Opportunità o egemonizzazione?
di Simona Maria Frigerio
Anche Milano si è unita a Napoli, Roma, Bari e Modena aderendo al progetto Affido Culturale, sostenuto dall’impresa sociale Con i Bambini e vincitore del bando Un passo avanti – “per il contrasto della povertà educativa minorile”.
Dal sito https://affidoculturale.org leggiamo: “un genitore, che abitualmente porta i suoi figli al cinema, a teatro, al museo o in libreria, ci porta anche un bambino – eventualmente con un membro della famiglia di quest’ultimo – che in questi luoghi non ci entrerebbe per differenti cause”. Su diversi mezzi stampa, però, il discorso si amplia: “Una persona single, una coppia o un genitore, che abitualmente frequenta o porta i suoi figli al cinema, a teatro, al museo o in libreria, organizza l’uscita anche di un’altra famiglia con bambini che non frequenterebbe questi luoghi per differenti cause”. E qui nasce il primo dubbio, ossia: si tratta di genitori o di single che si farebbero carico di portare il bambino o la bambina a teatro o al cinema? E un secondo, la famiglia del bambino che sarebbe in difficoltà parteciperebbe in maniera attiva (‘eventualmente con un membro della famiglia’) o affiderebbe solo il proprio minore ad altro o ad altri?
Oltre alle cosiddette famiglie-risorsa e alle famiglie-destinatarie che stringerebbero un “patto educativo”, ci sarebbe il fattore: “luoghi della cultura convenzionati ad hoc: cinema, teatri, musei etc., i quali così si aggiungono fattivamente alla comunità educante”. E quindi, non sarebbe in realtà la famiglia-risorsa a scegliere, magari unitamente a quella del bambino (denominata destinataria), cosa andare a vedere in base ai propri interessi, gusti o al proprio bagaglio culturale perché tale decisione andrebbe presa in base ai luoghi che decideranno di convenzionarsi, determinando così la vera offerta formativa – più o meno ricca, più o meno varia, più o meno mainstream o controcorrente.
Un terzo fattore che pone dubbi sono gli “e-ducati, una moneta virtuale solidale, con cui pagare i biglietti di accesso a luoghi della cultura convenzionati ad hoc: cinema, teatri, musei etc.”. Ora, sempre dal sito https://affidoculturale.org, sembra che gli stessi siano affidati alle famiglie-risorsa. Secondo quanto riporta La Repubblica, almeno per il progetto milanese: “Quella affidata avrà degli e-ducati a disposizione, ovvero la moneta virtuale da spendere in queste attività. Quella affidataria, invece, pagherà da sé online il costo dei biglietti”.
Aldilà delle considerazioni tecniche, forse sarebbe il caso di porsi qualche altra domanda. Lino Musella, in una recente intervista, ha dichiarato: «La parola cultura porta con sé un’idea di colonizzazione, di violenza, di volersi imporre all’altro da sé, sostituendosi. È una parola ambigua». Ora, nel momento in cui sono le realtà a convenzionarsi e a determinare l’offerta, l’egemonizzazione culturale diventa oltremodo palese. Quando poi sia una famiglia esterna a prendersi l’incarico di educare, tale pericolo si può dire che si elevi al cubo.
Nessuno dubita delle ottime intenzioni. Ma non sarebbe stato più onesto e semplice, in base ai feedback della scuola e degli assistenti sociali (che dovrebbero essere ancora presenti sul territorio, in quanto parte di quei pubblici servizi finanziati con le nostre tasse), offrire direttamente alle famiglie in difficoltà dei buoni (evitando così anche il costo dello sviluppo della App e l’uso degli smartophone) e, con l’aiuto di mediatori culturali e degli stessi assistenti sociali, accompagnarle in percorsi condivisi di fruizione artistica – possibilmente non in base all’offerta ma in base ai gusti, agli interessi e ai sogni dei bambini coinvolti?
venerdì, 3 giugno 2022
In copertina: Foto di Sasin Tipchai da Pixabay (solo per uso editoriale)