“Occhio per occhio e il mondo diventa cieco” (1)
di Simona Maria Frigerio
Dopo l’omicidio di Dar’ja Dugina, che pare anche l’intelligence statunitense attribuisca agli ucraini, come scrive il New York Times (2); dopo che per settimane Kiev ha sottoposto la centrale nucleare di Zaporozhye a bombardamenti che minacciano la sopravvivenza stessa degli abitanti del Donbass e un fall-out, a seconda dei venti, anche su parte dell’Europa (che sarebbe peggiore di quello dell’incidente di Cherbobyl); dopo le continue richieste del Presidente Zelensky alla Nato di intervenire con armi nucleari ‘tattiche’ contro la Russia; dopo aver usato per mesi i tetti e i piani alti di abitazioni, ospedali e scuole come postazioni per i loro mortai così da rischiare che i civili si trasformassero in scudi umani; e dopo l’attacco terroristico con un camion bomba al ponte di Kirch – in Crimea – che ha causato un numero, per fortuna, limitato di vittime civili (i mezzi stampa affermano tre) ma, data l’esperienza italiana dei 43 deceduti a causa del crollo del ponte Morandi, sappiamo bene che le cose sarebbero potute andare peggio; ebbene, dopo tutto ciò, cosa faranno mai i giovani ucraini per dimostrare la loro compartecipazione alle sofferenze del popolo del Donbass (teoricamente ucraino)? I selfie di fronte a una gigantografia con un rendering di due esplosioni sul succitato ponte, mostrando il simbolo V quasi fossero modelli per la pubblicità di Italia 1 (ispirati forse dal loro Presidente che, in piena guerra, posa per un servizio fotografico su Vogue con consorte a fianco).
La guerra, spiace dirlo, per i giovani di oggi è diventata più o meno un gioco. Dal video del 2014 della decapitazione in diretta del reporter statunitense Steven Sotloff, a opera degli jihadisti dello Stato Islamico, la barbarie è stata sdoganata in una società dell’immagine che ha perso l’immaginazione. Ovvero che ha ridotto la realtà alla sua superficie, fruibile senza esserne toccati, senza che le nostre emozioni o la capacità di giudizio e critica intervengano a porci dei dubbi e a farci compartecipare il dolore altrui. Del resto, le radici di tale forma di sociopatia – considerata ‘normale’ – affonda le sue radici nel lontano 1990. Data della prima guerra del Golfo (la madre di tutte le guerre, come piazza Fontana lo fu di tutte le stragi), propagandata con l’appellativo Operazione Scudo del Deserto (e chissà perché si criticano i russi per l’utilizzo del termine Operazione Speciale per la guerra in Donbass). Da allora Europa e Stati Uniti (ovviamente i Paesi Nato, quelli che operano solo per la pace e l’autodifesa) hanno abituato le loro popolazioni, attraverso campagne mediatiche unilaterali, ad accettare ‘danni collaterali’ e ‘bombe intelligenti’ come se non fossero esseri umani trucidati e armi – perseguendo le poche voci fuori dal coro che hanno cercato di ridare corpo a quelle parole vuote (in primis, Julian Assange).
Ma se un talebano si fosse fatto un selfie di fronte alle Torri Gemelle come avremmo reagito?
Per ‘arrestare’ Osama Bin Laden (che sarebbe stato ucciso dai Navy Seal col supporto della Cia, ma in Pakistan), il Presidente Bush Jr lanciò l’Operazione Enduring Freedom nel 2001. Una campagna militare, a tutti gli effetti, contro il popolo afghano, che è durata vent’anni – sebbene non vi fossero afghani tra gli attentatori alle Torri Gemelle, né parrebbe talebani afghani. Guerra che è proseguita anche dopo il 2011, quando la minaccia di Bin Laden era ormai tramontata (in quanto morto), cambiandole il fine (a uso delle coscienze occidentali): era diventata l’ennesima missione di ‘pace’. Avremmo ‘liberato’ il Paese dai succitati talebani per una mal intesa difesa dei diritti delle donne e, per farlo, “si stima che, secondo i dati più recenti del progetto Costs of War della Brown University, circa 241 mila persone siano rimaste uccise, mentre altre centinaia di migliaia, per lo più civili, sono morte a causa della fame, delle malattie e delle ferite causate dalle devastanti violenze” (dal sito di Emergency). Ciliegina sulla torta, alla fine, gli Stati Uniti hanno riconsegnato il Paese direttamente nelle mani di quegli stessi talebani.
