Italia fanalino di coda anche nel superare il green pass
di Luciano Uggè (e Simona Maria Frigerio)
In Italia abbiamo un virus dal quale non siamo ancora guariti – si chiama Speranza/Draghi/PD – ed è un virus antico, che fa dell’arbitrarietà la sua ragion d’essere.
Tale virus pare sia una variante particolarmente pervicace del Covid e, purtroppo, rende difficile il ritorno alla normalità. Sudafrica, Spagna e Svezia, Paesi in cui è stato consentito al Covid di entrare in contatto con gli esseri umani, si sono dimostrati meglio preparati ad affrontare anche la variante Omicron che, nei fatti, ha avuto durata più breve e si è rivelata (come avevamo scritto noi il 10 dicembre 2021, utilizzando i dati ufficiali provenienti dal Sudafrica: https://www.inthenet.eu/2021/12/10/dallomicron-alla-censura-social/) un’influenza – o forse persino meno.
Guardando ai dati complessivi, il 18 marzo, la Spagna – in cui non è mai stato imposto il green pass rafforzato e anche il semplice green pass è stato estremamente contenuto e, persino durante la prima ondata epidemica, si è tenuto aperto il settore cultura (considerandolo ‘essenziale’), si sono registrati 101.416 decessi complessivi (lo 0,90% rispetto ai positivi) su 11.260.040 casi. Con una popolazione inferiore ai 47 milioni, si è contagiato circa il 24% della popolazione. In Svezia (la vituperata Svezia, che si è sempre opposta alle restrizioni e ne ha applicate pochissime e per brevi periodi) si sono registrati 18.020 decessi (lo 0,73% rispetto ai positivi) su 2.475.687 casi. Su una popolazione di circa 10 milioni di individui, i contagiati sono stati circa il 24%. E adesso veniamo alla ‘draconiana’ Italia – quella che, secondo la politica, doveva essere la più lungimirante e avanzata. Il nostro Paese, che il Premier loda e per il quale afferma: «Grazie ai vaccini sono stati evitati quasi 80mila decessi in più in Italia nel solo 2021» (senza puntualizzare su quali basi statistiche e scientifiche lo affermi), ha raggiunto quota 157.442 decessi (l’1,15% dei positivi) su 13.645.834 casi. Su una popolazione di poco superiore ai 60 milioni, i contagiati sono stati circa il 23%. Ne emerge che, i green pass base e rafforzato non hanno salvato gli italiani né dal contagiarsi e contagiare – comparando i dati con gli altri Paesi dove non sono stati applicati o, se applicati, in maniera contenuta e per breve tempo – né dai decessi (per milione di abitanti abbiamo registrato il numero maggiore di morti rispetto a qualsiasi altra Nazione dell’Euro – fatto salvo il piccolo Belgio).
Adesso tocca alla Magistratura
Vero è che migliaia di morti in Italia, nel primo periodo, sono state dovute a gravissimi errori, quali non effettuare subito le autopsie per accorgersi del problema delle trombosi polmonari (https://www.sanitainformazione.it/salute/lospedale-sacco-presenta-il-protocollo-viecca-antiaggreganti-e-antinfiammatori-per-curare-trombosi-da-covid/); aver ospitato malati di Covid nelle RSA; aver richiamato al lavoro medici ormai in pensione; non avere immediatamente utilizzato tamponi rapidi (disponibili fin da subito, ad esempio, in Corea del Sud) ma aver perso mesi inviando i campioni in due soli laboratori (non riuscendo, quindi, a contenere l’epidemia).
Nei mesi seguenti si è puntato tutto sul vaccino – ben sapendo che, di fronte a un virus influenzale (e a RNA) si sarebbe ottenuto un prodotto efficace e sicuro quando ormai il virus sarebbe sostanzialmente mutato. La scelta di optare per la vaccinazione di massa con un vaccino ancora in fase di trial e che era stato concesso ‘a scopo emergenziale’, che utilizza una tecnica (a mRNA) mai usata prima per simili prodotti e averlo imposto anche a persone che, per età e condizione fisica, avevano un rischio mortalità praticamente nullo, potrà essere valutata solamente nel tempo. Non aver investito in cure ma, anzi, aver lottato contro quei medici (con due ricorsi al Consiglio di Stato) che non volevano accettare la vigile attesa condita con paracetamolo (quest’ultimo rifiutato, in base a studi seri, anche dal professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri) quanto può aver inciso sulla mortalità?
