Forse estinguersi è ciò che ci meritiamo
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Cinque solitudini o, più banalmente, cinque incapacità di guardare oltre il proprio ombelico per trasformare frustrazioni e inettitudini in risposta sociale e politica a una complessità sempre più sfuggente.
Cinque partiture (ogni interprete ha scritto il proprio copione) che si intonano solo a tratti, dando l’impressione di un succedersi di sketch e di continui finali rimandati. Pochi i fili drammaturgici, tesi da Michele Sinisi, a legare umori e destini. Altrettanto poche le scene che colpiscono per autenticità – l’uomo talmente solo da chiedere a un estraneo di fingersi suo amico per dire a qualcuno, a voce alta, quanto si è soli; Teresa davanti a un frigorifero degno dell’opulenza occidentale che si abbandona a un attacco bulimico, mentre guarda uno di quei reality tv dedicati ai ‘ciccioni’ made in Us. La drammaturgia del movimento composta, essenzialmente, da lunghe camminate per riempire lo spazio e da stacchetti di ‘danza’ in stile tv.
Scenografia pretenziosa. Neon assolutamente inutili. Dei tre lati del tetraedo solamente il succitato frigorifero ha una vera giustificazione drammaturgica. I brani musicali anticipano il mood della scena successiva e, spesso, interrompendo la mancanza di un ritmo proprio della non-trama restituiscono un po’ di verve allo spettacolo. Alcuni oggetti di scena, che dovrebbero caratterizzare un particolare personaggio (come, ad esempio, il tavolo di Simone sulla destra o la poltrona sacco di Alma), sono poi riutilizzati impropriamente da altri, perdendo la loro caratterizzazione di luoghi dell’azione connessi a un ruolo.
La bambola sulla sedia a rotelle sicuramente la freccia più precisa scoccata contro questa società esangue. Insieme alla festa non riuscita intrisa della tristezza infinita del karaoke.
Forse il segreto non è salvare le api, bensì renderle la nemesi di un’umanità che abita un Occidente troppo ingordo e sazio per avere ancora fame di vita.
Lo spettacolo è andato in scena:
sabato 5 novembre 2022, ore 19.30
Teatro Metastasio
via B. Cairoli, 59 – Prato
Il Ministero della solitudine
uno spettacolo di lacasadargilla
parole di Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino e Francesco Villano
drammaturgia del testo Fabrizio Sinisi
regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
con Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino e Francesco Villano
drammaturgia del movimento Marta Ciappina
cura dei contenuti Maddalena Parise
spazio scenico e paesaggi sonori Alessandro Ferroni
luci Luigi Biondi
costumi Anna Missaglia
aiuto regia Caterina Dazzi
assistente al disegno luci Omar Scala
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale
coproduzione Teatro di Roma-Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con lacasadargilla
con il sostegno di ATCL
venerdì, 18 novembre 2022
In copertina: Il Ministero della solitudine, foto di scena di ®Claudia Pajewski (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del MET).