuto vigilare a che l’Ucraina attuasse la riforma costituzionale sull’autonomia territoriale (proposta di Legge costituzionale n. 2217a del 1° luglio 2015) dando alle regioni del Donbass, come da articolo 11 del secondo accordo di Minsk, un’ampia autonomia territoriale. Cosa mai avvenuta e, anzi, proposta di Legge revocata il 29 agosto 2019.
Stabilito questo punto come il fatto che, invece di assicurare un cuscinetto demilitarizzato tra Russia e Ucraina, la Nato e l’Ucraina stavano già tessendo accordi per l’entrata di quest’ultima nell’Alleanza Atlantica con la possibilità per la stessa di ospitare anche missili Tomahawk, ci chiediamo quando mai l’Europa abbia agito super partes.
E concludiamo con il documento intitolato Riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo, datato 23 novembre 2022 (5), limitatamente a questa premessa: “considerando che le forze armate russe e le loro forze per procura hanno commesso esecuzioni sommarie, rapimenti, violenze sessuali, torture e altre atrocità nei territori ucraini recentemente e precedentemente occupati, tra cui i massacri di civili in città e paesi come Bucha, Irpin, Izium e Lyman, l’attacco deliberato a un teatro di Mariupol, che ha ucciso centinaia di persone, e l’attacco alla stazione ferroviaria di Kramatorsk, che ha ucciso 60 civili…”. Puntualizziamo che, al momento, non vi sono prove sui cosiddetti (e riutilizziamo un termine che piace molto ai legislatori europei, ossia ‘so called’) massacri di Bucha, Irpin, Izium e Lyman. Per quanto riguarda Mariupol, rimandiamo all’intervista a Mariana (6); su Bucha alla ricostruzione del collega Toni Capuozzo (7); e per il famoso missile su Kramatorsk all’articolo che scrivemmo a suo tempo e che smentisce la versione occidentale – così come accaduto per quello sulla Polonia (8). Sul teatro di Mariupol non si hanno ancora notizie sicure ma di certo la frase del medesimo documento europeo: “considerando che durante l’assedio di Mariupol le autorità della Federazione russa hanno provocato una crisi umanitaria su vasta scala, che ha portato alla morte di decine di migliaia di civili e distrutto il 95% della città”, possiamo rassicurare la UE che la Russia sta ricostruendo la città, prevedendo un investimento di 3 miliardi di dollari per la stessa, Rubezhnoe e Severodonetsk (fonte Tass). E a questo proposito, ci chiediamo quanto preveda effettivamente l’Europa di elargire a Kiev nei prossimi anni, quando la guerra sarà finita e bisognerà ricostruire quel che resterà del Paese.
Non sappiamo, invece, se ridere o piangere di fronte a tale affermazione di colpevolezza russa riguardo al: “danneggiamento dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 il 26 settembre 2022 [che] ha provocato fughe di gas nel Mar Baltico, il che costituisce altresì un attacco ambientale ai danni dell’UE”.
Riallacciandoci al summenzionato discorso sulla presenza statunitense in Siria che potrebbe essere dovuta più a mire di accaparramento di fonti energetiche che a un serio interesse di combattere contro estremisti islamici (la qual cosa, in ogni caso, spetterebbe alle popolazioni locali e non a uno Stato straniero al quale il Governo eletto ingiunge di lasciare il proprio territorio), la UE include tra le sue considerazioni che: “la Russia sostiene e finanzia da anni regimi e organizzazioni terroristiche, in particolare il regime di Assad in Siria”. Qualcuno forse dovrebbe informare i nostri legislatori che nelle elezioni del 2021, il summenzionato Bashar al-Assad è stato rieletto Presidente – e se anche si fossero verificati brogli, come da accuse occidentali, basta constatare cosa è accaduto in Afghanistan dopo la fuga delle truppe statunitensi e dei loro alleati, o in Bolivia appena si è tornati alle urne, per capire come noi occidentali o non capiamo niente della volontà popolare in Paesi ideologicamente, storicamente e tradizionalmente diversi dai nostri, oppure che il nostro modello di vita – l’American way of Life – non è più (e forse non è mai stato) condiviso da miliardi di persone nel mondo e non possiamo né abbiamo alcun diritto di imporlo ad altri.
