Déja-vu
di Ludovico Cantisani
Martina Badiluzzi e Federica Carruba Toscano portano al RomaEuropa Festival il monologo Penelope, una rilettura dell’eroina del mito ulissiaco fin troppo moderna e troppo poco mitica.
Classe 1988, allieva, fra gli altri, di Dante Antonelli e Antonio Latella, Martina Badiluzzi porta al RomaEuropa Festival, in veste di autrice e regista, il monologo post-moderno Penelope, interpretato da Federica Carruba Toscano.
«Penelope è una donna sottoposta alle intemperie del tempo, conosce la propria intelligenza, ormai conosce sé stessa, la saggezza che l’ha portata ad essere un’eroina di resistenza e determinazione», si legge nelle note di regia. «Conosce il suo corpo, conosce la sua lingua, sa parlare e ora parla riempiendo il suo deserto emotivo di parole che sono una prima persona singolare, un monologo. La bocca è la porta del corpo e della mente che dà sul mondo esterno. È il luogo da cui entra il cibo, da cui escono le parole. È frontiera, è limite. Ed è sulle labbra di un’attrice che prende corpo questa voce, questa donna, questo canto».
A livello scenico, Penelope si fa forte di un minimalismo allettante: una robusta poltrona e una curiosa installazione che raggruppa svariati ventilatori di diverse altezze compongono l’intera scenografia. In questo spazio succinto Federica Carruba Toscano si muove pronunciando un lungo e quasi ininterrotto flusso di coscienza in cui la Penelope del titolo oscilla tra la fame di libertà e il continuo fantasticare su svariate figure maschili. La figura mitica, più epica che tragica di Penelope, si trova così innalzata a una sorta di portavoce della condizione femminile moderna: tutto si può dire, però, se non che questa attualizzazione assuma contorni chiari. La figura femminile che ha assunto il nome della moglie di Ulisse passa troppo bruscamente dalla rivendicazione di una piena libertà sessuale, sentimentale ed identitaria ad un’ansia di maschile altrettanto vorace – e sarebbe gioco troppo facile dire che in questa polarità, in questo vorticare del desiderio vada trovato il senso autentico dello spettacolo.
Se come spettacolo in sé questo Penelope non è ʻmalvagio’, benché viziato dall’usuale miscuglio di autofiction e vittimismo monologante che affligge una parte fin troppo importante del teatro italiano contemporaneo, è proprio il riferimento al mito ad apparire pretestuoso e del tutto accessorio rispetto al contenuto del testo. A livello di immaginario, la Penelope di Badiluzzi può anche ricordare esempi alti come la trattazione dell’eroina che si scorge in una lirica del grande poeta americano Wallace Stevens, o i monologhi delle grandi protagoniste del mito riscritti da Ghiannis Ritsos nel suo Quarta Dimensione. Si tratta però di modelli fin troppo distanti dal risultato finale: benché non manchino momenti in cui gli aspetti più ancestrali del mito, vere e proprie schegge di preistoria risorgono tra le parole di questo lamento, nel complesso il Penelope della Badiluzzi non è né critico né chiarificatore al cospetto del mito, né critico né chiarificatore rispetto al nostro presente.
Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito di RomaEuropa Festival:
sabato 12 novembre 2022, ore 21.00 e domenica 13 novembre 2022, ore 17.00
Mattatoio
piazza Giustiniani, 4 – Roma
Penelope
regia e drammaturgia di Martina Badiluzzi
con Federica Carruba Toscano
progetto sonoro di Samuele Cestola
disegno luci e scene di Fabrizio Cicero
costumi di Rossana Gea Cavallo
una produzione Oscenica in coproduzione con Romaeuropa Festival, Primavera dei Teatri, Scena Verticale, Pergine Festival, con il supporto di La Corte Ospitale, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Carrozzerie n.o.t., Teatro del Grillo
venerdì, 25 novembre 2022
In copertina: Foto di Guido Mencari (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa di RomaEuropa Festival).