Romanzo breve
di Roberto Rinaldi
La bellezza è dentro di noi
“L’anima del mondo è la bellezza. E solo questa ti permetterà di rivedere quel giovane ragazzo a te caro. Avrai modo di riconoscerlo solo attraverso la bellezza dell’anima. La tua e la sua. La bellezza di cui Socrate è portatore e che i belli, come Alcibiade, sanno cogliere desiderandola. La bellezza dentro/fuori – fuori/dentro. La bellezza è un piacere autentico quando dà la gioia di poterla assaporare e coglierla in uno sguardo che esprime un frammento dell’anima che si lancia in fuori. Attento però, i ragazzi possono essere belli ma devono essere buoni, altrimenti perdono prezzo”.
Lo aveva messo in guardia dal pericolo di farsi catturare dalla tela di ragno in cui era stato attirato. Invano. Non gli aveva dato ascolto e non era fuggito la notte dell’inciampo fatale, nonostante una voce da dentro gli avesse sussurrato incessantemente di andare via, di riprendere il suo cammino verso casa. Sottrarsi a quella Sirena che lo aveva aspettato sotto la luce al neon di una vetrina, dove si erano consumati attimi di brivido e batticuore.
“Il ragazzo che tu hai conosciuto è slanciato, occhi ovali, pieni di sorriso. E sorride alla vita. Trasmette devozione, passione e gioia. La sua bellezza traspare fin sulla superficie. Ti turberà la sua bellezza quando lo rincontrerai e lo stesso accadrà a lui. Abbasserà lo sguardo nel cercarti. La bellezza richiede uno spazio per essere colta furtivamente. È un semplice gesto, un’occhiata che vi scambierete nel buio di una notte. Un movimento, un tono di voce che fa parlare la sua anima che viene verso te. Non la rapire però. Non t’appartiene. Rispettala. È provvista di energia che chiama, attira e fa girare il mondo nella vita e nella morte. È bella l’anima del mondo perché permette di essere colta anche nelle opere degli uomini. In te vedo non solo Pan l’eterno, ma anche alcuni movimenti di Saturno.
Arriverà quel giorno che un messaggero degli dei ti svelerà il luogo dove alberga la tua vera anima. Ti permetterà di amare nuovamente solo come tu sai fare.
Ma attento però, nessuna persona è tutto per un’altra. Questa cosa devi capirla bene. E nei rapporti sono forse più importanti le cose che non si dicono che non quelle che si dicono. Segreti? Piuttosto misteri che a volte sembrano segreti ma in genere sono vere magie.
Il dio ammicca, allude, strizza l’occhio e sculetta anche un po’. È difficile decifrarlo se non per quello che ha di ambiguo. Decifrare è sempre a nostro rischio e pericolo. Sappilo quando incontrerai di nuovo il ragazzo che tu hai colto.
Tu sei un bell’uomo elegante nei modi. Occhi grandi che guardano oltre il dentro del mistero del mondo. Uomo complicato (quindi pieno di pieghe). Spesso questo vuol dire uomo difficile. Non torbido sia chiaro! Ma di carattere e di grandi sogni, ma difficile da ricostruire una mappa del tenero e del dolce per trovare il tesoro nascosto in te.
Cioè dai, offri, regali una mappa sconfinata, la offri totalmente. Sei una persona che si muove in questa direzione. Sei carico di un’energia così potente che gli altri ne subiscono il fascino e quindi anche il timore. Puoi esplorare l’altro solo se è complementare, altrimenti l’incontro di energie diventa un gorgo che tutto trascina nella distruzione e nella sofferenza”.
Il Tempio del Nulla
“Tu ti lasci sorprendere da quella sorte di panico di Pan e ti lasci ammaliare in certi momenti per cui devi fermarti per contemplare. C’è il ʻcum’ (insieme) e il ʻtemplum’. Senti quando hai bisogno di stare in una sorta di tempio, l’unico che ti dà timore nella vita, in cui; solo con te stesso, sai cogliere la divinità.
