Il discorso del nuovo Premier (1), Giorgia Meloni
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
Parole parole parole, cantavano Mina e Alberto Lupo. I discorsi elettorali come quelli di investitura promettono tutto e nulla e, spesso, hanno poco seguito anche perché sono altri i tavoli sui quali ormai si giocano le sorti di uno Stato – innanzi tutto, a livello di Commissione europea, poi Oltreoceano, e infine nelle stanze dei bottoni dei grandi asset internazionali.
Eppure, come ci hanno fatto notare Federico Giusti e Tiziano Tussi (sul blog https://delegati-lavoratori-indipendenti-pisa.blogspot.com/) alcuni passaggi del discorso del Premier, Giorgia Meloni, sono interessanti.
Partiamo dai famosi 10 mila euro in contanti che, per alcuni, sono sinonimo di libertà, per altri di evasione fiscale. In un Paese come la Svezia, ad esempio, che nessuno immaginerebbe abbia mai avuto problemi di evasione fiscale, si è provveduto drasticamente sostituendo il contante con la carta di credito. Persino il biglietto sull’autobus si acquista con la carta e molti negozi e supermercati non hanno più il doppio circuito e, quindi, non possono incassare contanti nemmeno volendolo. Ora, pur ammettendo che molte persone anziane ma anche persone che vivono (ancora per poco, a quanto sembrerebbe) con l’obolo di povertà del M5S (ovvero il reddito di cittadinanza) possano non avere un conto corrente (visti anche i costi per tenerlo) e manchino, di conseguenza, di una carta di debito o credito, difficilmente gli stessi maneggeranno mai 5 o 10 mila euro cash. La verità è che se ne gioveranno i piccoli spacciatori, i piccoli criminali, i corruttori di amministratori di secondo piano, e tutto quel sottobosco di nero che in Italia fiorisce – dal barista che non farà lo scontrino all’artigiano che farà la riparazione senza fatturare, dal libero professionista che sconterà l’Iva al cliente alla cameriera che, a fine serata, accetterà i 50 euro in contanti per 7 ore di lavoro massacrante ai tavoli. E tutti vivranno felici e contenti…
Tiziano Tussi, sempre sul blog, si concentra su un altro passaggio del discorso di Meloni, quello dedicato a Enrico Mattei e precisamente a queste parole: il “prossimo 27 ottobre ricorrerà il sessantesimo anniversario della morte di Enrico Mattei, un grande italiano che fu tra gli artefici della ricostruzione post-bellica, capace di stringere accordi di reciproca convenienza con nazioni di tutto il Mondo. Ecco, credo che l’Italia debba farsi promotrice di un ‘piano Mattei’ per l’Africa, un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell’area sub-sahariana”. Ora, come a Tussi, ci pare che manchi un preciso richiamo al fatto che Mattei fu inviso, in primis, agli Stati Uniti e che l’indipendenza energetica italiana perseguita dal Presidente dell’Eni potrebbe essere stata cagione della sua morte (ricordiamo la ricostruzione del sostituto procuratore di Pavia, Vincenzo Calia, che ha parlato esplicitamente di un omicidio premeditato). Il parallelo con l’Italia che continua a essere subalterna e deve diventare dipendente dal costosissimo e molto inquinante gas di scisto a Stelle e Strisce appare urticante. In secondo luogo, il Premier Meloni dovrebbe ricordarsi cosa è stato, ad esempio, il Covax: un’Europa che si è accaparrata 4 miliardi e mezzo di dosi di un vaccino non immunizzante e ha regalato all’Africa i suoi farmaci in scadenza o quelli che le sue popolazioni non accettavano più visti gli effetti avversi gravi, come potrebbe proporre “un modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione Europea e nazioni africane”?
Ma andiamo oltre. Due sono i punti che non ci convincono del nuovo Governo. Il primo è l’adesione alla Nato e la prosecuzione di una guerra contraria all’articolo 11 della nostra Costituzione (quello seppellito sotto la realpolitik di qualsiasi Governo si sia insediato in Italia negli ultimi 30 anni); il secondo è la pervicace convinzione che si possa mettere da parte il sussidio di povertà, pardon, il reddito di cittadinanza, senza problemi perché il nuovo Governo sarà in grado di dare lavoro – incentivando le aziende che assumono – a tutti gli uomini e le donne oggi disoccupati. A questo ragionamento mancano due premesse. La prima è che “la disoccupazione è tornata a essere un elemento normale, funzionale agli stessi equilibri del sistema economico capitalistico. La presenza di lavoratori disoccupati contribuisce a tenere bassi i salari, esercitando al contempo un effetto di disciplinamento sulla forza lavoro” (2) e, in secondo luogo, che la promessa di sgravi, diminuzione delle garanzie dei lavoratori e cambio di appellativo per gli uffici di collocamento finora hanno ben poco giovato – sia quando proposti dai Governi tecnici sia dalla cosiddetta sinistra. Al contrario, puntare sull’aumento del debito pubblico (cosa che Meloni non vuole assolutamente fare ma avverrà da sé, visto che dovremo restituire i prestiti del PNRR e, anzi, gli stessi finiscono contabilizzati in tale debito appena li percepiamo) per assunzioni statali che incentivino i servizi pubblici e, nel contempo, portino alla piena occupazione (con buona ricaduta anche sui consumi) non pare un’opzione contemplata nemmeno da coloro che vorrebbero presentarsi come ‘nuovi’. Purtroppo ci pare che le ricette di FdI assomiglino fin troppo a quelle renziane o del PD.
E chiudiamo con il passaggio sull’approccio politico a un problema sanitario, ossia sulla gestione della pandemia (oggi endemia) di Covid-19. Appurato che il vaccino Pfizer non è immunizzante (ma non ci sarebbe stato bisogno dell’ammissione della Casa farmaceutica, visti i dati del contagio da un anno a questa parte), appurato che il Regno Unito non si è trasformato in un lazzaretto sebbene sia stato il primo Stato in Europa a considerare il Covid-19 un’endemia e a tornare alla normalità (già nel luglio 2021), ci si aspetta ora l’immediata abrogazione del DL 44/2021 e il reintegro di tutti i lavoratori dei settori sanitario e Rsa, il condono delle multe per i non vaccinati, l’abrogazione definitiva del green pass e di qualsivoglia obbligo vaccinale. Al momento, però, il Ministro della Salute tace (lo stesso che in passato si è espresso a favore delle medesime misure coercitive e che non hanno fermato l’epidemia, bensì rilasciato un passaporto verde ai vaccinati contagiosi e contagiati). Attendiamo fiduciosi?
(1) Usiamo il maschile come richiesto da Giorgia Meloni e non ci scandalizziamo nel farlo, dato che adesso se ci si trova davanti a un gender fluid non-binary (lui/lei/esso?) dovremmo utilizzare il they/them al singolare (se vale per gli uni, vale per l’altra)
venerdì, 28 ottobre 2022
In copertina: Foto di David da Pixabay.