Vi ricordate L’esercito delle 12 scimmie?
di Luciano Uggè e Simona M. Frigerio (tutte le traduzioni delle citazioni di S.M. Frigerio)
Nel 1995 Terry Gilliam dirigeva uno tra i suoi film più iconoclasti, L’esercito delle 12 scimmie, che ci poneva di fronte a un futuro distopico ove l’umanità era stata decimata da un virus sviluppato in laboratorio. Dieci anni prima, sempre Gilliam girava Brazil, altro capolavoro a metà strada tra 1984 di George Orwell e Il processo di Kafka, in cui un potere inavvicinabile dominava l’universo/mondo attraverso una burocrazia più esatta di quella nazista. Pura finzione.
Perché uno scienziato, un medico, un biologo dovrebbe creare in laboratorio una chimera, ossia ricombinare il materiale genetico di due virus preesistenti per generare un microrganismo ibrido che possa annientare l’umanità? E perché i National Institutes of Health (NHI), la più nota e importante Agenzia del Governo statunitense per la ricerca biomedica, che afferma sul suo sito di essere impegnata nel “miglioramento della salute e nella lotta alle malattie”, finanzierebbe mai un tale studio?
Cambio scena e ci ritroviamo in Ucraina
Da mesi la Russia denuncia la presenza di attività biologiche militari condotte dal Pentagono e dalle sue Agenzie “in laboratori situati lontano dagli Stati Uniti, ossia in Paesi post-sovietici, che si trovano sul confine russo” (1). Sempre il Ministero degli Esteri russo afferma che presso il Mechnikov Anti-Plague Research Institute del Ministero della Salute ucraino, a Odessa, sarebbero conservate “442 unità di agenti che causano il colera e 32 di agenti che causano l’antrace”. Sempre la medesima fonte russa afferma di possedere la descrizione dei “progetti UP-4, Flu-Flyway e P781, ossia studi sulla potenziale diffusione di infezioni pericolose a mezzo uccelli migratori e pipistrelli, che possono essere considerati come i portatori dei virus”. Rispetto a tali accuse non abbiamo prove né documentali né testimoniali ma apprendiamo che la Federazione Russa ha presentato un reclamo al Presidente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per avviare un’indagine internazionale in merito.
In attesa di risposte e degli esiti dell’indagine ufficiale, la Tass (2) il 28 ottobre riporta che il Rappresentante permanente russo presso l’Onu, Vasily Nebenzya, ha sottolineato che gli “Stati Uniti saranno ritenuti responsabili se sarà provata la violazione da parte di Washington della Convenzione sulle Armi Biologiche e Tossiniche (BTWC)” (3). Sempre secondo la Tass (4), il portavoce del Ministero della Difesa russo ha affermato: “Il personale dei laboratori ucraini ha testimoniato che il 24 febbraio di quest’anno, patogeni di peste, antrace, tularemia (5), colera e altre malattie mortali sono stati eliminati d’urgenza. Il Pentagono ha ammesso, il 9 giugno, che gli Us hanno fornito supporto a 46 laboratori civili, strutture sanitarie e centri diagnostici in Ucraina negli ultimi 20 anni. Ha altresì affermato che non è stato portato avanti alcun programma relativo ad armi nucleari, biologiche o chimiche” e che la cooperazione tra le due nazioni era intesa a “sforzi pacifici per migliorare la sicurezza e la protezione nucleare e radioattiva, la sorveglianza delle malattie, la sicurezza e la protezione chimica, e la prontezza nel reagire di fronte alle epidemie e pandemie”.
Dalle ipotesi sull’Ucraina alle certezze su territorio statunitense
Solo illazioni dei russi o trame da cult movie ormai entrati nella storia del cinema?
Fino a qualche giorno fa potevamo credere che fosse fantapolitica, non avendo prove tangibili per affermare il contrario, ma adesso giungono dalla Boston University (BU) annunci ufficiali che suscitano la nostra irrequietezza.
Sui giornali è apparsa la notizia che i ricercatori della succitata università: “hanno creato una nuova variante del Covid-19, che ha dimostrato un tasso di mortalità sulle cavie dell’80%”. Questo secondo l’articolo scientifico pubblicato in preprint su Biorxiv (6)- e in attesa delle peer review.
Traduciamo dal documento [completo e in originale su (7)]: “Abbiamo generato una chimera ricombinante SARS-CoV-2 che codifica il gene S della Omicron nel backbone di un arcaico SARS-CoV-2 isolato e [abbiamo] comparato questo virus con la variante Omicron che sta circolando in natura”. Questa chimera creata in laboratorio “elude l’immunità umorale indotta da vaccino”; e più oltre si legge: “diversamente da quanto accade in natura con la Omicron, si replica efficacemente nelle linee cellulari e nelle cellule polmonari distali primarie. Nelle cavie [transgeniche] K18-hACE2, mentre la Omicron causa un’infezione lieve, non fatale, il virus portatore di Omicron S causa malattia severa e un tasso di mortalità dell’80%. Ciò indica che mentre la capacità della Omicron di evadere il vaccino è determinata dalle mutazioni di S, i fattori determinanti la patogenesi virale risiedono al di fuori di S”.