Una sorta di dilatazione mistica che pare simile all’Infinito del Leopardi, per cui sai superare le dimensioni spazio-temporali per congiungerti all’infinito spazio e ai sovrumani silenzi che ti fanno accedere a un naufragio dell’anima, che non ti spaura ma risulta dolce. Solo così puoi far riemergere il ricordo di un istante vissuto e terminato subito dopo. Dentro la tua casa s’agita l’anima del mondo, a cui tu appartieni e che cogli con il cuore che pensa per immagini e che si emoziona”.
Il suo nome era già scritto
“Questa caccia al tesoro è ineffabile. Come farne a meno?”. Rileggendo quelle parole s’era accorto che la soluzione del rebus era depositata tra le righe di una delle lettere, ricevute. Giaceva lì da anni inspiegabile e misteriosa. Su una di quelle pagine c’era scritto a penna un numero di telefono e il nome di un uomo. I numeri, ancora loro, erano gli unici a seminare gli indizi che portavano alla soluzione del rebus. Bisognava sommarli uno ad uno uno e moltiplicarli. Ogni risultato corrispondeva ad una parte della soluzione. Un puzzle in cui ogni tassello corrispondeva ad un numero.
Sfogliando le lettere in cerca di prove, quell’appunto si manifestava come l’indizio rivelatore. Il nome, appartenente a chissà chi, era lo stesso del ragazzo visto diciassette anni prima, la notte della festa di compleanno. Il nome corrispondeva a quello dell’inciampo fatale. Il suo nome era già scritto e solo ora lo aveva scoperto. Compariva il diciassette, una cifra ricorrente. Diciassette anni dopo. Cosa significava quel numero? Se sommato dava otto e il risultato nascondeva qualcosa di importante. Magari poteva accadere ancora raccontava di un dono offerto.
La catarsi dell’inciampo
“Un dono come lo sono i doni preziosi, ricevuti e accettati. Solo dandoti per primo puoi accogliere quello che la vita ti ha riservato e destinato e puoi condividerlo con chi è un tuo amico. Per sempre. Da quel momento entra nella tua famiglia. E puoi iniziare a volergli bene.
Colui che inciampa nei pensieri dell’altro, nella notte e nei giorni della propria vita, viene accolto come un dono. Quando instancabilmente ci si chiede perché accada, in realtà è voler conoscere il mistero della vita per affacciarsi insieme sull’orlo dell’abisso e guardarci dentro”.
Un dono spedito per posta in una busta. Le prime pagine di Magari poteva accadere ancora donate per essere lette e comprese. Un dono per svelare la prima parte del rebus, un dono, perché tale doveva essere . L’emozione provata per l’attesa di una risposta. La speranza di un gesto da parte di chi si doveva riconoscere dentro quella storia. Un dono ha significato nel gesto del donare, un dono ha la sua ricchezza nel consegnarsi consegnando.
5 +3 → 8
Il rebus volgeva verso il suo epilogo. Non era più necessario attendere ancora, i numeri avevano il potere di raccontare. Non c’era altra scelta, ci si doveva affidare a soli tre numeri. Tre per raccontare l’inizio e la fine di un rebus nato una notte di diciassette anni prima. Quella del loro primo inciampo fatale. I tasselli del rebus stavano per essere completati. Ora avrebbero parlato i numeri di questa storia intrigata eppure così semplice come, lo può essere, una semplice addizione matematica. Solo ora che le cifre si erano rivelate di nuovo, la risposta era sempre più vicina, come un’estrazione della lotteria, ma in questo caso non c’era nessuna fatalità.