Oggi il professor Crisanti si smarca dal passato e afferma: “Il problema, in una situazione come quella odierna in cui c’è trasmissione virale, è come proteggere i vulnerabili, perché la maggior parte dei decessi è rappresentata da persone vulnerabili seppur vaccinate. Questa è la verità che noi ci dobbiamo dire”. Problema che abbiamo denunciato più volte partendo dai dati dell’Istituto Superiore della Sanità, che mostravano l’inefficacia del cosiddetto booster proprio nei confronti della persone a rischio (si veda l’incipit a: https://www.inthenet.eu/2022/02/25/i-vaccini-questi-sconosciuti/), e che abbiamo visto riconfermato dai dati del Bollettino ISS del 16 marzo 2022. Ci si chiede come abbiano fatto il Governo e il Ministero della Salute a non accorgersene ma, soprattutto, come tale dato sia stato ‘trascurato’ dal CTS.
Da mesi sappiamo che la ‘trasmissione virale’ è e resterà un problema (siamo di fronte a un’endemia) perché i vaccini non si sono dimostrati in grado di bloccare il contagio e continuare a definirli tali non pare avere alcuna base medico-scientifica. E allora perché, proprio nei mesi in cui il Covid ha maggiormente impazzato tra la popolazione (questo inverno il green pass e il vaccino hanno dimostrato tutta la loro inefficacia in tal senso con i trivaccinati che si sono contagiati, come il professor Galli dell’Ospedale Sacco di Milano), è stato così difficile per le persone più anziane e con patologie pregresse accedere ai test molecolari (per avere una diagnosi precisa sulla variante e sulla carica virale) e ai monoclonali che, come sappiamo, non sono utili nello stesso modo se affetti da Delta od Omicron? Il professor Galli stesso (trivaccinato ed estremamente cauto in ogni contatto, come da lui stesso affermato) è ricorso ai monoclonali per curarsi: perché il Ministero della Salute non ha garantito le medesime cure alle migliaia di italiani, anziani e con patologie pregresse, che sono – quasi esclusivamente – quelli che muoiono a causa di questo virus, fin dai tempi dell’Alpha? I familiari dei 2.356 trivaccinati deceduti tra il 21/01/2022 e il 20/02/2022 chi devono incolpare?
Non è più il tempo di darsi pacche sulle spalle e continuare con la narrazione trionfalistica degli ultimi due anni, avallata dalla stampa compiacente. Occorre pretendere risposte e che la legge finalmente faccia il suo corso.
La fine dell’emergenza, il green pass e la ‘favola’ delle decisioni scientifiche
«Il CTS ha dato un supporto straordinario a decisioni difficilissime prese da questo e dal precedente governo. Ha dato il supporto psicologico per dire che le decisioni erano prese con il supporto della scienza, non sulla base di sensazioni. Questo per chi prende decisioni è essenziale» (sulla compliance del Governo precedente rispetto ai consigli del CTS, si veda: https://www.inthenet.eu/2020/08/14/desecretati-cinque-verbali-del-comitato-tecnico-scientifico/).
Partiamo da questa affermazione, pronunciata in occasione del nuovo Decreto Legge del 17 marzo che avrebbe dovuto superare l’inutile green pass, mettendolo in solaio insieme allo stato d’emergenza. Provato che i vaccinati si contagiano e contagiano, il green pass è solamente una misura coercitiva (non degna di uno Stato di diritto) per costringere le persone a vaccinarsi e non una sicurezza di ritrovarsi in luoghi chiusi con persone non positive (come ‘spacciato’ da politica e stampa).
Se in Italia si fosse agito solamente in base alla scienza, questo primo fatto – comprovato dai dati – avrebbe costretto tutti gli italiani (vaccinati o meno) a fare un tampone almeno ogni 72 ore per accedere a qualsiasi luogo chiuso con persone non conviventi e che non sarebbero rimaste a un metro di distanza. Sempre se le decisioni fossero state dettate da certezze scientifiche non si comprende perché, unico Paese europeo, l’Italia abbia, prima, accettato una durata del green pass di 9 mesi, poi (per biechi calcoli di opportunità) lo abbia elevato a 12 mesi, e infine lo abbia ridotto (sempre per essere diversi?) a soli 6 mesi. Mentre l’Europa ha declassato la pandemia a endemia, noi rimaniamo l’unico Paese a voler mantenere misure coercitive oltre la fine dello stato d’emergenza (che abbiamo rinnovato non solamente più a lungo di qualsiasi altro Paese europeo ma persino oltre i due anni previsti dalla legge). Del resto, se il Ministro della Salute ha veramente acquistato 350milioni di dosi di vaccino (come affermerebbe Report), si può dubitare che Sigfrido Ranucci abbia ragione quando afferma: “La terza dose è il business delle case farmaceutiche”? Terza dose di un vaccino pensato per una variante che non esiste più (nonostante gli ‘scienziati/opinionisti’ italiani per mesi abbiano continuato a sostenere che il virus non stava mutando) e, soprattutto, che può provocare eventi avversi anche gravi, ormai acclarati, quali: miocardite, pericardite e trombocitopenia – oltre ai recenti studi svedesi in vitro sugli effetti a livello epatico.
