Dal CIEB un Parere sulla fine ‘apparente’ dell’emergenza sanitaria
di Luciano Uggè
Il Comitato Internazionale per l’Etica della Biomedicina (CIEB) è un network internazionale di scienziati e ricercatori promosso da Luca Marini, docente di diritto internazionale presso l’Università di Roma La Sapienza ed ex vice presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB), e da Francesco Benozzo, docente di filologia e linguistica presso l’Università di Bologna Alma Mater Studiorum, che si è posto – fin dall’inizio della pandemia – lo scopo di riflettere sulle scelte politiche, e non solo, operate in merito alla sua gestione, contenimento e, ora, superamento.
Oltrepassato anche lo scoglio del 1° maggio e venendo meno finalmente ogni restrizione relativa al Green Pass (tranne per i viaggi in aereo e per alcune categorie, molto penalizzate, di lavoratori, ossia quelli del settore sanitario e delle RSA), è utile leggere l’ottavo Parere del CIEB, espresso il 25 marzo scorso (https://www.ecsel.org/wp-content/uploads/2022/03/VIII-Parere-del-CIEB.pdf), a ridosso della fine dello stato d’emergenza, perché pone questioni alle quali non è stata data una risposta definitiva e, anzi, solleva dubbi sul futuro delle nostre libertà e sui nostri diritti come cittadini.
Chiusa la partita dello stato d’emergenza, in effetti, tutti quei Decreti del Consiglio dei Ministri, le semplici ordinanze, eccetera, che si poggiavano sullo stesso per la propria legittimità sarebbero dovuti venire meno, come anche la possibilità di restrizioni dei diritti civili (quale quello al lavoro). Visto che ciò non è accaduto, segnaliamo alcuni tra i dubbi espressi dal CIEB in materia.
Il primo riguarda la facoltà delle Amministrazioni – fino al 31 dicembre 2022 – di ricorrere a semplici ordinanze per chiudere o impedire alcune attività; così come la proroga (per le succitate categorie dei sanitari e degli operatori delle Rsa), fino al 31 dicembre, dell’obbligo vaccinale e “l’introduzione di nuove e ulteriori sanzioni ad hoc per i soggetti inadempienti, quali il demansionamento e la sostituzione con soggetti vaccinati”. Ora, che le attività imprenditoriali di qualsiasi genere e natura possano essere chiuse in base a un’ordinanza, proprio quando Donato Greco, ex membro del CTS afferma: “Abbiamo dovuto suggerire restrizioni di dubbia efficacia scientifica, ma costi sociali certi. Le chiusure non hanno frenato il virus”, è decisione che già suscita qualche dubbio ma che si pensi a nuove sanzioni per chi non si vaccina quando l’Italia è palesemente invasa, da mesi, da bi e trivaccinati contagiosi e contagiati, lascia allibiti. Sull’obbligo, poi, è utile sapere che la palla è in mano alla Corte Costituzionale (a cui si è rimesso Il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Sicliiana di Palermo in data 16 marzo 2022 e, quindi, prima del nuovo Decreto Legge, pubblicato il 24 marzo) e forse sarebbe stato il caso di attendere la relativa sentenza della Corte (prevista per fine novembre), prima di fare scelte politiche e legislative così punitive per una parte della popolazione.
Tornando al Parere del CIEB si fa notare come “il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici e degli odontoiatri (Fnomceo)” avrebbe “auspicato che «non si smantelli il Green Pass dopo la fine dello stato di emergenza», trattandosi «di un diritto degli italiani»”. Ora, affermare che un certificato che non assicura la mia non contagiosità e, quindi, non ha rilevanza sulla vita altrui – ma senza il quale un cittadino non può lavorare, partecipare alla vita sociale o culturale e ad altre attività ludico-sportive, eccetera – sia un ‘diritto’ per gli altri lascia perplessi.