Tutto era predestinato. Il rebus che durava da diciassette anni era giunto alla sue fine. Bastava sommare le cifre della data di nascita dell’uno con quelle dell’altro per ottenere il cinque e il tre. Il primo era nato cinquant’anni fa, il secondo era molto più giovane. Era il misterioso ragazzo, visto per pochi attimi, nella casa dove regnava l’indifferenza e l’egoismo. Le loro vite si erano incontrate quante volte fa la somma di cinque e tre. Otto. Come i loro incontri, otto sguardi, otto lunghe e interminabili emozioni, decise dal destino. Non uno di più non uno di meno. Una semplice addizione che raccontava otto inciampi fatali. La prima volta accadeva il 26 febbraio del 1994. Anche in questo caso il sei e il due sommati davano un otto ma la soluzione stava nel diciassette. Un numero composto da due cifre. Il risultato della somma dava la soluzione del rebus.
L’ultimo loro incontro avveniva il 3 giugno 2011. L’ultimo, il definitivo, l’ottavo. Il fatale. Come era stato previsto dalla profezia. Ad ognuno dei due corrispondeva un significato che poteva essere letto attraverso la conoscenza del linguaggio dei numeri. Il potere di spiegare la loro vita è nelle mani di chi sa leggere attraverso i numeri, il significato delle proprie ed altrui esistenze. E in questa storia che stava per concludersi non c’era altra soluzione che lasciar parlare i numeri. Due uomini a cui il destino ha riservato il cinque e il tre. L’uomo più grande appartiene al cinque e la sua vita è tracciata, così come quella dell’altro, ora divenuto adulto, uomo di scienza ma con lo stesso viso di bambino incredulo e timoroso visto diciassette anni prima.
Su di lui veglia il tre e la sua vita è segnata da questo numero, che lo guida. Due anime che si sono potute incrociare e scambiare un dono, ma solo per un istante, un infinitesimale tempo sufficiente a far rivivere emozioni sopite e perse nell’oblio, riemerse come un’isola in mezzo al mare per il solo tempo necessario di sprofondare per sempre negli abissi oscuri e insondabili di un mondo laggiù/quaggiù, a cui nessuno avrebbe più potuto accedere. Otto irreversibili incontri di avvicinamento e fuga. Due poli che si attraggono e si respingono. Due numeri che non potevano sommarsi per il futuro. Il destino stava per separarli per sempre.
Il numero cinque
Collegato alla consapevolezza dei cinque sensi così come alla protezione, il servizio agli altri. In quanto numero delle dita della mano, indica il potere dell’uomo. È un numero dalle molte facce che collega lo stato fisico alla salute mentale, che governa l’abilità di pensare chiaramente e la capacità intellettuale. Rappresenta l’apertura a nuove idee ed esperienze, l’uomo cinque è altamente analitico e ha l’abilità di pensare in modo critico, ma può ponderare così eccessivamente un problema da perderne il significato. È la ricerca della libertà, dell’avventura.
Il numero tre
Risolve i contrasti creati dalle polarità del due, fornendo un senso di interezza, risultato di una nuova integrazione. Il mondo visibile è a tre dimensioni e mente, corpo e spirito insieme formano un essere umano. Nella valenza positiva indica sviluppo e apprendimento tramite le esperienze della vita. È spesso associato alla buona fortuna e al denaro.
Può simboleggiare un gruppo di persone che si uniscono per raggiungere uno scopo comune attraverso associazioni sociali o professionali; rappresenta la comunicazione di tutti i tipi, è associato alla fede e alla conoscenza. Nella sua valenza negativa può essere inteso come simbolo demoniaco o innaturale in quanto nessuna creatura al mondo cammina con tre gambe. Tutto ciò lo rende un numero molto potente da un punto di vista magico.
L’ottavo incontro
Aveva provato lo stesso tremore che lo scuoteva negli attimi che precedevano tutti gli incontri con l’altro. Questa volta era più forte, tanto da fargli sentire il cuore in tumulto, ma non aveva potuto sottrarsi ed era andato incontro al suo destino. Era arrivato il fatidico giorno del loro ottavo incontro. Si era svegliato in preda ad un’emozione che conosceva bene. Era esausto per quello stato di agitazione. Si rendeva conto di essere sempre più cosciente di provare, in anticipo, ciò che sarebbe accaduto da li a pochi attimi. L’ottavo incontro ebbe luogo, ancora una volta sulla stessa strada dove si erano visti la notte dell’inciampo fatale. Accadde quello che non avrebbe mai voluto e desiderato, ma che sentiva dovesse essere.
