Intervista a Lorenzo Bani, Presidente del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli
di Simona Maria Frigerio
Dopo aver letto dell’ennesimo Decreto del Consiglio dei Ministri che scavalca le prerogative parlamentari e, in questo caso, anche le normali procedure per convertire aree per la conservazione ambientale in zone militari, ci siamo interrogati su quale green dovrebbero tutelare gli articoli 9 e 41 della Costituzione (recentemente modificati) ma, soprattutto, a cosa serviranno i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che, secondo la politica nostrana ed europea, avrebbero dovuto rilanciare l’economia attraverso scelte eco-sostenibili o addirittura ambientaliste (a meno che mettere ‘cappottini’ alle ville e ai rustici dei benestanti non sia l’unico scopo).
La Toscana, terra d’eccellenza dei Parchi e delle aree protette (anche se forse pochi lo sanno e anche i toscani, a volte, se ne dimenticano), ne vanta almeno sei di indubbio interesse, che si estendono dalle dune dei litorali all’entroterra selvaggio, dalle vette alpine e appenniniche alle zone paludose che accolgono specie autoctone e uccelli migratori. Un patrimonio ricco che va dal Parco dell’Arcipelago Toscano a quelli dell’Appennino Tosco-Emiliano e delle Alpi Apuane; dal Parco della Maremma a quello Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, fino al Parco Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli (ricco a livello ambientale ma anche storico).
Eppure, proprio in quest’ultima riserva naturale sorgerà una nuova base militare, senza nemmeno che la politica romana si sia preoccupata di discuterne con l’ente Parco o con la cittadinanza – scavalcando le istanze della società civile, disinteressandosi dei reali bisogni di chi un territorio lo vive abitandoci, respirandone l’aria (sempre più inquinata), e usufruendo dei suoi servizi (green pass e balzelli vari permettendo).
Il deficit democratico che quest’ultima decisione romana dimostra sposta ulteriormente l’ago della bilancia. In un’Italia abituata dallo Stato d’emergenza a essere normata in base a Decreti Legge (convertiti in legge da un Parlamento ricattato dal voto di fiducia), Decreti del Presidente del Consiglio (che non devono soggiacere nemmeno a tale ‘pura formalità’) e persino a semplici ordinanze che limitano l’impresa e le libertà dei singoli, abbiamo voluto contattare il Presidente del Parco Regionale di Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli – Lorenzo Bani – per comprendere meglio cosa stia accadendo nella sua e nostra oasi naturalistica ma, prima di tutto, per farci raccontare quale sia l’importanza del Parco.
Lorenzo Bani: «Il Parco, costituito nel 1979 su circa 24.000 ettari di terreno, ha una rilevanza naturalistica e ambientale di altissimo livello in quanto ospita una fauna e una flora particolari e vanta una forestazione incredibile. Oltre alle dimensioni consistenti occorre ricordare il suo valore storico perché, specialmente nella tenuta di San Rossore, si trova ad esempio la villa presidenziale, la cui ristrutturazione si è conclusa solamente pochi mesi fa, oltre al passaggio di presenze storiche importanti – di epoca etrusca, romana, medievale fino ai Medici e ai Lorena. Ricordo, infatti, la Villa Medicea di Coltano, che è una struttura di rilevante interesse a testimonianza della presenza dei Medici in Toscana; oppure le tenute – sempre all’interno del parco – Salviati e Antinori, di antiche famiglie locali. Poi occorre valutare la varietà degli ambienti. Ad esempio, lo spettacolo del Lago di Massaciuccoli con intorno la corona delle Apuane diversissimo dalle dune della spiaggia naturale del Gombo. E non dimentichiamo i daini che, nel parco, non temendo l’uomo, si avvicinano alla direzione della tenuta di San Rossore e possono esseri ammirati dai visitatori, costituendo un’attrattiva importante specialmente per i bambini; oltre alla presenza di una famiglia di lupi – una coppia con cinque cuccioli – che, naturali predatori nella catena biologica, mantengono controllato il numero dei daini presenti nell’area evitando che si debbano abbattere».
L’area di Coltano, dove dovrebbe sorgere la nuova base militare, attualmente a cosa è adibita?
L.B.: «La tenuta di Coltano fa parte del parco e, al suo interno, ospita due edifici storici rilevanti: la villa Medicea, a cui accennavo, realizzata da Bernardo Buontalenti e la Stazione radio di Marconi (1). Inoltre, vi è un ambiente naturalistico di notevole interesse, che ospita una flora e una fauna particolari. In effetti, proprio la zona su cui costruiranno la caserma – uso l’indicativo perché si sta discutendo di un Decreto del Presidente del Consiglio, che ha una sua valenza, anche se noi non lo condividiamo – avrebbe dovuto essere allagata, in quanto già zona umida, adatta a ospitare l’avifauna locale».