Sarà un caso che il Ministero della Sanità svedese, a differenza di quello italiano (consigliato dal CTS?) “non raccomanda la vaccinazione contro la COVID-19 per i bambini di età 5-11 anni. La decisione è stata confermata il 27 gennaio, ritenendo che i benefici per questa fascia di età siano troppo modesti per la vaccinazione universale dei bambini privi di patologie croniche”? Si tratta del caro vecchio principio di cautela. E non scriviamo nulla – ma la magistratura dovrebbe indagare – sul fatto che, a uno a uno, i nostri vaccini ‘sicuri’ siano stati abbandonati proprio a causa degli eventi avversi – anche mortali. Prima è toccato ad AstraZeneca e Johnson. Da ottobre 2021 Moderna è stato proibito o ‘sconsigliato’ – per varie fasce d’età – in diversi Paesi del Nord Europa e poi anche in Germania e Francia. Mentre il cosiddetto bugiardino della Pfizer si allunga sempre più. E gli italiani che subiscono reazioni avverse anche gravi (come mia moglie), devono poi curarsi a proprie spese, abbandonati dai medici che temono di prendere posizione contro quella che è diventata a tutti gli effetti ‘medicina di Stato’.
Ma non è finita qui. Perché il Ministro Speranza (laureato in Scienze politiche e arricchitosi dell’esperienza di circa un anno quale assessore all’urbanistica per il Comune di Potenza), dopo avere ignorato le informazioni sulle reazioni avverse gravi di AstraZeneca nei giovani e avere indetto gli Open Days (https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Il-caso-Astrazeneca-Gli-Open-Day-over-18-3dc932a9-1632-4ae7-9f30-ed932b7e4b4e.html ma anche https://www.rai.it/dl/doc/1635262128426_caso_astrazeneca_report.pdf), sulla quarta dose ha affermato: “In questo momento non ci sono evidenze scientifiche che portano a dirci che sia necessaria la quarta dose del vaccino per tutti. Nessun Paese a livello mondiale ed europeo sta immaginando la quarta dose per tutti. Siamo partiti con i fragili e in queste ore stiamo valutando l’ipotesi di una quarta dose a fasce generazionali più avanzate: questo richiederà un approfondimento ma è una cosa a cui ci stiamo preparando. Noi saremo pronti, le dosi sono già a disposizione, ma dobbiamo aspettare che ci siano le basi dell’evidenza scientifica, che in questo momento ancora non c’è”. Tutto ciò nonostante gli studi israeliani abbiano smentito questa sua narrazione a gennaio 2022 (https://www.timesofisrael.com/israeli-trial-worlds-first-finds-4th-dose-not-good-enough-against-omicron/). E però il Ministro ha già acquistato 350 milioni di dosi di un ‘vaccino’ sorpassato (per una popolazione eligibile forse di 50 milioni: https://www.rai.it/dl/doc/2021/10/25/1635187785598_RISPOSTA%20STRUTTURA%20COMMISSARIALE.pdf).
L’infallibile CTS e l’altrettanto infallibile Governo, oltre alla narrazione unidirezionale, sono stati talmente ciechi da non essersi nemmeno accorti della più palese delle contraddizioni. Sebbene l’abbassarsi del numero degli anticorpi nel sangue non dovrebbe comportare per forza un’incapacità dell’organismo di attivarsi contro il virus (perché esiste anche una memoria immunitaria) e questo dato sia stato usato, in ogni caso, quale diktat per imporre la terza dose; d’altro canto, chiunque abbia nel sangue anticorpi più che a sufficienza è sottoposto, tanto quanto, a richiamo (perdendo altrimenti il green pass, ossia il lasciapassare per la vita associativa, culturale e persino, in alcuni casi, per il lavoro). In breve, delle due, una.