PKK, Fatah e Hamas: il sommo dell’ipocrisia
Il sommo dell’ipocrisia, però, la UE – sempre nel documento sulle sanzioni contro persone, organizzazioni, aziende, eccetera – lo raggiunge includendo nei “Terrorist Groups other than Al Qaeda” (che è probabilmente considerata la pietra angolare…), il PKK, il Fronte popolare di liberazione della Palestina, la Jihad islamique palestinien, Hamas e le Conseil révolutionnaire du Fata.
Non comprendiamo come si possano sostenere i curdi siriani, quando gli stessi sono accusati dalla Turchia di essere responsabili (unitamente ai curdi iracheni e al partito dei lavoratori del Kurdistan, il succitato PKK) dell’attacco terroristico a Istanbul del 13 novembre scorso. Ma comprendiamo che la situazione dei curdi è – come quella del popolo Sahrawi – l’ennesimo esempio del fallimento diplomatico e politico della comunità internazionale e dell’Onu in particolare. La UE, in tutto questo, si dimostra solamente l’ondivaga foglia che si muove al vento degli States, mentre l’Italia balbetta in maniera inconsistente dai tempi di Abdullah Ocalan, quando il Governo D’Alema non ebbe il coraggio di concedere al leader del PKK l’asilo politico. E così i curdi, utilizzati da decenni dagli Stati Uniti, se cedono riserve energetiche diventano amici, ma se pretendono l’autonomia sono terroristi: e nemmeno si rendono conto di essere solo pedine su scacchiere di ben altri potentati.
Per lo Stato di Palestina in un certo senso va anche peggio, visto che gran parte delle sue organizzazioni sono inserite nella succitata lista dei soggetti a sanzioni. Come questo potrà mai conciliarsi con una seria presa di posizione europea per far rispettare le troppe, inutili risoluzioni Onu a favore dei palestinesi non si comprende. Ma si sa che in tutto il Medio Oriente e il Nord Africa, la poca autonomia italiana che in passato ci aveva regalato un peso a livello diplomatico ed economico è scomparsa con la fine della Prima Repubblica.
Bolivia 1 / UE 0
L’11 giugno 2022 arriva la notizia ufficiale. Il tribunale di La Paz, in primo grado, condanna a dieci anni di reclusione Jeanine Añez “per i reati di risoluzioni incostituzionali e negligenza al dovere”. Come ha scritto Pedro Brieger (9): “Dopo un lungo elenco di colpi di Stato è la prima volta che si condanna qualcuno per essere arrivato al potere violando la Costituzione. Sappiamo che in diversi Paesi si sono avute condanne per assassinii e violazioni dei diritti umani commessi durante Governi dittatoriali. Tuttavia, nessuno era mai stato condannato per aver preso parte a discontinuità istituzionali, in una regione abituata a che le forze armate rimpiazzino al potere governi eletti democraticamente con militari o civili” (t.d.g.).
Andrebbe aggiunto che, dopo il golpe del 12 novembre, Jeanine Añez – assunto il ruolo di Presidente – represse le proteste della popolazione con l’ausilio di polizia ed esercito ed è moralmente responsabile degli assassinii e delle violenze commesse.