La risposta del Presidente russo Vladimir Putin all’attentato in Crimea, ma anche ai bombardamenti degli impianti nucleari di Zaporozhye e Kursk, è stata molto più trasparente della propaganda a Stelle e Strisce. Il 10 ottobre, dopo i bombardamenti di diverse facilities in Ucraina, ha dichiarato: “Con le proprie azioni il regime di Kiev si è posto allo stesso livello dei gruppi terroristici internazionali, e tra quelli più abietti. Non è più possibile evitare una reazione a tali crimini. Su proposta del Ministero della Difesa e in conformità con il piano dello Stato Maggiore della Federazione Russa, questa mattina è stato lanciato un attacco massiccio con armi ad alta precisione e lunga gittata dal mare, dall’aria e da terra contro strutture ucraine dei settori comunicazione, controllo militare ed energia. In caso di futuri attentati terroristici sul nostro territorio, le risposte della Russia saranno dure e pari al livello di minaccia contro la Federazione stessa. Non dovrebbero esserci dubbi al riguardo” [t.d.g.].
La visione cinese
Mentre l’Europa, a passo di marcia e con l’elmetto in testa, segue il pifferaio di Hamelin, e la stampa si omologa utilizzando persino appellativi spazzatura come generale ‘Armageddon’, una serie di esperti intervistati dal giornale online cinese, Global Times (4), fa un’analisi della situazione attuale molto diversa da quella dei nostri media mainstream: “I Paesi europei si preparano ad affrontare un inverno rigido e severo con l’intensificazione della crisi energetica a fronte di un peggioramento di quella russo-ucraina e delle esplosioni che hanno interessato i gasdotti Nord Stream, mentre gli Stati Uniti stanno tentando di usare l’aumento del costo dell’energia per indebolire ulteriormente l’economia europea e per costringere le industrie manifatturiere a scappare dal vecchio continente”. Più oltre si legge che Wang Yiwei, direttore dell’Istituto Affari Internazionali alla Renmin University of China (a Beijing), afferma che le compagnie energetiche statunitensi stanno “utilizzando la guerra per arricchirsi” e che, sebbene al momento la vita delle persone non abbia subito grandi cambiamenti “grazie ai sussidi governativi, nel lungo termine, l’elevato debito pubblico e l’indebolimento della solidità dei Paesi impatterà sul tenore di vita del vecchio continente” [t.d.g.]. A quanto scritto dai colleghi cinesi va aggiunto che già dal 2027 dovremo ripagare il debito del PNRR e che l’Italia è tra i Paesi a più alto rischio a causa del debito pubblico e della pessima gestione della pandemia, che ha portato alla chiusura e al fallimento di molte imprese in vari settori. Purtroppo, quando uno Stato è visto in difficoltà dai mercati, gli investitori scappano e sappiamo dall’esperienza greca cosa potrebbe accadere (5).
Nonostante sia chiaro, quindi, cosa ci troveremo di fronte come europei, e soprattutto come italiani, i Paesi della Ue non riescono a fare fronte comune quali credibili mediatori per la pace. Nel frattempo, cosa succede Oltreoceano? Il Presidente statunitense Biden pare che continui con i paragoni fra la crisi dei missili a Cuba e l’attuale. A proposito è interessante un’altra analisi, sempre del New York Times (6), secondo la quale Joe Biden si rifarebbe a tale situazione storica perché, in realtà, vorrebbe fornire una ‘via d’uscita a Putin’ dato che, allora, il Presidente John F. Kennedy avrebbe fatto un accordo segreto (in seguito rivelato) con Nikita Chruščёv, offrendogli in cambio del ritiro dei missili russi da Cuba (versus l’impegno statunitense di non ritentare un’altra invasione dell’isola) di ritirare, a propria volta, i missili Us dalla Turchia (e aggiungiamo noi, per dovere di cronaca, anche dall’Italia e dalla Gran Bretagna). Visto però che, negli ultimi trent’anni, tutti gli accordi sono stati disattesi e sempre da parte statunitense (con l’allargamento della Nato in ogni dove e l’accerchiamento de facto della Russia), ci permettiamo di dubitare che, se davvero l’intento del Presidente Biden è stendere una mano alla Russia, quest’ultima vorrà fidarsi dell’ennesima promessa in bianco.
