Un mondo di retorica
di Simona Maria Frigerio
Premessa. Sulla pagina Telegram del Ministero degli Esteri russo è stato caricato, il 25 ottobre scorso, un video che dà la versione russa dei fatti di Bucha, Izyum e Kupyansk. Fare informazione significa ascoltare tutte le parti in causa ma, visto che il video da me linkato sulla pagina Face Book (che condivido solo con adulti e persone conosciute) è durato meno di un minuto online, mi trovo costretta per l’ennesima volta a scrivere un intero articolo per far risuonare anche l’altra campana – dato che l’Italia è attivamente partecipe in una guerra che si sta svolgendo in Donbass e arma una parte contendente.
In effetti, proprio il fatto che il video sia stato cancellato da FB in meno di 60 secondi mi ha spinta a chiedermi perché, in un mondo virtualmente connesso e del quale si dovrebbe sapere tutto, sia così difficile riportare versioni diverse da quelle della stampa ufficiale. Se la questione fosse solamente che alcune immagini sono obiettivamente drammatiche, si potrebbe pensare a un social solo per over 18. Ma visto che gli under 18 guardano ogni giorno la televisione, che propina ben altre immagini – da donne/oggetto che scodinzolano intorno al conduttore di turno a truculenti omicidi serviti per cena, che modificano impercettibilmente ma costantemente la nostra percezione della realtà – forse persino questa proposta è ormai superflua e il problema sta altrove.
In ogni caso, il video – per quanto concerne Bucha – non aggiunge nulla alle legittime perplessità che avevamo già sollevato noi qualche mese fa (1), a parte una ripresa in cui si vedono membri dell’esercito ucraino posizionare un cadavere in mezzo alla strada (il che è sospetto vista l’accusa contro i russi di aver massacrato civili inermi e averli poi abbandonati all’addiaccio). Su Izyum – dove sarebbe stata trovata una fossa comune con 440 corpi, il 15 settembre scorso – il Ministero degli Esteri russo fa notare che il 9 settembre giornalisti del Daily Telegraph in visita nella zona, dopo l’arrivo dell’esercito ucraino, non avevano “trovato tracce di massacri e avevano citato abitanti locali dire che non si erano avuti arresti, torture o esecuzioni” (t.d.g.); infine, il 17 settembre, nella foto pubblicata da Andrey Yermak (ucraino), si vedono le date di decesso di alcuni sepolti (antecedenti l’inizio della guerra e/o l’entrata delle forze armate russe a Izyum), il che dimostrerebbe come il luogo sia un cimitero e non una fossa comune. A seguire vi sono alcune testimonianze riguardo all’uso di butterfly mines (2) da parte dell’esercito ucraino contro la popolazione di Izyum. E infine, il video si concentra su Kupyansk, dove il 9 ottobre un ex comandante della Azov, Maksym Zhorin, postava un video in cui si vedevano dei corpi gettati in una fossa con la dida: “Kupyansk, Regione di Kharkov, ancora occupata. La popolazione civile. Dovranno pagarla!” (t.d.g.). Sappiamo che il video è diventato virale (anche se non sappiamo come mai i social, in questo caso, non lo abbiano immediatamente bloccato) e solo a quel punto – visto che la risposta dell’opinione pubblica non pareva favorevole all’autore – Zhorin ha tentato di accusare i russi, dicendo che lo aveva scaricato dal cellulare di un loro militare. Parrebbe però che i famosi metadati confermino che è stato girato il 9 ottobre, dopo che la città era tornata sotto controllo ucraino.
Nel complesso il video è avvolto da un alone di retorica (soprattutto a livello musicale) ma, a parte questo, le informazioni che fornisce sono degne di attenzione e non si comprende perché il popolo italiano (ossia persone ‘adulte e vaccinate’, che rischiano il lavoro o di trovarsi senza riscaldamento il prossimo inverno perché il passato, ma supponiamo anche il presente, Governo ha deciso che l’Italia debba impegnarsi in una guerra contro la Russia e contro le popolazioni del Donbass russofile) non debba ascoltare anche la versione russa su fatti che hanno sicuramente tentato di solleticare la bellicosità di pancia di una nazione (come l’Italia) che dovrebbe ripudiare la guerra per ‘Costituzione’.
Dalla censura social all’emergenza funzionale
Sul fronte opposto, citiamo un’altra caratteristica dei nostri mass media. Se da una parte cancellano la visione o l’interpretazione dello stesso fatto proveniente da coloro che dovremmo considerare ‘nemici’ (ma almeno noi a InTheNet non ci sentiamo in guerra contro la Russia e tanto meno contro i russofili del Donbass); dall’altra, tendono a enfatizzare alcune circostanze per trasformarle in emergenze.
Ecco, quindi, comparire dopo mesi (o forse anni di silenzio) i titoloni, come questo del Corsera: “Migranti, sbarchi a raffica nella notte a Lampedusa”. Sui social alcune persone ingenuamente di sinistra fanno notare che, con il nuovo Governo di destra, i migranti devono tornare a essere un’emergenza e che televisione e giornali hanno subito ‘usmato’ il cambio di rotta.