Di fronte a questa notizia e la relativa pubblicazione che non solamente afferma che i ricercatori statunitensi hanno sviluppato una chimera altamente letale ma, indirettamente, che la Omicron è un’infezione lieve e non fatale (inficiando il valore del vaccino), i fact checker di Reuters (queste figure ‘mitiche’ che ci difendono dalle fake news nel nostro nuovo universo retto dalla verità e dalla medicina di Stato) hanno cercato immediatamente di intervenire per correggere il tiro. Ma cosa hanno detto per disinnescare una simile bomba?
Sarà utile tradurre qualche riga letteralmente per rendersi conto di quanta retorica e intelligenza questi cosiddetti fact chcker (8) debbano utilizzare per cercare di manipolare la realtà a uso e consumo del pensiero unico della novella Brazil.
Si inizia subito con un’accusa: gli utenti dei social avrebbero affermato che i ricercatori della BU avrebbero creato una chimera che “può uccidere l’80% delle persone se infettate”. Reuters puntualizza che: “lo studio è stato condotto solo sulle cavie e non può essere generalizzato agli uomini”. Qui sorgono i primi dubbi: i fact checker vorrebbero che facessimo l’esperimento direttamente sugli esseri umani? Ma soprattutto, in quali casi ciò che è letale per una cavia, non è letale per un essere umano? E se sperimentare su una cavia non ha valore rispetto agli esseri umani, perché continuare a farlo?
Reuters va avanti imperterrita a cavillare: “Gli autori dello studio spiegano nel loro preprint che sono partiti dal voler comprendere cosa causi la diminuzione nella severità della malattia notata con la variante Omicron comparata alle passate varianti”. In realtà, leggendo il documento sembrerebbe che i ricercatori abbiano semplicemente voluto comprendere cosa determinano le mutazioni di S – ossia la capacità della Omicron di evadere il vaccino e non i fattori determinanti la patogenesi virale.
Infine Reuters riafferma ciò che già sapevamo – ossia la letalità della chimera sviluppata in laboratorio. Di conseguenza, tutto l’articolo contraddice se stesso: “Nello studio, il 100% delle cavie infettate con il virus più antico è morto; è morto l’80% di quelle infettate con Omi-S; ma non è morta nessuna cavia infettata con la Omicron” presente in natura. Inoltre, l’ammissione di Reuters che nessuna cavia è morta a causa della Omicron proverebbe indirettamente che è la capacità auto-regolamentante della natura a salvare il genere umano – e non il contrario.
A Reuters replica indirettamente Forbes
Curioso leggere un articolo su una rivista dell’establishment come Forbes (9) che, il 24 ottobre, pubblica l’approfondito contributo di Steven Salzberg – Bloomberg Distinguished Professor in ingegneria biomedica, informatica, e biostatistiche presso la Johns Hopkins University.
Ma facciamo un passo indietro per capire cosa sia in virologia il Guadagno di Funzione (GoF), ossia la produzione, su un organismo, di modificazioni genetiche (denominate mutazioni attivanti) che gli ‘regalano’ una nuova funzione o ne potenziano una preesistente. Il nocciolo della questione con quanto successo alla Boston University (BU) sta proprio qui.
Da Salzberg apprendiamo che i National Institutes of Health, a maggio 2021 (immaginiamo anche per la delicatezza del momento e la suscettibilità dell’opinione pubblica durante una pandemia), avevano pubblicamente affermato che nessuna ricerca tesa a ottenere Guadagni di Funzione per un virus corona sarebbe stata supportata con i fondi della loro Agenzia.
Nonostante ciò è proprio Salzberg a spiegare nel suo articolo come gli scienziati della BU abbiano fatto esattamente il contrario creando una chimera, soprannominata Omi-S, con la quale hanno ucciso l’80% delle cavie infettate, mentre il virus originale Omicron causa una lieve infezione, non fatale (come già scritto). Non solo, Omi-S si replica 30 volte più velocemente nell’ospite rispetto all’Omicron in natura, e ciò dà a noi modo di immaginare che anche le eventuali cure dovrebbero essere somministrate ancor più precocemente (sempre che il Ministro della Sanità non le vieti) per ottenere un qualche esito contro un tale super-virus. La BU ha quindi sicuramente ottenuto un Guadagno di Funzione, creando un microorganismo altamente letale che se, per qualsiasi ragione, uscisse dal laboratorio potrebbe uccidere milioni di cavie – sicuramente – ma supponiamo (visto ciò che è già accaduto coi virus corona) anche persone, come afferma il virologo Valentin Bruttel, contattato da Salzberg: “Il virus chimera potrebbe causare una patologia più severa negli esseri umani di quanto stimato in base ai dati sulle cavie”.