Di fronte a tutto ciò l’Europa ha fatto un passo indietro rispetto al proprio appoggio alla ex Presidente? Registriamo che il 29 aprile 2021, la UE emanava una Risoluzione proprio in merito all’arresto di Añez (10), in cui – con arroganza e senza alcun rispetto per un altro Paese sovrano, “denuncia e condanna la detenzione arbitraria e illegale dell’ex Presidente ad interim Áñez, di due dei suoi ministri e di altri prigionieri politici; invita le autorità boliviane a rilasciarli immediatamente e a ritirare tutte le accuse a sfondo politico a loro carico”. E sorvolando sul golpe: “sottolinea che l’ex Presidente Áñez ha pienamente rispettato il suo dovere di seconda vicepresidente del Senato ai sensi della Costituzione boliviana nel colmare il vuoto presidenziale causato dalle dimissioni dell’ex Presidente Evo Morales a seguito delle violente rivolte provocate dal tentativo di brogli elettorali…”.
Sui brogli elettorali rimandiamo all’articolo del collega Livio Zanotti (11). Ci basti rispondere alla miopia europea coi dati di fatto. Le elezioni hanno dato il potere a Luis Arce, l’ex ministro dell’economia di Morales e da lui indicato come proprio successore.
Le regole della manipolazione
L’Unione Europea è ormai giunta a un tale livello di arroganza da pensare di essere nel giusto, sempre, e di avere tutto il diritto di intromettersi nelle decisioni di altri Stati sovrani. La popolazione europea dal canto suo non si informa, non legge le Risoluzioni, non approfondisce. Si affida semplicemente ai media che, nella maggior parte dei casi, semplificano con slogan e forniscono la versione del potere costituito – in quanto parte del sistema.
Noam Chomsky nelle dieci regole della manipolazione mediatica, ci regala briciole di pane che sarebbe il caso tornassimo a raccogliere.
La prima regola è distrarre. Se il pubblico è sottoposto a un diluvio di distrazioni (social, tv, quotidiani, radio, eccetera) e di informazioni insignificanti (il divorzio del vip regale accanto al numero dei morti per il Covid, dopo il missile ‘per i bambini’ e prima dell’ultimo lifting della star), diventa difficile capire ciò che conti davvero.
La seconda regola è creare problemi per offrire soluzioni. Ad esempio, creare una crisi economica, climatica, bellica per far accettare lo smantellamento dello stato sociale o dei servizi pubblici. Non è l’Italia: è l’Europa che lo vuole! La guerra, l’Ucraina, la pandemia… Perché noi si accetti tutto, meglio se si applica anche la terza regola, quella della gradualità. Impedire a una persona di fare 200 metri da casa potrebbe suscitare una reazione. Impedirle di uscire dopo un certo orario, poi di oltrepassare il confine dello Stato, quindi della regione, quello comunale e, ancora, chiudere degli spazi e così via fino a restringerla nel cortile intorno a casa, funziona meglio.
Sorvoliamo sulla quarta regola, ossia il differire. Che è in parte contemplata nella terza, e giungiamo al rivolgersi al pubblico come bambini. Ricordate i discorsi dell’ex Premier Conte? Secondo gli psicologi, se una persona si sente considerata una dodicenne, risponderà come tale (obbedendo senza esercitare il proprio senso critico) – soprattutto se suggestionabile. E come renderci più suggestionabili e, quindi, malleabili? Usando l’aspetto emotivo molto più della riflessione. La sfilza di bare che sfilano sui camion e nessuno che chiede perché, prima, non si sia fatta l’autopsia alle salme. Il missile che reca la scritta ‘per i bambini’ e nessuna errata corrige che specifichi che era ucraino e non russo. Gli ucraini che cancellano il popolo del Donbass dalla narrazione. E così via.
Ci sono altre quattro regole (12), per chi voglia approfondire. L’Europa ormai le padroneggia perfettamente. Aldilà della retorica, resta l’ipocrisia, e sotto l’ipocrisia i nostri obiettivi geo-strategici ed economici, che sono sempre meno ‘nostri’ e sempre più di un capitalismo neo-colonialista unipolare, che trova nei vertici UE dei fidi esecutori.