Ma il PD e i Governi Conte e Draghi avevano davvero un atteggiamento diverso riguardo al problema delle migrazioni? L’Onu ha una visione più aperta e accogliente?
In verità, sul sito dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati si legge: “il rifugiato è colui che temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o per le sue opinioni politiche, si trova fuori del Paese di cui è cittadino e non può o non vuole, a causa di questo timore, avvalersi della protezione di questo Paese; oppure che, non avendo cittadinanza e trovandosi fuori del Paese in cui aveva residenza abituale a seguito di tali avvenimenti, non può o non vuole tornarvi per il timore di cui sopra”. In pratica, le ragioni economiche, la povertà endemica magari a causa del depauperamento coloniale e post-coloniale di intere nazioni, i cambiamenti climatici che deprivano le popolazioni di zone fertile o causano il protrarsi o la scomparsa dei monsoni, eccetera, non sono motivi per ottenere lo status di ‘rifugiato’. In parole povere, se una persona rischia di morire perché pratica una religione o esprime opinioni non gradite a un regime, va accolta; se rischia di morire perché la desertificazione le ha tolto i mezzi per sopravvivere, no.
Partendo da questa ipocrisia basilare, vorremmo ricordare alcune misure prese dai Governi dei ‘migliori’ o di ‘sinistra’. Ricordiamo, ad esempio, che l’8 aprile 2020, i ministri Luigi Di Maio (Esteri e, guarda caso, Cooperazione Internazionale), Luciana Lamorgese (Interni), Paola De Micheli (Infrastrutture) e Roberto Speranza (Sanità) firmavano un decreto (3) in cui affermavano che, non potendo fornire ai rifugiati un “luogo sicuro”, tenendo conto “della situazione di emergenza connessa alla diffusione del coronavirus”, avevano deciso che “le attività assistenziali e di soccorso… possano (da intendersi: debbano) essere assicurate dal Paese di cui le unità navali battono bandiera” (4). In pratica, la nostra classe politica di sinistra voleva venire meno agli obblighi di soccorso in mare.
Ma i Governi succedutisi avrebbero agito anche peggio con le navi quarantena dove migliaia di uomini, donne e bambini, erano ammassati per 14 giorni senza la dovuta assistenza sanitaria, senza il supporto di traduttori, assistenti sociali, psicologi e/o educatori. Di quel periodo di assoluta illegalità (che non si comprende se sia mai finito, visto che il 23 maggio (5) e ancora il 1° agosto (6) se ne discuteva, nonostante lo stato d’emergenza fosse finalmente over) ricordiamo la morte di due minori, in particolare: il quindicenne Abou Diakite e il diciassettenne Abdallah Said (7).
Il meglio della retorica, la ‘sinistra’ lo ha però regalato l’8 aprile 2021, quando la deputata del PD, Beatrice Lorenzin, ha posto una sedia nel Parlamento italiano per farvi accomodare la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, perché quest’ultima aveva dovuto ‘accontentarsi’ di un divano nell’incontro con il Presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. La ragione? Motivi di etichetta: il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sedeva di fronte a Erdoğan, mentre von der Leyen di fronte al Ministro degli Esteri turco. Ma la nostra sinistra finse di difendere le donne, nascondendo il motivo della visita, ovvero dare un paio di miliardi al Presidente turco per tenere lontani dalle nostre coste i migranti (come precedentemente si faceva con il leader libico, Muʿammar Gheddafi).
E ancora una volta, sotto una coltre di retorica, si nasconde il fatto più evidente: sarà difficile per il PD contestare le misure di FdI perché, a parte la questione Covid, non notiamo per ora politiche differenti.
(1) https://www.inthenet.eu/2022/04/06/la-verita-vi-prego-su-bucha/
(2) denominate anche green parrot, le butterfly sono mine antiuomo a grappolo di matrice sovietica, simili alle Dragontooth statunitensi utilizzate in Vietnam. L’Onu si batte da decenni per mettere definitivamente al bando tali ordigni che, rimanendo inesplosi nel terreno, continuano a mietere vittime (soprattutto civili e bambini) anche molti anni dopo la fine di un conflitto armato
(3) https://www.avvenire.it/c/attualita/Documents M_INFR.GABINETTO.REG_DECRETI(R).0000150.07-04-2020%20(3).pdf
(4) https://www.inthenet.eu/2020/04/08/italiani-brava-gente/
(5) https://www.meltingpot.org/2022/05/sullattuale-illegalita-delle-navi-quarantena/
(6) https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/08/01/news/sbarco_salerno_migranti-359995044/
(7) https://ilmanifesto.it/navi-quarantena-i-minori-che-hanno-perso-la-vita-sono-due
venerdì, 4 novembre 2022
In copertina: Foto di Falco da Pixabay.