Nuove forme di fruizione spettacolare
di Simona Maria Frigerio
Nate sull’onda della pandemia, le Residenze Digitali si stanno evolvendo da tentativi di teatro o danza in video in progetti nati su e per media diversi e che si rifanno a un’estetica e a ritmi propri di questi nuovi supporti intermediali.
Per l’edizione di quest’anno abbiamo seguito La montagna del sapone, un progetto firmato da Christina G Hadley, e Drone tragico. Volo sull’Orestea da Eschilo a Pasolini di Teatrino Giullare.
Iniziamo da La montagna del sapone che, su tredici capitoli in totale, ne ha presentati quattro (dal II al V). Il risultato si può definire a tutti gli effetti un film di animazione realizzato con la computer generated imagery, o CGI (1) basato, però, più che su una trama con contenuto dialogico su un concept album. Niente di nuovo, in ogni caso, sotto il sole: basti pensare al capolavoro di Alan Parker, targato 1982, Pink Floyd The Wall, già completamente musicale e nel quale sono presenti i cartoni animati di Gerald Scarfe.
In questo caso, però, dato che la tecnologia si è nel frattempo evoluta Christina G Hadley affiancherà al film, in primis, un server discord – ossia un’applicazione di comunicazione gratuita che, in generale, fa chattare i player tra di loro o li interfaccia con gli sviluppatori di un videogioco ma, in questo caso, servirà a chi voglia interagire con Hadley per “scrivere, lasciare un disegno, un pensiero, un meme, un modello 3D”. In secondo luogo, un videogame esplorativo, che – come spiega il nome – permetterà di farsi una passeggiata sulla Montagna del sapone e nei vari spazi in cui è ambientato il film e che, sempre secondo l’ideatrice, potrà servire agli artisti digitali e ai filmaker che vorranno scaricarlo “come base per creare contenuti a loro piacimento sul tema, o fare una storia totalmente indipendente, insomma creare assieme a me una storia collettiva”. E infine un canale Tik Tok dove saranno “caricati i contributi da parte di altri artisti, o altri contenuti inediti”.
La trama è raccontata dalla stessa ideatrice/regista. Si tratta di un viaggio “metaforico e onirico compiuto da Cindy, un’incarnazione dell’umano medio, negli abissi della rete” e ogni capitolo del progetto ruoterà “intorno ad alcune tematiche connesse all’uso di internet”.Particolarmente interessante il secondo capitolo – già terminato – che tratta “il tema della disneyficazione del web. La rete viene rappresentata come un parco giochi pieno di meme, un non luogo che estende la vita urbana e che ti distrae da essa”. Un’osservazione che ci riporta alla sopravvalutazione del web e dei social quali mezzi di condivisione, scambio e socializzazione nei due anni trascorsi e che si è trasformata, soprattutto per adolescenti e giovani, in una voragine di ansia e autolesionismo (2).
I primi quattro capitoli che abbiamo avuto modo di visionare grazie a Residenze Digitali ci paiono dotati di un’estetica originale e un set straniante in cui si muove una figura insieme sgraziata e persa come un Dante del futuro – privo, però, del suo mentore/guida Virgilio e del potere evocativo della parola. Le musiche, che sostituiscono il recitato, ovviamente non raggiungono le vette dei capolavori lisergici dei Pink Floyd (o di altri maestri dell’epoca) ma paiono campionature di motivi e stilemi di vari generi musicali. Il risultato è omogeneo ma la qualità dell’animazione al momento risulta abbastanza rudimentale.
La seconda opera che abbiamo avuto modo di visionare è stata Drone tragico. Volo sull’Orestea da Eschilo a Pasolini di Teatrino Giullare – Compagnia della quale, in teatro, avevamo apprezzato, ad esempio, Coco – L’ultimo sogno (3). Le musiche sono della band finlandese, Cleaning Women – che oscilla tra rock sperimentale, industriale e ambient e utilizza strumenti non canonici. Mentre il testo dell’Orestea di Eschilo è quello della traduzione im-poetica di Pier Paolo Pasolini.