(1) https://www.consilium.europa.eu/it/policies/sanctions/different-types/
(2) http://nad.unimi.it/le-misure-coercitive-unilaterali-violano-i-diritti-umani/
(3) Per approfondire, qui trovate la versione integrale della Résolution sur la situation des droits de l’homme dans le contexte de la Coupe du monde de la FIFA au Qatar, del 23.11.2022 (2022/2948(RSP))
(4) Secondo Giuseppe Gagliano: “Delta Crescent Energy è una compagnia petrolifera non proprio limpida. Questa giovane azienda è stata fondata nel 2019 da tre uomini, James Cain, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Danimarca sotto l’amministrazione di George W. Bush, John Dorrier e James Reese. John Dorrier è il fondatore ed ex amministratore delegato della compagnia petrolifera Gulf Sands. Questa compagnia aveva in particolare ottenuto i diritti di prospezione e sfruttamento nella Siria nord-orientale prima dell’inizio del conflitto nel 2011. L’ultimo, James Reese, è un ex tenente colonnello della Delta Force e fondatore della compagnia TigerSwan Private Security. Questa azienda si è fatta un nome, tra le altre cose, partecipando alla repressione dei manifestanti di Standing Rock. I tre imprenditori hanno ottenuto i diritti di esplorazione e sfruttamento mentre il Paese è ancora in guerra e il futuro dell’area rimane incerto”. Si veda l’articolo integrale su:
https://www.notiziegeopolitiche.net/gli-americani-il-petrolio-e-la-siria/
(5) Riconoscimento della Federazione russa come Stato sostenitore del terrorismo, il testo approvato dal Parlamento europeo:
https://www.europarl.europa.eu/doceo/document/TA-9-2022-0405_IT.html
(6) Mariana e Giorgio: una donna e un uomo che fanno la storia su La Fionda:
https://www.lafionda.com/mariana-e-giorgio-una-donna-e-un-uomo-che-fanno-la-storia/
(7) Dopo l’orrore – Giorgio Bianchi – Photojournalist and Documentarist, il pezzo di Toni Capuozzo: https://www.giorgiobianchiphotojournalist.com/blog/dopo-lorrore/
(8) Il pezzo di InTheNet.eu sul missile ‘per i bambini’:
(9) L’articolo originale in spagnolo: “Después de una larga lista de golpes de Estado es la primera vez que se condena a una persona por llegar al poder violando la constitución. Ya sabemos que en varios países hubo condenas por los asesinatos y violaciones a los derechos humanos cometidos durante gobiernos dictatoriales.Sin embargo, nadie fue condenado por haber sido parte de una ruptura institucional, en una región acostumbrada a que las Fuerzas Armadas desplazaran gobiernos electos democráticamente y colocaran militares o civiles en el poder. Y la lista es larga”, integralmente su:
https://rebelion.org/condena-historica-a-jeanine-anez-por-el-golpe-de-estado/
(10) Il documento integrale sulla Bolivia: Risoluzione del Parlamento europeo del 29 aprile 2021 sulla Bolivia e l’arresto dell’ex Presidente Jeanine Añez e di altri funzionari (2021/2646(RSP))
(11) Livio Zanotti su Strat Mag in merito ai presunti brogli elettorali di Evo Morales:
https://www.startmag.it/mondo/vi-racconto-il-giallo-sui-brogli-in-bolivia-pro-morales/
(12) Per chi voglia leggere tutte e 10 le regole della manipolazione mediatica, secondo Noam Chomsky: https://giuliochinappi.wordpress.com/2019/07/31/le-10-regole-della-manipolazione-mediatica-noam-chomsky/
venerdì, 2 dicembre 2022
In copertina: Foto di Gordon Johnson da Pixabay (gratuita da usare sotto la licenza Pixabay).
Nel pezzo: Stadio di calcio, Foto di Pexels; Siria, bambini, foto di Ali Ahmad; donna palestinese, foto di Hosny Salah (tutte gratuite da usare sotto la licenza Pixabay).