L’aspetto positivo dell’aver creato quella che può considerarsi a tutti gli effetti una pericolosa arma batteriologica (Salzberg stesso sostiene che alcuni scienziati “hanno avvertito come una tale ricerca non differisca qualitativamente da quelle per le armi da guerra biologiche”) sarebbe l’aver scoperto che la patogenicità del Covid non risiederebbe nella proteina Spike (ma su questo punto torneremo più avanti).
Interessante scoprire che il Direttore dei NIH affermi di non aver approvato alcun finanziamento per supportare una ricerca tesa al Guadagno di Funzione “che avrebbe incrementato la trasmissibilità o letalità dei coronavirus sugli esseri umani”. Come Salzberg puntualizza ciò significa che i National Institutes of Health (e non il Pentagono) danno fondi per cercare di ‘potenziare’ altri virus? E qui suona il campanello d’allarme su quanto denunciato dalla Federazione Russa. In secondo luogo i NIH (usando lo stesso cavillo per giustificare l’esperimento della BU) possono affermare che questo virus ha ucciso l’80% delle cavie, rientrando nei loro parametri di ‘accettabilità’ in quanto non sarebbe stato prodotto un coronavirus più mortale per gli esseri umani. Ovviamente, come ribatte Salzberg: non c’è modo di affermare che non lo sia “a meno di non infettare intenzionalmente” un uomo o una donna. Parrebbe comunque che i NIH non siano stati informati di tale ricerca mentre la Boston University si giustifica asserendo che i fondi dell’Agenzia statale sono stati utilizzati ‘solo’ per piattaforme e strumentazione.
Salzberg ha contattato altri suoi colleghi riguardo a tale esperimento e il già citato Valentin Bruttel, virologo presso l’università di Würzburg, avrebbe puntualizzato che: “Questo studio non serve a niente per la popolazione in generale, in quanto le possibilità che esattamente un Omi-Spike [possa] ricombinarsi con una variante estinta [quella cosiddetta di Washington] sono pari a zero”.
A noi restano tre brevi considerazioni
La prima è se la Federazione Russa non sia stata un po’ naïf immaginando che solo il Pentagono possa occuparsi della ricerca di nuove armi per la guerra batteriologica, visto che università e agenzie che dovrebbero essere votate alla ricerca biomedica come minimo confondono i settori.
La seconda è perché la Boston University conservi un virus estinto che ha una letalità pari al 100%. Spaventa la ‘fuga’ della nuova chimera ma anche il progenitore non ci regala sonni tranquilli.
La terza potrà apparire sciocca di fronte alle prime due ma chi dà allo scienziato il potere di creare milioni di cavie modificate geneticamente (10 e 11), i cui cromosomi sono stati alterati con l’introduzione di DNA anche umano, solo per essere sterminate?
(1) Fonte: la pagina Telegram del Ministero degli Esteri russo
(2) Articolo dell’agenzia stampa russa, Tass: https://tass.com/politics/1528925
(3) La Convenzione sulle armi biologiche è un accordo per il disarmo e la non proliferazione, vincolante per il diritto internazionale, che mira a bandire le armi biologiche in tutto il mondo. È entrata in vigore nel 1975 e vi hanno aderito finora 183 Stati
(4) Articolo dell’agenzia stampa russa, Tass: https://tass.com/world/1529489
(5) La tularemia, detta anche febbre dei conigli, è una patologia trasmessa all’uomo da roditori e lagomorfi attraverso la puntura di parassiti (quali zanzare e zecche)
(6) BioRxiv è un archivio online gratuito di articoli in versione preprint, dedicato alla biologia e alle scienze della vita
(7) Il preprint originale in inglese della Boston University: https://www.biorxiv.org/content/10.1101/2022.10.13.512134v1.full.pdf
(8) L’articolo della Reuters: reuters.com/article/idUSL1N31Q0ZK
(9) L’articolo di Steven Salzberg su Forbes: https://www.forbes.com/sites/stevensalzberg/2022/10/24/gain-of-function-experiments-at-boston-university-create-a-deadly-new-covid-19-virus-who-thought-this-was-a-good-idea/?sh=2f23708a5ca3
(10) Una tra le aziende leader nella produzione di cavie ‘umanizzate’: https://biocytogen.com/animal-cell-models/?gclid=CjwKCAjw5P2aBhAlEiwAAdY7dNbz_XU6xEcsvwwClCN7TlZD8XI-FgqMjhRDqP5ezoGHTOIrvv7FrxoCZgwQAvD_BwE
(11) Per comprendere cos’è una cavia geneticamente modificata, consigliamo: https://www.novivisezione.org/info/topi_geneticamente_modificati.htm
venerdì, 18 novembre
In copertina: Foto di Mohamed Hassan da Pixabay.
Nel pezzo: Foto di Watercolor Artist da Pixabay.