Il portafogli, azione radioscenica con la regia di Renzo Boldrini
di Anna Maria Monteverdi
Ero incuriosita, lo ammetto, da questa azione crossmediale con introduzione radioscenica a cui mi aveva invitato Renzo Boldrini/GialloMare Minimal Teatro, intitolata Il portafoglio e ispirata a un romanzo dello scrittore giallista fiorentino Marco Vichi. La prima cosa che mi ha intrigato sono state le istruzioni arrivate via email: connettersi, ascoltare alcuni indizi via radio-web inviati direttamente alla posta elettronica, disconnettersi, prendere la macchina, andare a Santa Croce sull’Arno al teatro dei GialloMare per trovarsi proprio dentro una spy story! Io, avendo seguito le istruzioni, mi stavo già immaginando com’era fatto il ragionier Barolini, il protagonista di questa strana vicenda – comunque meno strana di quella che capitò al signor Josef K. (vi ricordate? Il protagonista del Processo di Franz Kafka: “Qualcuno doveva aver calunniato Josef K, perché, senza che avesse fatto alcunché di male, una mattina venne arrestato”). Come il Signor K. anche il ragionier Barolini è un impiegato, un uomo comune che basa la sua vita sul lavoro, per tirare avanti e aver sempre assicurati i soldi per l’affitto. La sua routine è interrotta da un evento inusuale, il ritrovamento di un portafoglio. Il racconto con le voci, da me ascoltato a casa sul web, ben costruito, ben impostato, aveva un’atmosfera antica: le voci che risuonavano sul mio computer erano davvero perfette, sia quelle dei protagonisti che quelle di coloro che narravano lo scandire delle fasi della giornata del ragioniere, le sue manie, le sue certezze quotidiane. Il nuovo teatro post VentiVenti, o post Covid, ha permesso di recuperare (o intrecciare) forme antiche ma attualissime di narrazione, per esempio vecchi media (la radio, il telefono), che la compagnia GialloMare ha ʻri-mediato’, rimodulato e reinventato con grande intelligenza per le scuole e per il teatro ragazzi, diventando un punto di riferimento per la sperimentazione in questo inusuale territorio teatrale transmediale non solo in Toscana.
In un mondo ricreato per lo più su schermi touchscreen in 3D, fa strano avere il protagonista di una storia non con il suo simulacro digitale, meme o avatar, ma solo con le parole che lo evocano. Così ha voluto costruire il racconto Renzo Boldrini, regista dell’intervento radioteatrale: contro l’idolatria generalizzata dei super media, ha preferito mescolare vecchi e nuovi media offrendoci prospettive diverse sia rispetto alla lettura che al teatro stesso. Non è un audio libro in scena, certamente, quello che ci viene proposto, ma quel formato troppo poco usato potrebbe essere stato, effettivamente, una primordiale ispirazione, insieme al radiodramma, ormai quasi desueto. La proposta di Boldrini/GialloMare suona quasi come un suggerimento: un ritorno alla tecnologia del passato di cui ci parla Massimo Mantellini (Bassa risoluzione) in un momento storico in cui si legge poco e in un momento in cui siamo diventati solo cacciatori di informazioni poco inclini all’attenzione ma solo a stimoli sempre nuovi, che non vanno oltre la superficie; come dice il filosofo coreano Byung- Chul Han (Le Non Cose) siamo diventati “ciechi nei confronti delle cose silenziose, poco appariscenti, vale a dire abituali, secondarie o ordinarie cui manca qualsiasi capacità di stimolare”.
La registrazione audio che ascoltiamo prima di immergerci nel teatro vero e proprio, fisico e geografico, con attori in carne ed ossa, è intrigante e così perfetta che quasi siamo spiazzati: il suo bucare il silenzio ci colpisce, abituati da buoni ʻphono sapiens’ quali siamo (definizione sempre di Byung- Chul Han) ad ascoltare solo vocali dal cellulare con disturbo in sottofondo o a scrivere freneticamente messaggi di testo invece di chiamare. La parola via radio del racconto ha la proprietà di contenere emozioni senza didascalie, sottotitoli o qrcode di accompagnamento e di facilitazione. E così riscopriamo il piacere della trama, dell’immaginarci il personaggio evocato solo dalla voce, e dai rumori dell’ambiente. La percezione della storia prende corpo da un file audio e poi sentiamo il desiderio di percorre quelle strade dal vivo, insieme con altri spettatori. E così la storia a teatro prosegue con gli spettatori che ascoltano la vicenda attraverso le cuffie: gli attori, privati della parola, accentuano la mimica, i gesti, e sono bravissimi a interagire con il nostro sguardo indagatore a cercare indizi e verità (del resto è pur sempre una… spy story!); i vari spazi dove il pubblico è condotto fuori dal teatro, tra i diversi luoghi della storia, riservano molte sorprese: striscioni, video, proiezioni.
Ma alla fine cosa è successo al signor Barolini, pignolo ragioniere maniaco della puntualità e dell’ordine? È incappato in una serie di equivoci, brutti incontri, accuse e persino denunce alla sua persona, nonostante fosse mosso solo dall’onestà di restituire un portafoglio. Ci indigniamo, stiamo dalla sua parte perché sappiamo che è un malinteso, vorremmo spiegare tutto noi al commissario, lo accompagniamo da una parte all’altra del paese, in piazza, in biblioteca con gli auricolari indossati che ci fanno compagnia con quel tono di voce che commenta la storia e ci permette di simpatizzare con il povero ragioniere. Una storia raccontata direttamente all’orecchio, quasi sussurrata: incontriamo Barolini mentre viene addirittura sbattuto in galera, e lo intravediamo tra schermi e ombre a difendere con la poca forza rimasta, la sua integrità morale. In questo travagliato percorso trova compagni che gli credono. Il mondo non è poi così cattivo e la giustizia, tardi, ma arriva. Chiarito l’equivoco ci guardiamo e torniamo a chiederci quale parte di Barolini siamo, quali ingiustizie abbiamo subito, quali colpe abbiamo pagato per altri. Il gioco teatrale, tra trekking radiofonico e recitazione, è tremendamente serio.
Il portafogli
Performance radioscenica in tre atti
liberamente tratta dal racconto omonimo di Marco Vichi
Le voci che animano il I e il II atto della performance: Il narratore, il sig. Strano (Massimo Grigò), il rag. Barolini (Tommaso Taddei), un bambino (Diego Malatesta), tre Signore (Lara Lucioli, Rossella Parrucci, Vania Pucci)
Nel terzo atto sono in scena:Cristina Abati, Renzo Boldrini, Roberto Bonfanti, Sanzio Fusconi, Diletta Landi, Yuri Orlandi, Carlo Salvador e Tommaso Taddei
Solo in voce: Maria Teresa Delogu, Alessandro Fornaciari e Simone Martini
registrazioni e montaggio Roberto Bonfanti
drammaturgia e ambienti sonori Renzo Boldrini
produzione Giallo Mare
sostenuta dal Comune di Empoli, la Regione Toscana, il Ministero della Cultura
venerdì, 8 luglio 2022
In copertina: La Locandina del I° atto de Il portafogli.