I resti missilistici caduti in Polonia apparterrebbero a un S-300 ucraino
di La Redazione di InTheNet
Gli antefatti: martedì 15 novembre un missile ha colpito degli essiccatoi nel villaggio polacco di Przewdow, uccidendo due persone.
Secondo il Ministero degli Esteri russo, i loro esperti militari avrebbero identificato nei resti elementi di un missile S-300 in dotazione all’aeronautica militare ucraina.
Sempre secondo il Russian MFA le affermazioni che vorrebbero l’attacco perpetrato dai russi sono una “provocazione deliberata che mira a un’escalation della situazione”.
La stampa occidentale, che ha subito riportato e amplificato la notizia della provenienza russa del missile, ha semplicemente gettato benzina sul fuoco. L’Ansa stamane smentiva se stessa: “Non ci sono prove che indicano un attacco a noi”. Lo afferma il presidente polacco Andrzej Duda. Fonti Nato confermano: ʻIl missile proveniva dall’Ucraina’.
Ieri l’Agenzia stampa aveva, al contrario, sganciato la ʻbomba’: “La notizia che si temeva dall’inizio del conflitto è arrivata in serata. Mariusz Gierszewski, un reporter della polacca Radio Zet, è stato il primo a lanciarla parlando di ʻdue missili russi’ caduti sul suolo polacco in un villaggio a 10 chilometri dal confine, Przewodow. Subito dopo è arrivata la conferma di un alto funzionario dell’intelligence Usa citato dall’AP” (2). Nello stesso articolo si ventilava, più oltre, che si sarebbe potuto trattare di un missile russo abbattuto dalla contraerea ucraina, oppure direttamente di un missile ucraino. Ma per non farci dormire sonni tranquilli Ansa concludeva: “In attesa di chiarimenti, per il presidente Volodymyr Zelensky si è trattato comunque di una ʻescalation significativa’ da parte di Mosca, che richiede la convocazione d’urgenza di un vertice dei leader della Nato”. Ovvero, come utilizzare quello che poteva solo essere un errore – russo o ucraino – per sollecitare la discesa in campo della Nato contro la Russia.
Altri erano ancora più diretti. Il Daily Telegraph titolava, ieri, in maniera esplicita: “Russian missile hits Nato member Poland, leaving two dead”. Reuters, citando Associated Press: “U.S. official says Russian missiles hit Poland, killing two” (4).
Ma cosa sta succedendo davvero in Donbass e in Ucraina? Dopo l’ubriacatura della cosiddetta riconquista ucraina di Kherson (a seguito dell’annunciata ritirata russa), cerchiamo di vedere quali sono in realtà le forze in campo e come si stanno muovendo. La Russia da circa un mese sta distruggendo sistematicamente la rete elettrica ucraina così da fermare il conflitto. Se i generatori promessi dall’Europa e dagli Stati alleati dell’Ucraina non arriveranno in tempo, entro fine anno l’Ucraina sarà completamente paralizzata – come da affermazioni di parte russa. Difficile credere che, anche se i generatori arrivassero, potrebbero supplire ai bisogni dell’intera popolazione – di ospedali e scuole, delle abitazioni civili e delle aziende, della burocrazia e dell’esercito. Il secondo problema per l’Ucraina sarebbero i rifornimenti di carburante, in quanto i generatori non funzionano certamente con le rinnovabili!
Contro i bombardamenti dell’infrastruttura elettrica del Paese, la difesa Ucraina sta lanciando missili che, purtroppo, possono cadere nei quartieri residenziali di Kiev e, immaginiamo, che un errore possa essere occorso e uno di questi sia finito su territorio polacco – come era già successo con il Tochka-U ucraino (5) che colpì la stazione ferroviaria di Kramatorsk e che il Presidente Zelensky cercò di attribuire ai russi con la famigerata scritta Per i bambini.
Gli errori, in un conflitto armato, possono avvenire e possono essere imputabili a entrambe le parti. Ciò che, però, la stampa e la comunità internazionale dovrebbero fare è, prima, accertare cosa sia successo veramente e, poi, quietare gli animi, trovando le giuste parole e le corrette idee per risolvere la contesa.
Non sarà addestrando 15 mila soldati ucraini (entro giugno) che l’Europa aiuterà l’Ucraina. In questo modo o sottrarrà uomini al conflitto o invierà mercenari sotto falsa bandiera. Ciò che oggi occorrerebbe è tornare al nocciolo del problema: il Donbass e il suo diritto all’autodeterminazione. Pensare a un nuovo referendum sotto egida Onu, con la presenza di osservatori cinesi e indiani, e la certezza che l’esito non potrà essere contestato né dall’Ucraina né dalla Russia? Togliere le sanzioni alla Russia? E infine capire come ricostruire quel che resta dell’Ucraina? Perché è ora di essere chiari al riguardo: tra debiti di guerra, debito pubblico pre-conflitto, situazioni bancarie e finanziarie non cristalline, cosiddetti oligarchi, stampa e partiti di opposizione banditi, il nazismo montante e l’odio etnico nei confronti dei russofili, quel Paese ci sembra – nei fatti – sempre più lontano dall’Unione Europea.
(1) https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/11/16/missile-caduto-in-polonia-potrebbe-essere-ucraino_d5e6730d-6b06-44c8-a413-00e25ad57b12.html
(2) https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2022/11/15/ucraina-missili-russi-sulla-polonia-due-le-vittime.-mosca-non-sono-nostri.-la-nato-in-allerta_d914c029-e066-465a-8ea2-70c11bd044be.html
(3) https://www.telegraph.co.uk/world-news/2022/11/15/two-russian-rockets-hit-poland-killing-two/
(4) https://www.reuters.com/world/europe/us-official-says-russian-missiles-hit-poland-killing-2-associated-press-2022-11-15/
(5) https://www.inthenet.eu/2022/04/10/la-guerra-della-propaganda/
Speciale guerra – mercoledì, 16 novembre 2022
In copertina: S-300 durante la Parata Militare a Mosca, nel 2009. Foto di: www.kremlin.ru.