Il Festival tra arte contemporanea e scienza, che quest’anno atterra sulla Luna
di Sharon Tofanelli
16 giugno. L’incontro è a fianco della serra, sotto il grande albero. È qui, nella calura antimeridiana, che Irene Panzani, curatrice, presenta la nuova edizione di Giungla. Un Festival che, dice lei, è ancora difficile definire. Fil rouge di queste rassegne è il ripercuotersi del simbolo, quell’elemento tanto essenziale che, proprio in tal virtù, fa rompere gli argini al fiume dei significati. Quest’anno la parola è ‘luna’. Osserveremo l’osservatrice muta ancora qui, all’Orto Botanico di Lucca, tra il 23 e il 26 giugno.
L’Associazione S.o.f.a. APS, che ha in cura il progetto, giunge a questa manifestazione dopo un mese di incontri pubblici, spesi nel chiostro della Biblioteca Civica Agorà, raccogliendo idee e dibattiti. Come nella precedente edizione, l’interesse principale è indagare il contatto tra essere umano, natura e scienze pure e applicate. È per questo che agli artisti si affiancano specialisti di diverse discipline, con il desiderio (utopico?) di ricreare un connubio dei saperi simile a quello dell’Umanesimo, quando tutto si corrispondeva e il cielo narrava storie indicibili.
“Tutti questi corpi sono mondi et senza numero”, Giordano Bruno e il suo universo di inarrestabili gemmazioni. Ed è anche il nome che si è data l’esposizione collettiva di tre artisti affermati, che avrà corpo nella serra. Eccoli. Ariane Michel, videoartista parigina, porta al giardino una foresta. È La forêt des gestes, che è anche foresta di suoni. Anzi, è ‘prevalentemente’foresta di suoni. Dapprima è l’incanto dello schermo nero, la stratificazione dei canti, la notte che uno si aspetta. Con la vista fuori gioco, l’udito dipinge alla mente un Paradiso Perduto. Ma la luna, dicono, è l’espressione del pensiero fine, che poche cose illumina, ma profondamente. E quando l’astro appare, ecco apparire gli utensili del suono. Non c’è altra foresta che le nostre mani.
E poi c’è Bertrand Dezoteux, ancora videoartista, ancora dalla Francia, che volge lo sguardo all’interno, nei meandri del digitale, per coglierne i risvolti antropologici. Il suo è un mondo precario, di immagini volutamente malsicure. Endymion, creatura del 2020, racconta il viaggio improbabile di una famiglia tra le stelle, sul modello dei Canti di Hyperion di Dan Simmons – uno dei protagonisti dà il nome al video. Le vicende tra i personaggi, recuperate in parte dalle memorie personali dell’artista, contribuiscono a creare un deposito dell’inconscio – non a caso, uno di essi si chiama Salvadam Dalire, su richiamo del grande surrealista. Dezoteux, memore dell’estetica dei primi videogames, ama incrociarne le immagini imperfette con un suono fortemente realistico, provocando lo spaesamento.
Irem Tok, dalla Turchia, è affascinata e commossa dall’ostinazione con cui l’essere umano, minuscolo conquistatore, si ostini a dar la caccia ai giganti del creato. Perché certo, siamo piccoli, è incontrovertibile. Altrimenti, perché mai i suoi diorami scavati nei libri? Hydromancy è un viaggio nel microcosmo delle acque, acque prelevate e scrutate, che l’artista ripropone nei suoi mondi ridotti a ridosso del lago. Il mondo è, in definitiva, una scatola cinese di giungle. Le opere di Irem, che si pongono a metà strada tra il microscopio e i campionari scientifici dell’antichità, mettono in difficoltà la percezione dell’osservatore e lo condannano a fronteggiare la propria piccolezza. I libri, espressione di quell’istinto a stratificare storia, la affascinano in egual misura. Perché l’essere umano ha due abissi da fronteggiare invano: lo sgomento della realtà e la desolazione del proprio Io. E poi c’è la luna, che ha il potere di incarnarli entrambi.
A chiudere il ciclo artistico è Manifesto Brutal – La notte è anche un sole, performance di anarcorporëos(Giorgia Frisardi, Mattia Pellegrini, Jesal Kapadia, Marco Fellini, Corrado Chiatti, Eleonora Biagetti, Edoardo Pellegrini). Difficile spiegare cosa sia il progetto di questa collettiva, se non che «non sarà un Sabbath», come hanno promesso al personale dell’Orto Botanico. Se l’idea principale, alla base di questa tipologia di manifestazione, è quella di appropriarsi del tempo, è anche vero che, dicono gli artisti, la possibilità del fallimento è sempre presente. Principe della performace sarà un telaio in cemento armato, attorno al quale si spera in una tessitura collettiva. Una veglia pagana, l’attesa della notte di San Giovanni. Sotto una luna simile, tutto può manifestarsi.