Il CIEB evidenzia anche come “la fine dell’emergenza sanitaria distragga l’opinione pubblica dalla trasformazione delle misure restrittive imposte in forza del Covid da eccezionali e temporanee a strutturali e permanenti, quale preludio di nuove forme di normalità e di socialità”. Se qualcuno non lo credesse possibile, basti pensare che ciò che denuncia il CIEB, ossia la sottomissione dei cittadini mediante “strumenti di pretesa premialità” (qual è il green pass) è già in atto. Ora, tenendo conto che i cittadini dovrebbero essere tutti uguali davanti alla legge – in uno Stato democratico – e questo significa anche avere i medesimi diritti e doveri, che i primi discendano da un’imposizione dei secondi non è consequenziale bensì uno sradicamento dei valori fondanti il nostro stato di diritto. In parole povere se l’articolo 3 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” non si capisce come mai stiano nascendo (a Roma e a Bologna) i Citizen Wallet – che, ad esempio, potrebbero (per estremizzare utilizzando l’ironia dei colleghi di ByoBlu) comportare che “la multa di un vigile possa limitare i diritti di un cittadino”. In pratica si avrebbero due trasformazioni, una antropologica e la seconda del diritto. In primis, non faremmo più, ad esempio, la raccolta differenziata coscientemente perché lo riteniamo un nostro dovere, bensì per timore di perdere crediti sociali (il che, religiosamente parlando, sarebbe un’attrizione forzata) o con la cupidigia di ottenerne per, magari, avere uno sconto o un posto migliore allo stadio. In secondo luogo, ciò che conterebbe sarebbe l’ubbidienza del cittadino, il che si sposerebbe con quanto spesso criticato del sistema cinese, ossia l’azzeramento di ogni forma di dissenso con metodi coercitivi o punitivi.
Non dimentichiamo, inoltre, che in questi ultimi due anni il Parlamento non solamente ha dovuto rinunciare al suo ruolo legislativo (a causa di Governi che hanno continuato a farlo al suo posto) ma che ha progressivamente azzerato le differenze tra un’opposizione e una maggioranza e ha, come Primo Ministro, un uomo della grande finanza che non è stato votato dagli italiani e che esercita un potere quasi assoluto con la reiterazione dei voti di fiducia che depauperano il dialogo politico – alla base di ogni Stato democratico. Il CIEB auspica, a proposito: “che il Parlamento riprenda a esercitare le proprie prerogative sovrane adottando quanto prima una legge che abolisca definitivamente e senza infingimenti il Green Pass, nonché sfiduciando qualsiasi tentativo volto a introdurre e/o mantenere forme analoghe di certificazione di dati sensibilissimi quali sono i dati sanitari dei cittadini”. Le recenti elezioni amministrative e i referendum, del resto, hanno dato prova della disaffezione diffusa degli italiani verso la politica e, sebbene non esistano obblighi di quorum per le elezioni politiche, sarebbe il caso che i partiti comincino a chiedersi cosa li differenzi gli uni dagli altri: l’ideologia non era una casacca, bensì un insieme di scelte socio-economiche al fine di costruire un altro mondo possibile.
Al termine del documento il CIEB avverte anche contro “il nuovo stato di emergenza adottato in ragione della guerra in Ucraina” nel caso “possa giustificare l’introduzione di una «logica di razionamenti» che potrebbero essere gestiti secondo criteri «premiali»”. Se vi pare un ragionamento astruso provate a pensare alla tessera fascista e a quanto fosse difficile per i pochi italiani, che non la presero, lavorare (Eugenio Montale fu licenziato dalla direzione del Gabinetto Vieusseux nel 1938 perché la rifiutò); e pensate a quella annonaria, senza la quale non era possibile recuperare i pochi prodotti alimentari requisiti e distribuiti dal Regime, e unite i punti, come sulla Settimana Enigmistica.
Ai posteri l’ardua sentenza.
venerdì, 8 luglio 2022
In copertina: Green Pass… Foto di Elisa Riva da Pixabay.