Dal Green Pass alla Flat Tax: dīvĭdĕ et ĭmpĕrā
di Simona Maria Frigerio
Nella cosiddetta sinistra (leggasi PD), come nella destra, due sembrano i cavalli di battaglia (aldilà dei vituperati diritti civili che sono da sempre sventolati dal Partito Democratico solo in campagna elettorale), ossia il Covid-19 con relative misure di contenimento e vaccinazione obbligatoria di massa, da un lato (quello ‘liberal’, per intenderci) e, dall’altro, la tassazione che da progressiva dovrebbe diventare proporzionale: pagheremmo tutti il 15 o il 23% – manovra ovviamente di destra ma che si rispecchia, ad esempio, nella nuova imposta tedesca rosso/verde che sottrarrà risorse ai cittadini per finanziare le imprese energetiche (che dovrebbero farsi carico del rischio d’impresa il quale, al contrario, sarà scaricato su lavoratori e pensionati con una manovra in stile ‘capitalismo socialista’: guadagni agli azionisti e perdite alla popolazione). Tutto ciò perché le suddette imprese dovranno trovare fonti energetiche sostitutive al gas russo – di cui si dovrebbe fare a meno per continuare a foraggiare la guerra in Donbass, in ossequio ai piani Usa e Nato ma non del volere delle popolazioni delle Repubbliche indipendentiste, e senza rendersi conto che ormai i veri motori economici mondiali stanno tutti migrando altrove, leggasi sull’asse cino-russo, mentre l’Europa perde gli ‘artigli’ come accaduto alle tigri asiatiche.
Ma torniamo in patria e vediamo nel merito perché entrambe queste battaglie, portate avanti dall’ex pseudo-sinistra (ormai centro-destra) e dalla destra tout-court sono entrambe ideologicamente false oltre che socialmente dividenti.
Virus politico?
Premessa. Inserire in una campagna elettorale un protocollo medico dimostra come il Covid-19 si sia trasformato da virus influenzale (che, al tempo dell’Alpha, poteva avere conseguenze polmonari e sul sistema circolatorio) in strumento politico.
Partiamo dal contenimento della pandemia, che è rivendicato dal PD. Si comprende che, in campagna elettorale, non si possano ammettere gli errori fatti ma è doveroso che i cittadini si ricordino cosa è realmente accaduto e decidano se fidarsi o meno di chi afferma di aver operato per il meglio.
Le scelte, dall’inizio della pandemia a oggi, non hanno risposto, in gran parte, a precise esigenze mediche bensì a piani socio-politici e scopi economici. Se il primo errore è stato non fare le autopsie per capire subito con che cosa si avesse a che fare, il secondo è stato prescrivere ‘vigile attesa e paracetamolo’, causa molto probabile di migliaia di morti giunti in ospedale ormai in fin di vita, e che oggi – dopo due anni e mezzo – è ribadita con una pervicacia che lascia basiti. Esistono protocolli con monoclonali, antivirali, cure precoci con antinfiammatori e, nel caso, antibiotici, uso di aspirina e in altri casi di eparina, eccetera, che ormai sono approvati in gran parte del mondo ma il Ministro Speranza si ostina e gli Ordini professionali continuano a radiare i medici dissenzienti, il che dimostra cecità più che miopia.
Dai 200 metri da casa (Conte docet) al Green Pass ecco due ulteriori errori che hanno creato spaccature profonde nella società senza riuscire a contenere l’epidemia. Il GP, ottenuto con un vaccino non immunizzante, si è rivelato il lasciapassare per il virus che da pandemico è diventato endemico con buona pace dei televirologi e del Premier Draghi (sostenuto dal PD) che affermavano come col ‘passaporto verde’ ci saremmo trovati tra persone non contagiose. Purtroppo l’errore di puntare tutto sulla vaccinazione di massa (non immunizzante, ripetiamo, e con sostanze ancora in fase sperimentale ma regalia della politica a Big Pharma made in US) ha comportato l’impossibilità per la politica di chiedere, al contrario, i tamponi a tappeto per tutte e tutti (possibilmente gratuiti), che avrebbero potuto contenere il diffondersi del virus sul lavoro e nei luoghi atti alla socialità.
E ancora, mentre un terzo di italiani ha ormai avuto a che fare con il virus in prima persona e i dati dell’Istituto Superiore della Sanità chiaramente mettono in evidenza che bi- e tri-vaccinati possono ammalarsi gravemente e morire, non si comprende come mai questo accada (viste le molte terapie) né come mai tanti italiani continuino a sostenere che, senza il vaccino (in realtà un trattamento medico preventivo), sarebbero morti. Dati ufficiali alla mano, in effetti muoiono sia vaccinati sia non vaccinati (1) ma non è dato sapere se per le complicanze dovute al virus o per ben altre patologie. Non si ha infatti certezza, nel nostro Paese, sulle cause di morte perché non si fa distinzione fra un ricoverato per infarto, che di infarto muore – ma positivo quando sottoposto a tampone – e un ricoverato per polmonite interstiziale o altra patologia direttamente riconducibile alla positività al Covid e che di quella muore.
Gli italiani dovrebbero anche rammentare che il vaccino doveva essere a dose singola, poi a doppia dose, quindi si è parlato di tre, si è spergiurato sulla quarta e così via… ma nessuno può sapere se un sistema immunitario continuamente sollecitato (per una variante che nemmeno esiste più) possa andare in tilt. Né si sa quanti italiani stiano morendo perché il sistema sanitario nel suo complesso non è riuscito a far fronte all’emergenza e alla gestione delle consuete patologie. Dopo due anni e mezzo mancano personale, fondi e strutture per contemperare la diagnostica preventiva, le cure e gli interventi per le altre patologie e l’emergenza (che, dopo 30 mesi, non dovrebbe più essere tale).