Inoltre, molti medici e ricercatori hanno affermato che tanti richiami e a così breve distanza possono aumentare i rischi di reazioni avverse e altresì “sovraccaricare il sistema immunitario” (Marco Cavaleri, responsabile per i vaccini dell’European Medicines Agency, EMA).
Nell’ultimo Decreto del 17 marzo si nota anche la ‘gentile concessione’ del rientro al lavoro per il personale sanitario che abbia contratto il virus e sia guarito e che, in questi ultimi mesi, non poteva essere riammesso in quanto: “Al sanitario già sospeso potrà essere cancellata la sospensione solo quando fornisca dimostrazione di aver concluso almeno il primo ciclo vaccinale come disciplinato dal comma 5 dell’art.1 lett. b) del dl n.172/2021, non essendo sufficiente il certificato di differimento”. Secondo l’Ordine dei Medici, il medico o infermiere guarito non poteva essere reintegrato a livello giuridico dato che la Legge prevedeva, per poter lavorare, l’obbligo di vaccinazione. Tale imposizione è la chiara dimostrazione che non solamente il Governo e i media ma anche l’Ordine dei Medici andrebbe indagato per tali scelte di matrice politica e non corroborate da prove scientifiche o esigenze mediche. E tacciamo sull’idea del Ministro Speranza di sostituire i medici sospesi con i colleghi ucraini: aldilà dell’equiparazione di titoli e pratiche, chi pagherà gli interpreti per i pazienti?
Chiudiamo con un’altra affermazione del Premier, ossia che “il certificato verde è stato un grande successo perché ci ha permesso di ricominciare. L’anno scorso l’economia italiana è cresciuta al 6,5% con il green pass”. Peccato che il 6,5% del 2021, rispetto al 2020 (anno in cui per lunghi mesi l’Italia si è completamente o parzialmente fermata), sia un flop – termine tanto caro ai nostri cronisti in occasione di manifestazioni contro l’obbligo vaccinale o il green pass. Peccato che chi ha creduto che con il vaccino e il green pass avrebbe potuto frequentare in sicurezza i luoghi pubblici – senza contagiarsi o contagiare – si sia ritrovato in un Paese dove in pochi mesi i casi di positività sono stati milioni (mentre i non vaccinati o quelli che, magari, non si erano accorti che il certificato verde era scaduto con tre mesi di anticipo erano praticamente rinchiusi in casa e non potessero essere ‘colpevolizzati’).
L’emergenza ‘foglia di fico’
L’emergenza è stata per 26 mesi la ‘giustificazione’ per qualsiasi vessazione imposta ai cittadini – dai 200 metri intorno a casa al divieto di esercitare diritti basici se privi del green pass base, come andare in banca o in posta (ossia pagare 15 euro di tampone per ritirare la propria pensione) o comperare un paio di calze dalla merciaia sotto casa (invece che rimpinguare le casse dei supermercati con l’acquisto del medesimo prodotto).
La paura è stato l’unico elemento che ha tenuto unito questo Governo dove spiccano l’improvvisazione e l’inefficacia. I sudditi – quasi tutti – si sono accodati senza porsi domande. Ben pochi si sono rifiutati di ottemperare – seppure dubbiosi – e complessivamente non si sono nemmeno porti il problema che una fascia della popolazione perdeva, giorno dopo giorno, il lavoro, il diritto alla cultura e il piacere di una vita sociale. Non sarà un caso se il 1° aprile, a chi non abbia il green pass, restino preclusi cinema e musei, biblioteche e spazi culturali – la perniciosa idea che ci si contagi di più a teatro che non alla scrivania o sulla catena di montaggio è rimasta nella mente del legislatore fin dallo sciagurato 2020. Così come non ha alcuna motivazione scientifica togliere il green pass sui mezzi pubblici (normalmente affollati, come metropolitane e treni pendolari) ma non su quelli a lunga percorrenza (come i pendolini, su cui si ha il posto assegnato e non si resta in piedi faccia a faccia con uno sconosciuto). Oppure eliminare la quarantena per chi abbia contatti stretti con un positivo: o si ammette che questa è un’influenza e, essendo endemica, dobbiamo abituarci a curarla, come qualsiasi altra malattia; oppure tutti questi cavilli sono ‘foglie di fico’ per nascondere la propria incapacità a debellare una grave patologia.