Il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22 gennaio 2022, inserito in Gazzetta Ufficiale lo scorso 23 marzo, che ha disposto la realizzazione di un nuovo edificio militare in area Coltano, è stato preventivamente discusso con l’Ente Parco, con i cittadini e con le forze politiche locali?
L.B.: «No, assolutamente. Ero stato contattato all’inizio del mio mandato, ossia circa sei mesi fa, perché vi erano problemi di natura logistica – nel senso che il Centro Nazionale dei Carabinieri cinofili attualmente a Firenze era sotto sfratto, mentre i Carabinieri paracadutisti del gruppo Tuscania erano frammentati in varie zone. Quando sono venuti qui, gli ho proposto di aprire un dialogo anche con la cittadinanza su un intervento contenuto. Teniamo presente che il Piano integrato del parco era fermo al 1994 e, dato che – insieme ai progettisti – ne sto facendo uno nuovo, questa problematica vi poteva rientrare, fermo restando che la questione doveva essere affrontata, discussa e valutata insieme ai cittadini. Al contrario, hanno utilizzato lo strumento del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e, sulla base dall’art. 44 – adducendo siano infrastrutture di difesa nazionale – si sono avvalsi della procedura semplificata. Gli aspetti da tenere in conto sono quindi due. Dal punto di vista naturale/ambientalistico, che è il più importante, il parere che avevamo espresso era contrario (tenendo conto del vincolo paesaggistico, della valutazione di impatto ambientale e di varie problematiche, quali il rischio alluvioni). Questo per quanto riguarda le procedure. Rispetto al metodo, poi, posso dire che questi signori hanno fatto letteralmente ‘paracadutare’ all’interno della tenuta di Coltano una caserma di 70 ettari di cui 40 di costruito».
La nuova infrastruttura militare quale ‘opera destinata alla difesa nazionale’ (2), non solamente si avvale di queste semplificazioni procedurali, ma ci risulta che sarà finanziata con i fondi del PNRR. Gli stessi non dovevano servire per digitalizzazione, sanità e ambiente?
L.B.: «Francamente, considerare un’opera di difesa nazionale – con la tecnologia attualmente in essere – una sede per i carabinieri mi pare una forzatura anche da un punto di vista solamente formale. Nel momento in cui si parla di difesa nazionale, penserei a un ombrello antimissili o a una stazione radar completa, certamente non ai carabinieri paracadutisti o a quelli cinofili. Detto questo, il PNRR, come ha affermato lei, doveva essere utilizzato per la transizione ecologica. Attualmente, però, non ci sono linee dirette, se non l’ultima approntata dal Ministro della transizione ecologica (3) e inerente alla digitalizzazione dei parchi. Ma dal punto di vista dell’ambiente, non ci sono risorse destinate ai parchi e questa è una contraddizione a cui non si può credere».
Con la riforma degli articoli 9 e 41 della Costituzione si dovrebbe dare maggior valore alla tutela dell’ambiente (4) e l’impresa privata potrebbe essere limitata a tal fine. L’iniziativa economica pubblica, però, può derogare da tale norma costituzionale?
L.B.: «Da una parte si mette la tutela dell’ambiente in Costituzione dando finalmente valore a questo tema e, poi, non si fa niente per dare a tali enunciazioni conseguenze nella pratica. Ciò che sta accadendo a Coltano è un esempio, ancora una volta, delle profonde contraddizioni che la politica mette in campo. Senza tenere conto che i parchi hanno una funzione pubblica e, aldilà di tutto, sono i parchi che garantiscono la protezione della biodiversità – e della biolibertà, un termine da me coniato per ricomprendere anche gli animali, in quanto le loro necessità e i loro bisogni devono essere ugualmente rispettati. E chiudo proprio riguardo al riferimento in Costituzione solo al soggetto privato, che desta in me preoccupazione. Si sarebbe potuto aggiungere anche qualcos’altro che permettesse maggiori margini di manovra».
Un’altra vertenza ambientalista molto sentita è quella della Ciclovia Tirrenica che si vorrebbe far passare nella riserva naturale della Lecciona e che, al contrario, i gruppi ambientalisti vogliono sia realizzata sul viale dei Tigli (dove già esiste, seppure da risistemare). Cosa ne pensa?