La Compagnia spiega di aver traslato i vari punti di vista propri della tragedia greca – “degli dèi che osservano dall’alto, del coro che osserva a distanza, fino a quello dei personaggi immersi” nel dramma – in un video realizzato a 360 gradi, in cui sarà lo spettatore a scegliere il proprio punto di vista. Fruibile su YouTube con cuffie per la realtà virtuale (VR), oppure semplicemente sullo schermo del computer “esplorando l’ambiente circostante mediante l’uso del mouse” o, ancora, tramite uno smartphone, risente un po’ del fatto che a seconda del mezzo tecnologico a disposizione dello spettatore può giovarsi di una resa qualitativa diversa.
Drone tragico. Volo sull’Orestea da Eschilo a Pasolini è in ogni caso un piccolo capolavoro che dimostra come occorrano grande talento e intelligenza per confrontarsi con altri media mantenendo la capacità di narrare sposandola, però, a ritmi di fruizione diversi e a strumenti tecnologici che, se non si è padroni dei linguaggi, potrebbero schiacciare i contenuti e azzerare la poesia. Al contrario, qui si può anche evitare di spiccare il volo, come il drone del titolo, e sedersi comodamente in poltrona per gustarsi quello che è, a tutti gli effetti, un film su testo antico calato in paesaggi contemporanei e, quindi, stranianti, che usa alcune tecniche teatrali – senza snaturarle – ma anche molte cinematografiche.
Del resto, la scelta di contemperare tragedia greca e contemporaneità è giustificata anche dalla lingua di Pasolini e dall’universalità di tale genere teatrale: potremmo quasi celiare affermando che fu proprio il rapporto tra Clitemnestra e Agamennone uno tra i primi esempi di famiglia disfunzionale. Le maschere, aldilà del rimando alla tragedia antica, sembrano possedere una valenza sia di aggancio con l’iconografia delle arti figurative del primo Novecento sia con tematiche quali le migrazioni e il (post)colonialismo che, in trasparenza, emergono in ogni epoca in questo Mare Nostrum.
Lo sfondo nero ci immerge ancor di più nell’atmosfera tragica, in quel buio della mente che ha ottenebrato tutti – da Agamennone che sacrifica Ifigenia perché si alzino i venti e siano propizi a Clitemnestra che, arsa dall’odio per quel sacrificio immondo, medita e attua la sua vendetta, fino a Oreste che sembra ed è la vittima predestinata in quanto costretto a commettere, con il matricidio, un atto imperdonabile sia per gli uomini sia per gli dèi.
Icasticamente perfetto il III episodio. Clitemnestra ha le movenze di quella Coco che applaudimmo a teatro anni fa. Le immagini e le musiche (che virano al rock industriale) ci trascinano nell’abisso – siamo di fronte a Oreste o a un serial killer? Anche l’iconografia pop dei moderni crime si insinua tra le pieghe dello splendido testo pasoliniano. Il IV episodio si giova di una rumoristica seducente: ci sembra di essere presenti in quel porto dove il vento schiaffeggia le vele tese. Finale metateatrale: un bel cortocircuito di sensi e linguaggi per quel perdono o assoluzione che pare, per una volta, riconciliare miti e animi.
Un lavoro da plauso lungo e meritato che, ammettiamo, di esserci goduti in poltrona, senza alcun bisogno di interagire: non occorre sempre fare o dire qualcosa per esserci. A volte è meglio tacere e ascoltare.
(1) Ricordiamo che il primo film completamente animato realizzato con tale tecnologia fu Toy Story nel lontano 1995
(2) I dati ufficiali della società Italiana di Pediatria: https://sip.it/2022/09/27/depressione-e-social-media-negli-adolescenti/
(3) La recensione pubblicata nel 2011: https://teatro.persinsala.it/coco-lultimo-sogno/4350/
venerdì, 25 novembre 2022
In copertina: Il ritorno a casa di Oreste di Teatrino Giullare; nel pezzo, La montagna del sapone di Christina G Hadley (foto gentilmente fornite dall’Ufficio stampa di Residenze Digitali).