E se, da oltre un anno, il Regno Unito ha derubricato il Covid a endemia e patologia influenzale con la quale occorre convivere (seguito da molti altri Paesi), e la gelida Albione non si è per questo trasformata in un lazzaretto – al contrario, i morti su milione di abitanti sono inferiori a quelli in Italia: (2) – come mai il PD usa ancora la lotta contro il virus come cavallo di battaglia? Da quando in qua un trattamento sanitario è distintivo, se non da quando si è trasformata un’emergenza sanitaria in motivo per dividere la popolazione tra ubbidienti e dissenzienti e, oggi, per poter rivendicare il voto dei primi?
Virus politico, come scrivevamo all’inizio, che ha prodotto una patologia gravissima: una frattura sociale insanabile che continua a tenere a casa, senza stipendio, quei lavoratori e quelle lavoratrici del settore sanitario che hanno esercitato il diritto inalienabile di autodeterminazione sul proprio corpo. Quella stessa autodeterminazione che disprezziamo negli indipendentisti del Donbass.
Dal centro-destra alla destra
Dal terrore di morire al panico da erario. La destra tout court punta anch’essa sulla pancia degli italiani che, da sempre, sono talmente ignoranti in matematica ed economia da pensare che se si diminuissero le tasse potremmo acquistare i servizi oggi pubblici dal privato grazie ai maggiori introiti individuali (sottratti all’erario), magari risparmiando.
La Flat Tax (solo per le partite Iva fino a un certo income o per tutti) equivale a far versare la medesima aliquota fissa ai contribuenti. Se fosse il 15%, 150 euro ogni 1000, 1500 euro ogni 10.000 e così via. Dato che l’articolo 53 della Costituzione stabilisce che le tasse debbano essere progressive dato che a maggior ricchezza dovrebbero corrispondere maggiori oneri (ma ormai in Europa siamo al cittadino che finanzia l’impresa e la compensa dell’eventuale rischio), la destra sostiene che è il sistema tributario nel suo complesso che deve essere progressivo e non la singola imposta (ossia l’Irpef). Visto, però, che in Italia – dall’Iva alla tassa rifiuti fino all’imposta sul carburante – nessun’altra forma di tassazione è progressiva in base al reddito, l’obiezione è presto scartata e se ne comprende la futilità.
I problemi, però, permangono tutti. Il primo è che per mantenere il medesimo gettito (che non è nemmeno sufficiente adesso, visto che occorrerà tagliare la Sanità per far fronte al 2% di Pil destinato agli armamenti: scelta condivisa dalla destra come dalla cosiddetta sinistra del PD), l’aliquota uguale per tutti, secondo vari studi, dovrebbe andare oltre il 30% (con un notevole rialzo per tutti i redditi bassi ma anche medi). Il secondo punto è che per evitare che il maggior carico fiscale ricada sulle classi meno abbienti, quelle per inciso che oggi versano poco o nulla grazie al sistema delle deduzioni/detrazioni, si dovrebbe in ogni caso ricorrere al medesimo sistema ricadendo nelle inevitabili, attuali complicazioni. Oppure alzare tutte le altre imposte in maniera progressiva. Ma come applicare, ad esempio, un’Iva progressiva in base al reddito? Magari pensando a una aliquota diversa a seconda della cilindrata dell’autovettura, ipotizzando che chi guadagna di più comperi una station wagon e chi meno una city car elettrica? Ma se il secondo ha quattro figli e il primo è radical chic, potrebbe capitare l’inverso. Abbi dubbi, insegnava qualcuno.
Nell’universo della complessità in cui ci muoviamo, semplificare è sempre un errore che genera mostri.
Pensare che, abbassando le tasse a chi oggi evade o elude si avrebbe una maggiore compliance del contribuente pare chimerico – come lo fu sostenere che con la liberalizzazione dei canoni d’affitto si sarebbe avuta maggiore concorrenza e si sarebbero abbassati i canoni e, ancora, che con la cedolare secca sarebbe emerso il nero. Chiunque viva in Toscana e veda amici – soprattutto insegnanti supplenti – sfrattati in estate per i due mesi in cui i locatori affittano in nero i medesimi appartamenti ai turisti, potrebbe testimoniare che chi evade (o più spesso, a livello manageriale o di libero professionista, elude) continuerà a farlo.
E infine, se si pensa di mantenere la Flat Tax per le partite Iva con volume d’affari inferiore a 65 mila euro (o magari per un importo maggiore), si proseguirebbe sulla strada dell’iniquità in quanto a parità di introiti, lavoratori dipendenti e pensionati continuerebbero a versare più tasse dei liberi professionisti.
Par condicio
Una battaglia, però, accomuna sia il centro-destra pidiessino sia la destra tout court, ossia quella con l’elmetto in testa, in spregio alla Costituzione e per pura sudditanza a Nato e Usa.
Quale strada per l’elettore percorrere in questa trincea dove i politici si presentano come bianco crociati paladini o ridicole gargoyle?
L’alternativa al voto ‘utile’ non è l’astensione – in quanto, non essendoci bisogno di un quorum, chiunque vinca potrà governare anche rappresentando il 10% della popolazione o persino meno (con buona pace dei principi democratici). L’alternativa è votare in coscienza.
Non è la frammentazione che finora ha portato al disastro, bensì il contrario: un’uniformità di intenti tra cosiddetta sinistra e destra che ha permesso il succedersi di governi ufficialmente tecnici ma, in realtà, liberisti, capitalisti e guerrafondai.
(2) https://www.worldometers.info/coronavirus/
venerdì, 2 settembre 2022
In copertina: Foto di Gerd Altmann da Pixabay.