Leggerezza e fragilità
di Simona Maria Frigerio
Oltre ai musei che finalmente possono accogliere nuovamente i propri visitatori senza controllare un green pass dimostratosi inutile per contrastare la diffusione dell’epidemia, riaprono anche le gallerie per i buyer internazionali ma anche per turisti di passaggio e cittadini curiosi.
Galleria Continua, nel centro storico di San Gimignano, è tra queste e inaugura per l’occasione una ricca personale del britannico Antony Gormley che, per quarant’anni, è stato famoso per le sue sculture intagliate (come negativi fotografici ma tridimensionali) nel pane – in filoni affettati. E non si pensi che la scelta del pane sia così anodina. Al contrario, in molte culture e tradizioni si usa cibarsi di parti del corpo o intere figure umane ricavate con i più diversi alimenti – pensiamo alle ossa dei morti siciliani, ai teschi di zucchero messicani o agli omini di pan di zenzero – e, quindi, ricreare nel pane la forma di un uomo o una donna ha in sé qualcosa di ancestrale e antropologicamente pregnante.
Negli ultimi anni Gormley ha però optato anche per l’utilizzo di materiali più conformi alla tradizione scultorea. Le sperimentazioni, in particolare, con le forme in argilla sono risultate di grande impatto a livello emozionale dato che il materiale, per sua natura coloristicamente vicino alle sfumature della pelle umana, è così malleabile da copiare – anche quando i moduli giustapposti sono stilizzati – le rotondità del corpo e restituire spessore psicologico e dolorosa umanità alle figure, che l’artista ha eletto a suo oggetto di indagine.
In mostra, e tra i più recenti esperimenti, sebbene non possano e non vogliano ascriversi ai tradizionali bronzi, le sculture di matrice sempre più astratta e geometrizzante, che utilizzano dal ferro all’acciaio e alla ghisa in forme modulari standard, che poi si giustappongono per ricomporre corpi inseriti nello spazio. Dai cubi agli intrecci, dall’uso del singolo filo di metallo (tecnica resa famosa, nel Novecento, dagli espressivi ritratti di Alexander Calder e dalle sinuose sculture astratte di Ruth Aiko Asawa) alle griglie e alle cinghie, l’ossessione d’artista di Gormley è sempre la stessa: una continua ricerca di sublimazione del corpo umano eternizzato, o cristallizzato, in un preciso movimento nello spazio. E ci viene in mente anche un altro scultore di altissimo pregio, Aron Demetz, italiano nonostante il nome (è originario della Val Gardena), che ha la medesima ossessione per la figura umana ma la reinterpreta in forme meno astratte e più arcaiche, con un uso dell’interpolazione di materiali diversi a scopo espressivo.
Caducità ed eternità o, come titola la personale, Body Space Time.
A Continua, però, alcuni esemplari di una nuova linea d’indagine artistica, che trascende il corpo per farsi vuoto o spazio, quasi un’ammissione di un bisogno di leggerezza che condividiamo tutti dopo i due anni di costrizioni e l’attuale clima plumbeo da Terza guerra mondiale – grazie all’imponente Frame II (tubi squadrati da 5 mm in alluminio, 2019) e a Space (barra di acciaio di 2 mm, a sezione quadrata, 2021).
Uscendo dalla sede principale della Galleria, in via del Castello, si può proseguire la visita all’ultimo piano dell’Hotel Leon Bianco, dove vi sono altre sale espositive di Continua. In mostra l’egiziano Moataz Nasr con Tectonic Shift, Spostamento Tettonico. La trasposizione dei simboli e delle tradizioni culturali e religiose, delle tecniche e dei riferimenti artistici mediorientali o islamici assume ancor maggiore icasticità quando raffrontata con l’arte di Gormley (eminentemente occidentale nel raffigurare l’essere umano, vietato nell’arte islamica).
Moataz Nasr sublima la fragilità in forme solo apparentemente solide. Pensiamo a quelle squadrate moschee trasparenti e multicolori (Come to Light, cristallo, 45 x 30 x 30 cm ciascuna, 2019) o all’ombra di Ya Wadod (alabastro, 128 x 48 x 5 cm, 2011), dove il significato si fa ancora più pregnante nel momento in cui la sostanza si dematerializza – la Mecca si svuota per riempirsi di luce, il simbolo luminoso si fa ombra. O ancora, ammiriamo le due mappe del Nord Africa e Medio Oriente, fatte, l’una, con i fiammiferi (in quanto aree metaforicamente sempre pronte a infiammarsi) e, l’altra, con una sottile, fragile lastra di vetro crepata, sempre pronta a infrangersi contro la nostra miopia e il nostro egoismo, eppure di splendida bellezza – nel momento in cui la luce si rifrange su quei frammenti restituendo la meraviglia di una zona del mondo politicamente precaria eppure di antica e solida traduzione culturale e artistica.
Anche l’arazzo in tessuto subisce una traslazione nel tempo e nello spazio, raccontando non di bucoliche cacce alla volpe bensì di guerre nel deserto, mentre il raffronto tra la grafia araba e la nostra, sgargiante di neon, è un ulteriore tassello della ricerca solo apparentemente semplice di Nasr che, al contrario, cela e mostra profondità di senso tutte da scoprire.
Le esposizioni continuano:
Galleria Continua
via del Castello, 11 – San Gimignano (SI)
fino a domenica 4 settembre 2022
orario: tutti i giorni, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00
Antony Gormley presenta:
Body Space Time
presso Hotel Leon Bianco
piazza della Cisterna, 13 – San Gimignano (SI)
fino a domenica 15 maggio 2022
orario: tutti i giorni, dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 19.00
Moataz Nasr presenta:
Tectonic Shift, Spostamento Tettonico
Venerdì, 13 maggio 2022
In copertina: Antony Gormley, STEM III, 2019. Cast iron and high tensile steel, 62.9 x 38.5 x 58.3 cm. Photograph by Stephen White & Co. © the Artist (foto gentilmente fornita da Galleria Continua).