Lo stato d’emergenza, in realtà, è il ‘condom’ di questo esecutivo – effettivamente, lo protegge. Avendo sostituito il potere legislativo e reggendosi su governi tecnici o del Presidente, a colpi di voti di fiducia, ha temuto talmente un ritorno alla normalità da averne immediatamente promulgato un altro – a causa della ‘guerra’. Poche migliaia di profughi possono trasformarci in un Paese sull’orlo di una crisi di nervi, quando la Polonia – con quasi due milioni di rifugiati – non necessita di alcun stato d’emergenza? Non siamo più un Paese normale: è ora di ammetterlo. Anche i media, che dovrebbero fare informazione e che, negli ultimi due anni, si sono trasformati in mezzi di propaganda – incapaci di muovere la più piccola critica o di porre una sola domanda; i media che dovrebbero essere i watchdog del potere, hanno derogato al loro ruolo di peso sulla bilancia delle istituzioni. L’ultimo scandalo de La Stampa, ma anche della Rai (https://www.lindipendente.online/2022/03/17/la-prima-pagina-del-quotidiano-la-stampa-fa-riflettere-sul-giornalismo-italiano/) o l’autocensura de Il Manifesto, sono tutti segnali che questi 26 mesi hanno inciso profondamente nelle coscienze dei giornalisti fino a far loro perdere il senso di un mestiere nobile e indispensabile perché un Paese possa definirsi autenticamente democratico.
Il virus è stato davvero più ‘intelligente’ di noi. Si è modificato fino a diventare compatibile con l’essere umano: per fortuna che la chiusura dei voli dal e per il Sudafrica (per l’ennesima volta il provvedimento inutile e tardivo di un Governo a corto di idee) non ha impedito alla Omicron di sbarcare in Italia, spazzando via la Delta e aumentando il numero delle persone immunizzate naturalmente dalla malattia. Visto il numero esiguo di vaccinati in Africa (tra l’altro, proprio tra le cosiddette categorie ‘fragili’), si può anche ipotizzare con un certo margine di sicurezza, che non sia stato il vaccino a renderci più forti di fronte al virus, bensì il virus a essersi dimostrato meno virulento adattandosi a noi. Il flop del Covax e la Omicron dimostrano come la natura sappia prendersi cura dell’umanità meglio di Big Pharma e dei ‘grandi’ della Terra.
Pare davvero sconfortante che questa umanità, per accorgersi dell’importanza della vita, abbia bisogno di tragedie. Latitano il buon senso e il dialogo. Il dubbio che era uno dei presupposti chiave per il progresso della scienza (e della medicina) è stato sostituito da certezze fideistiche che, oggi (con la guerra in Ucraina), si rinnovano uguali a se stesse, come abbiamo letto in un bell’articolo: basta sostituire Covid-19 con Putin e abbiamo trovato il nuovo arci-nemico. Un cosiddetto nemico, la Russia, contro il quale abbiamo sfoderato anche tutte le armi della burocrazia quando si trattava di approvare il vaccino Sputnik V – che, vista la fine che hanno fatto AstraZeneca, Johnson e Moderna, forse non sarebbe stato la scelta ‘peggiore’.
I produttori di medicinali così come quelli di armi, in questi anni, hanno visto gonfiarsi i profitti – basti pensare all’aumento della spesa militare votato in Italia il 16 marzo scorso. La paura rende. La politica ormai segna il passo. La diplomazia ha perso valore. La capacità critica è stata silenziata. L’intellighenzia addirittura seppellita – con Pasolini. Dopo due anni di paura, ci troviamo di fronte a una vera minaccia. La deterrenza nucleare ci aveva permesso, per quarant’anni, di vivere abbastanza sereni. Pare assurdo, oggi, rimpiangere quegli anni, l’equilibrio della Guerra Fredda – che era anche confronto di valori e spina nel fianco che impediva al capitalismo di mostrare il proprio volto feroce. Altri tempi e un’altra classe politica – con i suoi Berlinguer, gli Ingrao, le Tina Merlin.
Oggi siamo ridotti a un Premier che ci promuove come scolaretti: “Gli italiani in questa pandemia sono stati bravissimi, in tanti si sono vaccinati” – mentre la famigerata ‘immunità di gregge’ è passata dal 70 all’80 al 90 fino al 100% della popolazione, perché l’importante è alzare (o abbassare) l’asticella pian piano, contando sulla memoria labile del popolo, fino a spezzarci la schiena e annullare la nostra volontà.
Ci meritiamo davvero tutto questo?
venerdì, 25 marzo 2022
In copertina: Foto di Lucio Alfonsi da Pixabay.
Nel pezzo: Alice in Wonderland, foto di Clker Free Vector Images e foto di Dominic Clovis. Entrambe da Pixabay.