L.B.: «Io ho già espresso parere contrario a una ciclovia all’interno della Lecciona ancorché non mi sia mai stato chiesto un parere ufficiale. Purtroppo siamo di fronte alla solita questione. Il Comune di Viareggio ha mandato il progetto in Regione senza chiedere il parere del Parco che, al contrario, deve essere richiesto per legge. Anch’io sto facendo i miei passi per convincere la regione Toscana a un ripensamento su questa scelta ma non perché sia contrario alla ciclovia – dato che parliamo di mobilità sostenibile – bensì perché le considerazioni da tenere in conto sono altre. Innanzi tutto, vi è un problema di sicurezza dato che il viale dei Tigli è una strada tagliafuoco dove passano, in estate, gli autocompattatori per i rifiuti dei turisti, le ambulanze se un turista si sente male, l’antincendio in caso succeda qualcosa, i mezzi per la manutenzione del verde e del percorso stradale. Quindi, è un problema prima di tutto di sicurezza: non penso a oggi, ma in un futuro in cui la Ciclovia Tirrenica diventasse parte di una Ciclovia Nazionale, ci sarebbe un flusso di biciclette che passerebbe da qualche decina a centinaia e la ciclovia va fatta ove non crei problemi e non ci sia promiscuità – garantendo a tutti, anziani, famiglie, disabili e, ovviamente, ciclisti di muoversi senza pericolo. Andando oltre lo scontro ideologico, e con tutte le garanzie ambientali, ho fatto la proposta di utilizzare via del Balipedio, che scorre nel verde ma non va a intaccare né la Lecciona né la sicurezza, valorizzando natura e mobilità sostenibile».
La Toscana – a livello sociale e politico – per anni ha sostenuto scelte ambientalistiche che, oggi, le permettono di avere vaste oasi naturalistiche e un litorale non completamente lottizzato da abitativo e bagni. Pensa che qualcosa sia cambiato negli ultimi anni?
L.B.: «Partendo dalla dimensione del mio Parco, posso affermare di gestire 30 km di costa e che la maggior parte non è lottizzata – e parlo della spiaggia del Gombo, all’interno della tenuta di San Rossore, la Bufalina, Marina di Vecchiano e la Lecciona. Quest’area è un esempio chiarissimo di come si continui a rispettare la natura, senza contaminarla con interventi di natura edilizia o speculativi di turismo di massa. La Toscana, secondo me, garantisce ancora questi aspetti e la Regione è molto sensibile all’argomento, come mi ha confermato l’assessora all’ambiente (5). Inoltre, sarebbe importante che alcuni SIC naturalistici (6) che sono vicini alla tenuta di San Rossore – penso a un SIC a Forte dei Marmi e a un altro un po’ più distante – potrebbero, sebbene in maniera discontinua, creare un corridoio verde che si ricongiunge con la tenuta di San Rossore. E poi non dimentichiamo che il Parco di cui sono Presidente ricomprende anche le Secche della Maloria (7) di indubbio valore ambientale e naturalistico».
(1) Il Centro radio di Coltano è una stazione radio edificata su progetto di Guglielmo Marconi, dalla quale, nel 1931, “partì il segnale che fece illuminare il Cristo Redentore a Rio de Janeiro”.
(2) Opera a cui si applicano le misure di semplificazione procedurale previste dall’art. 44 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, convertito con modificazioni dalla legge 29 luglio 2021, n. 108, ovvero che usufruirà della cosiddetta “Governance del Piano nazionale di ripresa e resilienza e prime misure di rafforzamento delle strutture amministrative e di accelerazione e snellimento delle procedure”.
(3) Roberto Cingolani, in carica dal 13 febbraio 2021.
(4) Nell’articolo 9, in particolare, si afferma: la Repubblica “Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Nell’articolo 41, invece, si fa presente che “L’iniziativa economica privata è libera” (senza alcun accenno a quella pubblica) ma “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
(5) Monia Monni, Assessore all’ambiente, economia circolare, difesa del suolo, lavori pubblici e protezione civile.
(6) A oggi sono stati individuati da parte delle Regioni italiane 2637 siti afferenti alla Rete Natura 2000. In particolare sono stati individuati 2358 Siti di Importanza Comunitaria (SIC).
(7) Le Secche della Maloria sono costituite da una serie di scogli affioranti in un tratto marino compreso tra la costa livornese e l’isola di Gorgona.
venerdì, 8 aprile 2022
In copertina: Le dune della Lecciona (foto di Luciano Uggè, vietata la riproduzione).