“Cutting negative people from my life does not mean I hate them, it simply means I respect me”*
di Simona Maria Frigerio
Come ogni anno si rinnova il rito della Giornata internazionale bla bla bla… ormai l’intero anno solare è disseminato di ricorrenze, vuote, che non modificano nulla nella vita concreta di uomini e donne. L’Onu sembra aver eletto a proprio scopo sostituire il Calendario dei Santi con quello delle vittime, così che al posto degli auguri per l’onomastico ci si scambi qualche battuta sull’ultimo caso di femminicidio.
E però guardando l’elenco chilometrico di festività laiche si scoprono delle chicche davvero gustose (1) che dimostrano quanto le Nazioni Unite abbiano ormai perso la bussola! Le lingue che si meritano una Giornata dedicata sono solamente il francese, il cinese, l’inglese e lo spagnolo (entrambe il 23 aprile ‘pari merito’), il russo (chissà se non la cancelleranno) e l’arabo.
Altre Giornate memorabili sono quelle dedicate alle zone umide (2 febbraio), ai legumi (10 febbraio), alla felicità (molto Costituzione statunitense like, il 12 marzo), al tonno (e chissà perché non alla balena?, il 2 maggio), ai delegati (noi il 25 aprile restiamo fedeli alla Liberazione), allo yoga (e non alla zumba, il 21 giugno), alla posta e agli uccelli migratori (per associazione d’idee entrambe il 9 ottobre), alla rabbia (…che viene a leggere questo elenco, il 28 settembre).
Ma il top sono le donne: una specie da ‘proteggere’ visto il numero semplicemente ridicolo di giornate a noi dedicato. Oltre al 25 novembre, abbiamo le Giornata dedicate a: le donne e le ragazze della scienza (11 febbraio), quella canonica delle donne (8 marzo), le donne giudici (10 marzo), le ragazze nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (22 aprile), nel settore marittimo (18 maggio), le vedove (23 giugno), le donne in diplomazia (24 giugno), le giovani ragazze (che sembra una tautologia, l’11 ottobre), e infine le donne rurali (le cittadine restano al palo, il 15 ottobre).
I fatti e le possibili risposte
Aldilà di simili facezie, i dati del Viminale non lasciano dubbi: dal primo agosto 2021 al 31 luglio 2022, “la componente femminile all’interno delle vittime di omicidio volontario” è stata del 39,2%; di questi, i casi di femminicidio – ossia l’uccisione di una donna in quanto donna – “sono stati 125, in aumento rispetto ai 108 dei 12 mesi precedenti”. Senza tenere conto della violenza psicologica (che non è, però, meno grave di quella fisica in quanto mina la sicurezza e la capacità di risposta dell’individuo) secondo i dati di una ricerca ISTAT, le donne che in Italia hanno subìto nel corso della vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale sono 6.788.009 – nel 20,2% dei casi si è trattato di violenza fisica, nel 21% di violenza sessuale, nel 5,4% di stupri e tentati stupri. Per la precisione, gli stupri sono stati 652 mila e 746 mila le vittime di tentati stupri.
Per dire basta alla violenza di genere, all’interno del variegato universo delle associazioni – principalmente fondate e rette da donne – che si occupano attivamente di violenza domestica, di genere e femminicidi, sta assumendo un ruolo rilevante anche una pratica molto frequentata negli States e nei Paesi anglosassoni e meno in Italia, dove pare che solamente un professionista del settore medico o legale (assistente sociale, psicologo, avvocato, magistrato) possa aiutare la donna a volersi abbastanza bene da salvarsi.
I gruppi di auto mutuo aiuto, in effetti, superano la visione assistenzialistica – molto italiana e leggermente paternalista – favorendo la circolazione di esperienze virtuose tra donne, che nella narrazione altrui possono ritrovare sia i timori e le difficoltà che sentono come propri e sia suggerimenti e opportunità per superare l’impasse e riprendere in mano la propria esistenza. Si utilizza, quindi, l’helper therapy – promuovendo “senso di solidarietà, appartenenza, autostima”.
Sono molti i gruppi di auto mutuo aiuto anche informali che stanno sorgendo sull’intera penisola, e che si avvalgono di strumenti demonizzati come la rete e i social network i quali, al contrario, come qualsiasi tecnologia possono avere risvolti molto positivi sulle nostre esistenze, in primis mettendo in contatto (in forma anonima) donne che magari non riescono ancora ad accettare la propria situazione di vittime di un abuso con altre che possono fornire loro, non dall’alto di un piedistallo ma dal basso dell’esperienza condivisa, gli strumenti per comprendere e comprendersi.
Ecco il nostro piccolo contributo alla Giornata del 25 Novembre perché non sia solo vuota retorica: se avete paura, se non comprendete fino in fondo cosa vi sta succedendo, se vi sentite ‘sbagliate’ e però non capite dove state sbagliando, rivolgetevi a un gruppo di auto mutuo aiuto che potete trovare in rete: iniziare a parlarne con una donna può servire a chiarirvi le idee e a scoprire che non siete sole in ciò che provate e sperimentate.
Salvarsi da sole a volte si può, altre si deve.
* “Eliminare le persone negative dalla mia vita non significa odiarle, semplicemente che mi rispetto”, Marilyn Monroe
(1) https://unric.org/it/calendario-giornate-internazionali/
venerdì, 25 novembre 2022
In copertina: Foto di Isabella Quintana da Pixabay.