E non è tutto. Abbiamo anticipato il canto dell’Arte, ma c’è anche la limpida orazione della Scienza. E così FatoumataKébé, astrofisica francese, parlerà di inquinamento spaziale con Ritorno sulla Luna; AriannaChines, RiccardoGherardie AngelaGiannotti, con Giungla notturna: chi vive al chiaro di Luna? guideranno il pubblico tra la fauna vespertina del giardino – e qui suggeriscono di munirsi di lampada frontale; RenataSöukande AndreaPieroni, etnobiologi, domandano provocatoriamente: Ci sono piante sulla Luna? E con Officina GIUNGLA: erboristi in erba i bambini da 8 a 12 anni potranno conoscere le erbe officinali e portarsi a casa un preparato autoprodotto.
Gli artisti parleranno al pubblico il 26 giugno, alla conclusione della rassegna (Giungla sulla Luna: voce agli artisti). Georges Méliès, invece, lo faranno parlare Alessio Vanni e Lorenzo Valdeselici, musicandone dal vivo il celebrato Viaggio nella Luna, venerdì 24.
Nel corso del Festival, a Lucca in piazza San Francesco, il laboratorio dei Nontantoprecisi, con La Luna in terra. La compagnia, nata negli spazi dell’ex Santa Maria della Pietà, il più grande Ospedale Psichiatrico d’Europa, popola gli spazi e i luoghi e li sovverte. Desiderio dell’attore è dare corpo alle visioni e trasformare la realtà. E pensare alla luna di Astolfo, soffocata di oggetti dimenticati. Sarebbe un peccato non inseguirne le storie.
Ormai oggetto di conquista, già minacciata da ridicole bandiere, la luna ha forse ancora la capacità di replicare. Incanta ancora, la luna, purché uno la sappia ascoltare. E non occorre essere artisti, o figli della scienza. Talvolta, è sufficiente ricordarsi di essere umani.
E perché non in un giardino?
Giungla
Festival di arte contemporanea e scienze
da giovedì 23 a domenica 26 giugno 2022
Orto Botanico (e altre location)
via del Giardino Botanico, 14 – Lucca
Il Programma:
da giovedì 23 a domenica 26 giugno, dalle ore 10.30 alle 19.30
Serra dell’Orto Botanico
Tutti questi corpi sono mondi et senza numero
esposizione collettiva con Bertrand Dezoteux, Ariane Michel, Irem Tok
venerdì 24 giugno, dalle ore 16.00 alle 18.00; sabato 25 giugno, dalle ore 10.30 alle 12.30 e dalle 15.00 alle 18.00; domenica 26 giugno, dalle ore 15.00 alle 18.00 e dalle 21-00 alle 22.00
Piazza San Francesco
La Luna in terra
laboratorio performance in situ con i Nontantoprecisi
giovedì 23 giugno, ore 21
Serra dell’Orto Botanico
Manifesto Brutal – La notte è anche un sole
di e con Giorgia Frisardi, Mattia Pellegrini, Jesal Kapadia, Eleonora Biagetti, Edoardo
venerdì 24 giugno, dalle ore 10.30 alle 11.30
Ingresso dell’Orto Botanico
Officina Giungla: erboristi in erba
laboratorio per bambini da 8 a 12 anni
venerdì 24 giugno, ore 18.00
Casermetta San Regolo
Ritorno sulla Luna
incontro con l’astrofisica Fatoumata Kébé
venerdì 24 giugno, ore 19.30
Casermetta San Regolo
Viaggio nella Luna
Sonorizzazione del film di Georges Méliès con Alessio Vanni e Lorenzo Valdeselici
venerdì 24 giugno, ore 21.00
Casermetta San Regolo
Giungla notturna: chi vive al chiaro di Luna?
incontro con la biologa ambientale Arianna Chines, il veterinario Riccardo Gherardi e l’educatrice ambientale Angela Giannotti
sabato 25 giugno, ore 18.00
Casermetta San Regolo
Ci sono piante sulla Luna?
incontro con gli etnobotanici Renata Söukand e Andrea Pieroni
domenica 26 giugno, ore 18.00
Serra dell’Orto Botanico
Giungla sulla Luna: voce agli artisti
con Irem Tok, Ariane Michel, Manifesto Brutal, Nontantoprecisi
modera Irene Panzani, curatrice di Giungla
venerdì, 17 giugno 2022
In copertina: La conferenza stampa tenutasi a Lucca (foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa della manifestazione).