Quando unirsi al coro fa stonare
di Simona Maria Frigerio
Questo spettacolo di e con Davide Enia dipinge un’Italia più povera, più ingenua, forse più innocente (anche se solo in apparenza, dato che nell’82 avevamo già vissuto la stagione delle stragi di Stato e l’omicidio di Pasolini). Un’Italia che poteva ancora credere che, per una volta, vincendo sul campo (da calcio) avrebbe brillato a livello internazionale. Un’Italia che, dopo Mattei, si era fatta ancora più piccola e dipendente.
Vent’anni dopo, nel 2002, quando lo spettacolo debuttò, quell’Italia la ricordavano in tanti – forse con nostalgia, forse incrostandola con le mistificazioni che ammantano sempre le memorie di gioventù. E quel crescendo fino alla vittoria poteva trascinare sia nostalgici del pallone, sia italiani che, semplicemente, quella notte di vent’anni prima avevano riso o pianto ma, in qualche modo, quella notte l’avevano vissuta e potevano, adesso, riviverla e condividerla a teatro.
Quarant’anni dopo, la partita Italia-Brasile è ormai un pezzetto di storia del costume e l’Italia ha perso la scarpetta – ma di Cenerentola. Siede da decenni alla tavola dell’Occidente, complice/matrigna degli Stati Uniti e dell’Unione Europea (di cui è uno tra i Paesi fondatori), banchettando con ferocia post-colonialista e partecipando a ogni guerra in ogni dove – dall’ex Jugoslavia all’Afghanistan, dall’Iraq al Donbass (sic!: erano tutte missioni di pace?).
L’Italia di oggi non ricorda nemmeno più chi fosse Paolo Rossi ma almeno fino all’intervallo, il racconto teatrale di quella partita e del clima che si respirava in una casa italiana (a Palermo o a Milano, poco importa) regge. Il ritmo sostenuto, il buon supporto dei musicisti dal vivo, la schietta ma pungente caratterizzazione dei personaggi funzionano. Ci si appassiona, si freme e si ride.
Poi qualcosa si inceppa. L’anticlimax dedicato alla Dynamo Kyiv è un macigno che affossa lo spettacolo. Fatto di storia che non può cancellare la compartecipazione solerte degli ucraini con il regime nazista, che portò allo sterminio di un milione e seicentomila ebrei. L’Ucraina nazista è riabilitata per farci accettare la persecuzione degli ucraini filorussi del Donbass: il tentativo di pulizia etnica compiuto da Kyiv sotto gli occhi (impassibili o complici?) dell’Occidente (e dell’Italia) per otto anni e, ora, cancellato per giustificare la nostra alleanza con quella stessa Ucraina che ha per eroi nazionali Stepan Bandera e Dmitry Denzov (teorico dell’antisemitismo durante la Seconda guerra mondiale).
Ecco, se sarebbe stato già difficile nel 2022 farci rivivere le emozioni dell’82, aver voluto ricostruire una partita della Dynamo Kyiv (e non Kiev, attenzione) per dimostrare la propria adesione al pensiero unico oggi tanto di moda affossa lo spettacolo: risulta posticcio e non riesce a restituire (a differenza del primo tempo) l’emozione autentica. Il pubblico si domanda cosa c’entri questo blocco drammaturgico all’interno dell’Amarcord ormai datato, e nonostante Enia tenti poi di risollevare il climax con i mezzi propri del cunto per trascinarci verso la vittoria, ha ormai perso il tempo (in ogni senso) e il ritmo (pessimo segnale a teatro).
E qui sorge un dubbio. Come mai Enia non inserì nel 2002 un mattone drammaturgico centrale sul nostro intervento in Afghanistan a fianco dello sceriffo a Stelle e Strisce – durato ben vent’anni? Avrebbe potuto giustificarlo tematicamente col fatto che a quel tempo gli stadi da calcio, i talebani li usavano per le esecuzioni pubbliche (come quella di una donna, di fronte a 30 mila spettatori).
Quanti spettacoli si potrebbero affossare con la lettura unilaterale delle guerre che, baldanzosi, abbiamo fatto in giro per il mondo?
Lo spettacolo è andato in scena:
sabato 29 ottobre 2022, ore 21.00
La Città del Teatro
via Tosco Romagnola, 656 – Cascina (PI)
Italia-Brasile 3 a 2. Il ritorno
di e con Davide Enia
musiche in scena Giulio Barocchieri e Fabio Finocchio
luci Paolo Casati
suoni Paolo Cillerai
produzione Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Sipario Toscana
collaborazione alla produzione Fondazione Armunia Castello Pasquini Castiglioncello-Festival Inequilibrio
venerdì, 4 novembre 2022
In copertina: Una scena dello spettacolo Italia-Brasile 3 a 2. Il ritorno. Foto ©Tony Gentile (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa de La Città del Teatro).