Parola d’ordine: festa! Quando il limite è un ricordo
di Noemi Neri
Potremmo definirla una settimana di fuoco, e non solo in senso lato, anche se la festa delle Fallas dura quasi un mese. Una lunga tradizione che viene spesso confusa o associata con il Carnevale, in realtà viene spiegata dagli abitanti di Valencia più come una scalata sociale, una vocazione.
Ci sono alcuni valenciani che preferiscono scappare fuori città, lontano dal caos quotidiano, altri prendono ferie per godersi a pieno la festa. Ritroviamo i petardi di Capodanno, le maschere di Carnevale, le luminarie natalizie, ma le Fallas sono molto di più, tutti questi elementi sono come potenziati, legati insieme e trasformati da una forte tradizione. Quasi in ogni strada è presente un ‘Casal Fallero’ dove le commissioni si riuniscono per organizzare il reperimento di fondi per la realizzazione della loro Falla, un’enorme maschera alta anche 30 metri. Le Fallas, coloratissime e satiriche, sono composte da vari Ninot (pupazzi) che vengono costruiti e assemblati direttamente per strada dagli artigiani, soprattutto durante la notte. Il volto della città cambia dunque di giorno in giorno: è facile imbattersi in un gigantesco braccio o una testa impacchettata. I vari pezzi, coperti da teli, andranno a formare le caricature affrontando tematiche sociali, tributi – si è visto, per esempio, un dottore perplesso con una siringa in mano e il virus sopra la testa, animali che si stanno sciogliendo, pittori, scultori, sportivi, omaggi a cartoni animati, film. A caratterizzare Valencia in questo periodo – da fine febbraio fino al 19 marzo – non sono solo le imponenti costruzioni dei falleros, ma gli spettacoli pirotecnici, il perenne odore di fuoco e polvere da sparo che si sente camminando in centro, il rumore costante degli scoppi e dei petardi che è come vivere durante un Capodanno all’ennesima potenza.
È iniziato tutto con la ‘Crida’, ovvero l’inaugurazione in cui si tiene il discorso delle due fallere che rappresentano, rispettivamente, la fazione degli adulti e quella dei bambini. Le Torri di Serranos sono state lo sfondo di proiezioni con un video mapping d’effetto ma, soprattutto, protagonisti indiscussi sono stati gli spettacoli pirotecnici che hanno colorato il cielo di Valencia. I fuochi d’artificio, infatti, sono così gettonati da svolgersi anche durante il giorno.
Dopo l’inaugurazione delle Fallas, quotidianamente alle due del pomeriggio, si è tenuta in piazza del Comune la ‘Mascletà’, ovvero cinque minuti consecutivi di esplosioni di petardi per i quali sono stati spesi circa 160.000 euro, cifra che quasi raddoppia se includiamo anche i costi degli spettacoli pirotecnici. A questi si deve aggiungere tutto il resto della pirotecnia effettuata nei quartieri circostanti – dato che l’intera città è partecipe inarrestabile. Quest’anno, dopo due anni di festa in sordina per via del famigerato Covid-19 e in seguito al ‘libera tutti’ – che lascia di fatto la pandemia alle spalle – si è registrata un’enorme partecipazione popolare sin dal primo giorno. Ad esempio, durante l’‘Ofrenda’ hanno riempito le strade del centro 90 mila persone. Questa fase della festa riguarda la parte religiosa, ovvero l’offerta dei fiori alla Vergine degli Abbandonati – una grande costruzione in legno che domina Piazza della Vergine e che è stata ricoperta da 80 mila garofani. A portare i fiori sono stati proprio i falleros, uomini, donne e bambini in abiti tradizionali con filamenti in oro, per i quali hanno speso anche migliaia di euro. Un italiano sposato con una valenciana mi ha raccontato che, per accontentare la moglie, ha deciso di far partecipare la figlia facendole fare cinque vestiti per le Fallas, acquistando ovviamente anche petardi e fuochi d’artificio, e spendendo circa 25 mila euro.
Per tornare alla scalata sociale a cui accennavo all’inizio, essere un fallero presuppone un certo sostegno economico, dei titoli di studio, la conoscenza del valenciano, la partecipazione a eventi e cene di rilievo. Arrivare ai piani alti della gerarchia – annualmente si eleggono la Fallera Mayor per gli adulti e la Fallera Mayor Infantil per i bambini – significa accedere alla parte benestante della società, andare in tv, avere dei ruoli più ‘politici’.
Un altro aspetto della festa riguarda le luminarie: ogni strada è illuminata da tanti archi composti da led colorati. A vincere il premio per la miglior illuminazione, negli scorsi anni, è stata una ditta italiana del Salento. Quest’anno ha vinto una multinazionale con sede in Spagna: l’addobbo si è composto di 373mila led – giusto per dare un’idea.
Las Fallas, dichiarata patrimonio immateriale dell’Unesco, è gemellata con la festa italiana dei Gigli di Nola, che si tiene a giugno in onore di San Paolino. Il culmine della celebrazione, qui, si raggiunge a San Giuseppe, con la cosiddetta ‘Cremà’, la bruciatura di tutte le Fallas, a eccezione di alcuni Ninot delle Fallas vincitrici che saranno conservati in un apposito museo.
Dunque, una meraviglia artistica dopo l’altra è impetuosamente bruciata, nonostante il lavoro: le maschere prendono fuoco come se fossero degli enormi mandala da distruggere. Non si può negare che si avverta un po’ di dispiacere: ho visto un uomo accarezzare un Ninot come per dargli un ultimo saluto. Ma le fiamme rendono tutto più stimolante: dal giorno successivo, infatti, vengono presentati i nuovi bozzetti per l’edizione successiva. L’ultimo giorno delle Fallas, dopo aver acceso il cielo di mille fuochi, Valencia accende letteralmente le strade con enormi falò – uno spettacolo emozionante. Nevica cenere, il fumo entra negli occhi, la Falla si scioglie piano lasciando il posto a un mucchietto di macerie, le impalcature di legno, a tratti spettrali, spariscono nel giro di breve tempo grazie al lavoro attento degli operatori ecologici e degli stessi falleros – e il giorno seguente, infatti, la città è già pulita.
Onestamente, al di là della meraviglia di questi lunghi giorni di festa, l’arrivo di San Giuseppe è stato anche una liberazione, poiché ogni angolo della città balla con la musica a tutto volume fino alle 4 del mattino e alle 8 del successivo c’è già la banda in strada pronta a ricominciare. Sicuramente è stato un festeggiamento ancora più desiderato in quanto è arrivato dopo un periodo di distanziamenti e chiusure. Da notare anche che il 30% dell’economia valenciana ruota intorno alle Fallas. Non ho mai visto tanto patriottismo e solo vivendo questo periodo si può capire quanto sia lontano dal Carnevale. Se l’arretrare della pandemia ha permesso di tornare a riempire le strade senza limiti, il meteo incerto non è stato abbastanza clemente: per questo motivo la ‘Macro Mascletà’ – prevista a conclusione della festa – è stata rimandata a giugno. Si tratta di 350 kg di polvere da sparo pronti a far esplodere la città spagnola. A ogni modo, i fuochi d’artificio non faranno in tempo a mancarci, aprile è pieno di altri festeggiamenti…
venerdì, 25 marzo 2022
In copertina e nel pezzo: foto delle Fallas edizione 2022, di Noemi Neri (tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione).
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