Provò un sentimento di delusione percependo la chiusura del suo sguardo altrove. Si era girato per sfuggire all’incontro. La distanza siderale si era manifestata di nuovo e questa volta incolmabile. Un tocco appena sfiorato. Non c’era più gioia. Solo dolore. Era il 3 giugno del 2011. L’ultimo incontro, l’ottavo. Il più difficile.
Il numero che congeda il rebus
L’otto rappresenta un numero di influenza karmica che richiede il pagamento di debiti contratti nella vita attuale o in una vita precedente. Rappresenta un lavoro profondo e le lezioni imparate attraverso l’esperienza e può quindi risultare un numero “difficile” per le restrizioni imposte dalla sua natura. Più di ogni altro numero rappresenta la ricerca di denaro e successo materiale, ma la sua natura implica il confrontarsi con rischi estremi e molti capovolgimenti di vita.
Era arrivato il momento di congedarsi dopo diciassette anni, tanti quanti erano trascorsi dal loro primo incontro. Non lo avrebbe mai dimenticato. Il suo viso e il suo nome erano impressi per sempre nella sua memoria.
Il rebus ritorna là dove era nato
“Siamo fatti anche noi della materia di cui son fatti i sogni;
e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra vita”
La Tempesta di William Shakespeare (Atto IV)
Il rebus ritorna là dove era nato. Restava solo da fare una cosa, la più importante: ruotare le lancette della storia indietro per riportarle alla fatidica notte della festa; il luogo del primo inciampo fatale in cui aveva preso vita Magari poteva accadere ancora. Non c’era altra soluzione che spiegare cosa era realmente accaduto in quella casa, dove non circolava amore, ma che solo la presenza di quel giovane uomo giustificava il bisogno di farlo. Le pedine sulla scacchiera della loro storia sarebbero tornate al punto di partenza. C’erano forze oscure che dovevano essere respinte, scacciate anche dal ricordo che pesava nella propria coscienza, come un macigno, per aver visto fantasmi e ombre propense a commettere un gesto di sopraffazione imponendolo con la forza.
Chiuse tutte le porte di quella casa dalla quale non sarebbe mai uscito il male. Una sola doveva restare aperta: quella della vita che attendeva fuori. C’erano due treni in partenza, ognuno era pronto per la sua destinazione. Lontane l’una dall’altra. Era ora di separarsi. Magari poteva accadere ancora. E questa volta per sempre.
Postfazione
L’incontro con qualcuno è la somma di tante coincidenze fortuite. Due poli opposti che si toccano. Lo scontro di due meteoriti vaganti nello spazio, calcoli algebrici impazziti.
Pulsioni che combaciano. Un treno che parte ad alta velocità. Come due anime indissolubili. Due immagini speculari e complementari. Quello che è successo è indefinibile, irripetibile, unico. Quando si inciampa su qualcuno si crea un corto circuito. Succede che energia, fuoco, amore, si fondono, si mescolano, diventano una pozione alchemica che può esplodere da un momento all’altro. È un viaggio che porta verso una storia infinita. Un viaggio che finisce là dove una storia è iniziata. Metaforica, virtuale o reale non importa. È una storia vissuta 24 ore al giorno, moltiplicata, raddoppiata, minuto per minuto, fino a quando i numeri lo consentiranno. Per 3,5,8,17 volte, forse all’infinito.
Fine?
I due capitoli precedenti per chi se li fosse persi:
venerdì, 14 ottobre 2022 (il romanzo breve è stato pubblicato in originale il 16 giugno 2015 su Rumorscena).
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay.