Encounters, Discoveries, & Confrontations / Incontri, Scoperte e Confronti
by/di Pamela Goldman (traduzione in italiano al fondo pagina)
“I was nine years old when a Kodak darkroom kit given to me by my parents planted the seed of what would later become my life’s passion. Seeing an image slowly appear on a blank sheet of paper in a tray of liquid was magic. Even the darkened room with only a faint yellow glow from the safelight had its wonder. I was sidetracked for the next several years growing up with the aimless direction of an adolescent. Graduated college in 1969 with a degree in economics but had no desire to pursue a career in business. Putting off having to get a job, I ventured on a cross-country trip, with a borrowed Nikon camera. This turned out to be a life changing event, it reacquainted me with photography. A camera has a special power and it made me feel important. Behind the lens I found a direction. My formal training as a photographer began with Lou Bernstein, an old ‘Photo- Leaguer’. Lou’s emphasis was on the content of a photograph. I started to understand photography as an art and myself as an artist. My involvement in photography grew as I explored other styles and philosophies with the help of museums, galleries and books. It was during this period of discovery; I encountered the west coast school of photography. Their photographs were grand and spectacular and their technique was unbelievable. In 1972, I traveled to the west and was presented with the opportunity to study with some of the west coast masters. I left the West Coast and returned to New Jersey with my head spinning. The west coast emphasis on technique improved the quality of my photographs and their poetic choice of subject matter added range to my vision.
ENCOUNTERS, DISCOVERIES AND CONFRONTATIONS. Armed with a camera, I’ve walked down countless paths and traveled many highways taking careful aim at my discoveries, encounters and confrontations. Maybe it was something new or with new eyes rediscovering something I’ve seen many times before. The rewards of clicking my shutter would be both documented evidence of what existed and my feelings framed. My photographs emotionally are about me, in a sense they are all self-portraits.
THE JERSEY SHORE. Growing up in Newark, New Jersey my family fled the city and spent summers at the Jersey shore. The summers were 10 weeks long and every day was special. After breakfast, we headed to the beach to just play in the surf, dig holes and build sand castles. Mom would bring lunch to the beach and after the required 45-minute hiatus from the water it was back to playing in the surf. With a 10-cent allowance the evenings were spent at the Penny-arcade accumulating points to be redeemed for prizes. The prices ranged from penny candy to a shiny new Schwinn bike. We dreamed of winning the bike but settled for the candy. On weekends my brother Marc and I would walk down the boardwalk to Asbury Park where the rides were waiting. As a young boy, summers spent at the Jersey shore were like being in a magical land. Along the hundred and 120 miles of the Jersey coast there are picturesque landscapes laced with playgrounds for both young and old. Since 2010, I’ve been working on a photographic essay titled Along the Jersey Shore, which captures the romantic, sublime and often surreal heart and soul of New Jersey.
ROAD TRIP AMERICA. As a photographer witnessing the polarization that has been building in America. My photographs are evidence that ‘a common American story’ still exists. To date I’ve traveled over 20,000 miles through 30 states stopping at the small towns along the way. Unlike the Tri-State area I’m accustomed to, the people I met were warm, welcoming, and had time to chat. They were curious who this traveler was and why I was taking pictures. They enjoyed a conversation with a stranger and were happy to have their picture taken. Their pace of life was slower and more personal. A traveler is prepared for the sophistication of the big cities with the costumes of the hurried people attached to mobile devices and the suburban sprawl of strip malls. But stopping to have conversations with the people in the small towns was reassuring that ‘a kinder and gentler America’ still exists. With a world moving forward so quickly, it was nice, if only for a few weeks, to seemingly move backwards in time. The journey was enlightening and reassuring” – Brian Lav.
This exhibit was compiled by Pamela Goldman, Curator and Founder of Museum Mile Contemporary, a non-profit institution.
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To connect with Brian Lav visit: https://www.brianlavphotography.net/
Traduzione in italiano
di Simona Maria Frigerio
“Avevo nove anni quando un kit Kodak per lo sviluppo e la stampa delle foto in bianco e nero – regalatomi dai miei genitori – ha piantato in me il seme di quella che sarebbe diventata la passione della mia vita. Vedere un’immagine apparire lentamente su un foglio bianco immerso nel liquido di un vassoio era magia. Persino la stanza oscurata, con solo una flebile luce gialla di sicurezza, era una meraviglia. Gli anni successivi, mentre crescevo, sono stato sviato dalla mancanza di scopo tipica dell’adolescenza. Mi sono laureato nel 1969 in economia ma non sentivo alcun interesse a perseguire una carriera negli affari. Mettendo da parte l’idea di trovarmi un lavoro, mi sono avventurato in un viaggio attraverso gli States, armato di una macchina fotografica della Nikon presa in prestito. Questa decisione è stata l’evento che ha cambiato la mia vita, riavvicinandomi alla fotografia. La macchina fotografica possiede un potere speciale e mi fa sentire importante. Dietro al mirino ho trovato la mia direzione nella vita. Il mio training professionale come fotografo è iniziato con Lou Bernstein, un vecchio ‘Photo- Leaguer’ (1). Lou puntava sul contenuto della foto. Poi ho iniziato a intendere la fotografia come un’arte e a vedere me stesso come un artista. Il mio coinvolgimento è aumentato a mano a mano che esploravo altri stili e filosofie grazie alle opere esposte nei musei, nelle gallerie e ai libri. È stato durante questo periodo di scoperte che ho conosciuto la Scuola della West Coast. Le loro foto erano magnifiche e spettacolari e la loro tecnica incredibile. Nel 1972 sono andato sulla West Coast e ho avuto l’opportunità di studiare con alcuni tra i maestri di quella Scuola. Quando sono rientrato in New Jersey mi girava la testa! Quella scuola poneva l’accento sulla tecnica: avevano migliorato la qualità delle mie foto e la scelta poetica dei soggetti allargava la mia visione.
INCONTRI, SCOPERTE E CONFRONTI. Con la mia macchina fotografica ho seguito innumerevoli percorsi e viaggiato a lungo avendo come fine nuove scoperte, incontri e confronti. A volte vedevo qualcosa di nuovo, altre riscoprivo – con occhi nuovi – ciò che avevo già visto in passato. La ricompensa per i miei scatti sarebbe stata la prova documentale di ciò che esisteva ma anche dei miei sentimenti al riguardo. Le mie foto, a livello emozionale, mi riguardano, nel senso che sono tutte degli autoritratti.
LA COSTA DEL JERSEY. Crescendo a Newark (New Jersey), la mia famiglia scappava dalla città, in estate, per recarsi sulle coste del Jersey. Le estati duravano 10 settimane e ogni giorno era speciale. Dopo colazione, andavamo in spiaggia per fare surf, grandi buche e castelli di sabbia. Mia madre portava il pranzo in spiaggia e dopo i 45 minuti canonici fuori dall’acqua, si ritornava a fare surf. Con i 10 cent di paghetta, passavamo le serate al Penny-arcade accumulando punti che sarebbero serviti per conquistare i premi. I prezzi andavano da un penny di caramelle a una bicicletta nuova di zecca della Schwinn. Sognavamo di vincere la bici ma andavano bene anche le caramelle. Nei fine settimana, mio fratello Marc e io camminavamo sulla passeggiata verso Asbury Park dove c’erano le giostre. Come ragazzino, le estati trascorse sulle coste del Jersey erano come vivere su un’isola delle meraviglie. Lungo le 120 miglia di costa si vedevano panorami pittoreschi con parchi gioco per giovani e anziani. Dal 2010 lavoro a un reportage fotografico intitolato Along the Jersey Shore, che spero catturi l’animo romantico, sublime e spesso irreale del New Jersey.
AMERICA ON THE ROAD. Come fotografo ho testimoniato la polarizzazione che ha costruito gli States. Le mie fotografie testimoniano che ‘una storia comune americana’ esista tuttora. A oggi ho percorso oltre 20.000 miglia, attraverso 30 Stati, fermandomi nelle piccole città lungo la strada. A differenza della Tri-State area (2), alla quale sono abituato, le persone con le quali sono venuto in contatto altrove erano affettuose, ospitali e avevano tempo per chiacchierare. Erano curiose di sapere chi fossi e del perché scattassi foto. Gli piaceva conversare con un estraneo ed erano felici se le fotografavo. Il loro modo di vivere era più tranquillo. Un viaggiatore è preparato per le sofisticherie delle metropoli, con persone frettolose e indaffarate dipendenti dai loro cellulari, e all’espansione delle periferie con i loro centri commerciali. Ma fermarsi a conversare con le persone nelle piccole città mi rassicurava che ‘un’America più generosa e cordiale’ esiste ancora. Con il mondo che va avanti così velocemente, era piacevole, anche solo per poche settimane, tornare indietro nel tempo. Il viaggio era illuminante e mi rassicurava” – Brian Lav.
(1) La Photo League è stata una cooperativa di fotografi newyorkesi fondata nel 1936 e discioltasi nel 1951, dopo che nel 1947 fu inserita, dal Dipartimento per la Giustizia statunitense, nella lista nera con l’accusa di essere un’organizzazione comunista e anti-americana.
(2) La Tri-State Area circonda New York City e include parti di New York, del New Jersey e del Connecticut.
Mostra virtuale a cura di Pamela Goldman, Curatore e Fondatore del Museum Mile Contemporary, istituzione no-profit.
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Friday, November 4, 2022 / venerdì, 4 novembre 2022
On the cover and in the article: all images courtesy by the artist ©Brian Lav (all rights reserved. Reproduction prohibited). / In copertina e nell’articolo: tutte le immagini courtesy l’artista, ©Brian Lav (tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione).