Il nuovo libro di Gianni Gentilini
di Simona Maria Frigerio
Da qualche settimana disponibile anche su Amazon, il nuovo libro del medico e storico, Gianni Gentilini, è un felice compendio delle due materie che l’Autore ha approfondito nel corso di un’intera vita.
I primi capitoli sono tutti intesi a mostrare l’innegabile legame tra salute delle popolazioni e potere. Dai greci ai romani Gentilini salta all’Inghilterra e all’Irlanda del XVIII secolo rintracciando i germi di quella patologia che affligge ormai interamente il pianeta e che denominiamo ‘globalizzazione’ – intendendo con tale termine non la possibilità per gli esseri umani di muoversi liberamente per lavorare, studiare, dialogare e conoscersi, bensì delle merci da produrre dove costino meno materie prime e manodopera e ove la stessa possa essere sfruttata senza impedimenti e, poi, da vendere dove si ottengano i maggiori profitti.
Seguendo questo interessante percorso storico (che Gentilini affronta con un tocco di ironia e fatti precisi intercalati da aneddoti e contributi letterari, che rendono il discorso piacevole anche a un profano), si arriva al Codice e alle norme napoleoniche e all’istituzione “di una sanità normata e controllata dallo Stato”, ovviamente non tanto per fini filantropici quanto perché una popolazione numerosa e sana è utile per riempire i ranghi degli eserciti, fornire braccia nelle campagne o nelle fabbriche, estendere i domini imperiali nelle vecchie e nelle nuove colonie.
Dopo la carneficina della Prima Guerra Mondiale, riemerge il sogno massonico della Repubblica universale, declinata nel pan-europeismo del conte Richard Nikolaus Coudenhove-Kalergi; si pongono le basi “per lo scoppio, dopo appena vent’anni, della Seconda guerra mondiale” a causa delle imposizioni del Congresso di Versailles e, infine, si arriva a “un’Europa ridotta a succube vassallo dell’ormai dominante nuova potenza oceanica mondiale, gli Stati Uniti d’America”. E qui sorge spontaneo fare un breve inciso perché l’attuale posizione di sudditanza non solamente del Governo italiano ma altresì dell’Unione Europea ai desiderata degli States si rintraccia anche nella vocazione suicida o omicida di appoggiare uno dei due contendenti nella guerra in Ucraina, abdicando – per l’ennesima volta – a un ruolo indipendente di mediazione super partes e alla ragionevolezza.
Passando dal piano prettamente storico a quello linguistico e letterario, Gentilini affronta i temi della censura, degli attacchi del ‘potere’ al senso critico dei ‘sudditi’ e della riscrittura della storia. Partendo da un fatto quanto mai curioso e indicativo, ossia come l’Università di Northampton a gennaio di quest’anno avrebbe sconsigliato agli studenti (non certo bimbetti di prima elementare) la lettura del capolavoro di George Orwell, 1984, in quanto avrebbe contenuti che le ‘anime belle’ dei giovinetti e delle giovinette che frequentano l’ateneo potrebbero trovare “offensivi o sconvolgenti”. Decisione che denota non solamente una sottovalutazione della capacità critica degli studenti ma anche, aggiungeremmo noi, la convinzione che lo Stato o, in subordine, le sue istituzioni, quali un’università o, magari, una una fiera del libro (come quella di Bologna per gli autori russi) o, ancora, la stampa e la tivù nazionale si debbano fare carico di decidere cosa – per i ‘sudditi’ – sia meglio leggere, vedere o ascoltare. La riscrittura della storia arriva al punto di mettere al rogo un libro la cui lettura, prima della caduta del Muro di Berlino, era caldamente consigliata in quanto utile al capitalismo e alle nostre cosiddette forme democratiche per denunciare le storture del socialismo reale.
La parte letteraria del libro di Gentilini si arricchisce di un’interessante analisi de Il mondo nuovo, di Aldous Huxley (di cui Orwell fu allievo). Non vi racconteremo il perché di tale scelta da parte dell’Autore bensì faremo un altro inciso: laddove Huxley immagina un distopico futuro in cui una droga ci avrebbe resi ‘immuni’ da ogni sofferenza (e da ogni legame che potrebbe causarla), sia Asimov (in Io robot) sia i fratelli Wachowski in Matrix ci hanno insegnato che gli esseri umani non sono capaci di vivere in un universo perfetto, cristallizzato in un’apparente sicurezza e felicità: per fortuna, sclerano.
Gentilini si dedica poi a un’analisi dei mass media e alla loro capacità di distorcere, manipolandola, la realtà o, meglio, di asservirla a scopi consumistici e di propaganda. Sebbene parta da presupposti diversi, si ritrovano le medesime conclusioni di Pier Paolo Pasolini contro una società ego(t)istica dove il sesso è degenerato a merce di scambio e dove la televisione, in primis, ci abitua fin da bambini a diventare consumatori/predatori – di beni inutili, come di persone e di risorse. Proprio il tema del condizionamento è al centro di un capitolo successivo in cui l’Autore ricongiunge la droga immaginata da Huxley con le tecniche manipolatorie preconizzate da Orwell, gli psicofarmaci ormai prescritti a piene mani da una Sanità di Stato, sempre meno umanistica e sempre più efficientista, e i mezzi tecnologici di cui può avvalersi la propaganda per riscrivere il passato o distorcere il presente.
Il libro, da pagina 69, riprende l’interessante discorso sulla lingua in cui, partendo da una critica sull’anglicizzazione dell’italiano (che riverbera le idee pasoliniane sullo svilimento e l’uniformazione del nostro idioma in funzione tecnicistica), arriva a riconoscere e a denunciare quanto sia facile – attraverso le parole – inculcare concetti profondamente inumani. Il passo seguente lo abbiamo visto ai tempi della pandemia, quando si è scelto di lasciar morire delle persone senza criticare un sistema che aveva smantellato la Sanità pubblica e diminuito letti e terapie intensive trasformandoci in un Paese sull’orlo del baratro, ma giustificandoci con frasi quali: “ha fatto la sua vita”, “non è etico intervenire” trattandosi di “un grande vecchio”. Ora – potremmo aggiungere noi – è logico che se una nave affonda si debbano salvare, per primi, donne (in quanto potrebbero essere incinte) e bambini. Ma la Costa Concordia è una situazione limite alla quale si è poi cercato di ovviare aumentando le misure di sicurezza sulle navi da crociera. Altro discorso è non aver immediatamente provveduto investendo in Sanità e, anzi, aver votato recentemente per un aumento delle spese militari quando il Covid-19 è ancora usato dalla politica nostrana per limitare le libertà dei cittadini.
Molto bello il capitolo dedicato ai ‘pazienti fragili’, definizione fuorviante che è ormai entrata nel lessico comune (come ‘coprifuoco’, che aveva perso il suo significato bellico per trasformarsi nella barzelletta di un virus che sarebbe stato più pericoloso dopo le 22.00, quasi fosse la malaria trasmessa dalle zanzare notturne). A seguire, alcune acute osservazione sull’Onu e sul suo ‘braccio sanitario’, l’Oms, e su cosa sia realmente una pandemia. Ancora una volta, la lingua e il suo abuso possono trasformare la nostra percezione di ciò che è vero e di ciò che è reale.
Il clou del volume si ha a partire da pagina 85, quando Gentilini smonta l’idea di vaccino correlata agli attuali farmaci a mRNA. Puntualizza come si sia spostato il senso della parola – passando da un farmaco che immunizza e previene “una specifica malattia infettiva” a uno che, sollecitando la produzione di anticorpi, dovrebbe genericamente “combatterla”. Tra un vaccino sterilizzante e un farmaco che ridurrebbe gli effetti gravi (come affermerebbe anche il bugiardino della Pfizer: https://www.ema.europa.eu/en/documents/product-information/comirnaty-epar-product-information_it.pdf), però, si scava il solco che divide il blocco della circolazione di un virus e, quindi, la possibilità di debellare una malattia e la semplice speranza di non sovraccaricare un Sistema sanitario sul quale non si vuole investire. Gentilini passa poi a spiegare (anche a un profano) cosa sia la memoria immunitaria (che è stata completamente trascurata in favore di continui richiami vaccinali). Vibrante la denuncia contro la mistificazione del Governo (di Draghi in primis): “vaccinarsi è un atto di prevenzione e di etica sociale”, in quanto l’Autore si e ci chiede “come possa un vaccino non in grado di prevenire il contagio, costituire una prevenzione sociale”. E ancora, a chi pensasse di ribadire che il vaccino serve a non intasare le terapie intensive che dovrebbero servire ad altri (e chissà, poi, perché un paziente dovrebbe averne più diritto di un altro), Gentilini puntualizza che esistono i farmaci – e qui aggiungeremmo noi che il non aver adeguatamente investito sui monoclonali e sulle terapie domiciliari precoci resta un buco nero nelle scelte del nostro Ministero della Salute.
Anche l’efficacia ‘terapeutica’ dei vaccini è messa alla prova dei dati (a pagina 96) e l’analisi è abbastanza impietosa – come abbiamo notato più volte anche sulle pagine di InTheNet, i vaccinati, persino col booster, possono ammalarsi, finire in terapia intensiva e morire. Ma non solo, la protezione parrebbe di breve durata: non si svilupperebbe la cosiddetta memoria immunitaria. A questo fatto, noi potremmo aggiungere che un vaccino sviluppato per una variante presente a Wuhan due anni fa che sia riproposto quando quella variante non esiste nemmeno più in natura ha qualcosa di orwelliano o di machiavellico nel suo ‘DNA’. Così, come ci informa Gentilini, pare orwelliana (tornando al discorso sulla mistificazione linguistica in atto) che “nel gennaio 2022 la signora Walensky, direttrice del CDC di Atlanta” abbia “affermato che non vi saranno più richiami vaccinali bensì, con evidente omaggio a Microsoft, ‘aggiornamenti’. Si dovrà ‘ottenere il booster per essere aggiornati’”. Come se gli esseri umani fossero software – o peggio, macchine da manipolare.
Peccato che – come scrive con ironia Gentilini da pagina 105 in poi – la Omicron abbia scompigliato le carte in tavola, sia in quanto il virus – attraverso le successive varianti – avrebbe perso in virulenza (adattandosi agli esseri umani) e sia in quanto la durata della copertura ‘vaccinale’ si affievolirebbe sempre più (la terza dose avrebbe addirittura una durata di sole 10 settimane). Ovviamente occorrerebbe capire qualcosa di più – come puntualizza Gentilini – sulla memoria immunitaria (aldilà che si abbassi il numero degli anticorpi presenti nel sangue) ma anche se un ‘vaccino imperfetto’ – per le Case farmaceutiche – non sia maggiormente ‘interessante’ in quanto può essere inoculato più e più volte invece che una sola per l’intera vita del soggetto. Ovviamente, nessuno può dimostrare che queste continue sollecitazioni del sistema immunitario siano innocue né che tali ‘vaccini’ non possano nuocere agli individui nel medio-lungo periodo.
L’Autore chiude il libro con alcune inquietanti constatazioni. I vaccini a mRNA hanno messo in evidenza fino a che punto l’essere umano si stia spingendo nelle terapie geniche. Cosa dobbiamo attenderci dal futuro non possiamo saperlo ma gli interrogativi che si pone Gentilini non sono fantasie. Si rischia un’evoluzione sociale sempre più inumana. Senza la dovuta attenzione, un senso critico affilato, il bagaglio della storia e la capacità di assumersi il rischio di porsi domande scomode, non possiamo sapere se il mondo che stiamo consegnando ai nostri figli – lungi dall’essere il migliore possibile – sia almeno un mondo per il quale varrà la pena di continuare a lottare.
venerdì, 8 aprile 2022
In copertina: Particolare della copertina del libro, Pandemia e Apocalisse di Gianni Gentilini.