(1) Citazione dal Mahatma Gandhi
(2) L’articolo completo del New York Times: https://www.nytimes.com/2022/10/05/us/politics/ukraine-russia-dugina-assassination.html
(3) Il briefing del Presidente Putin in inglese (come riportato dal Ministero degli Esteri russo): “The forensic and other expert data, as well as operational information, show that the October 8 explosion on the Crimean Bridge was an act of terrorism aimed at destroying Russia’s civilian and critical infrastructure. It is also clear that the Ukrainian special services were the organisers and perpetrators of the attack. The Kiev regime has long been using terrorist methods, including murders of public figures, journalists and scientists, both in Ukraine and in Russia. And terrorist attacks on towns in Donbass, which have been going on for more than eight years. And also acts of nuclear terrorism, by which I mean missile and artillery strikes on the Zaporozhye Nuclear Power Plant. This is not the whole story: Ukraine’s special services have also carried out three terrorist acts against Russia’s Kursk Nuclear Power Plant, repeatedly blowing up the plant’s high-voltage lines. The third such terrorist attack damaged three of those lines at once. The damage was repaired in the shortest possible time and there were no serious consequences. However, there have been a number of other terrorist attacks and attempts to commit similar crimes against electricity generation and gas transportation infrastructure facilities in our country, including an attempt to blow up a section of the TurkStream gas pipeline system. All this has been proven by objective data, including the testimony of the detained perpetrators. It is well known that Russian representatives are not allowed to take part in the investigation into the causes of explosions at and the destruction of international gas pipelines running under the Baltic Sea. But we all know who ultimately benefits from this crime. Thus, the Kiev regime, by its actions, has actually put itself on the same level as international terrorist groups, and with the most odious of those. It is simply no longer possible to leave crimes of this kind without retaliation. This morning, at the proposal of the Defence Ministry and in accordance with the plan of Russia’s General Staff, a massive strike was launched with long-range precision air, sea and land-based weapons against Ukrainian energy, military and communications facilities. In the event of more attempts to stage terrorist attacks on our territory, Russia’s response will be harsh and commensurate with the threats posed to the Russian Federation. Nobody should have any doubts about that”.
(4) L’analisi originale in inglese sul Global Times: “European countries are preparing to face a severe and tough winter as the energy crisis further escalate amid the worsening Russia-Ukraine crisis and the explosions of the Nord Stream pipelines, while the US is trying to use high energy prices to further weaken Europe’s economy and force manufacturing industries to escape from the continent, said experts”. E più oltre: “Wang Yiwei, director of the Institute of International Affairs at the Renmin University of China, told the Global Times on Sunday that the high energy prices will surely divide the West, because it’s very clear that US energy companies are «using the war to get rich», and the high prices will directly hit the EU economy by increasing the cost for the manufacturing industries. «In the future, with the worsening of the Ukraine crisis, more and more manufacturing industries will flee Europe and move to Asia and America, and then the Europe’s economy will be hollowed out. Now due to the governmental subsidies, the ordinary people’s daily lives don’t see major change, but in the long term, the high debts and the weakening national strength will eventually impact the people’s livelihoods in the continent», Wang noted”. Articolo completo su: https://www.globaltimes.cn/page/202210/1276754.shtml
(5) Per approfondire:
(6) Il testo originale in inglese: “His logic [di Joe Biden, n.d.g.] came right out of the Cuban Missile Crisis, to which Mr. Biden referred twice in his comments at a Democratic fund-raiser in New York, a good indication of what is on his mind. In that famous case – the closest the world came to a full nuclear exchange, 60 years ago this month – President John F. Kennedy struck a secret bargain with Nikita Khrushchev, the Soviet premier, to remove American missiles from Turkey”. Articolo completo su: https://www.nytimes.com/2022/10/07/us/politics/biden-putin-armageddon-nuclear-threat.html
venerdì, 14 ottobre 2022
In copertina: Immagine stock / Foto di Mahbub Hasan da Pixabay.