Lex aequalis omnibus
di Simona Maria Frigerio
Mentre in Italia è passata – nel silenzio più assordante – la cosiddetta Riforma Cartabia della giustizia, la quale prevede che “qualora il giudizio di appello non si concluda entro il termine di due anni, e quello di Cassazione entro un anno, salvo giudizi di impugnazione particolarmente complessi prorogabili di un anno in secondo grado e di sei mesi in Cassazione, l’azione penale viene dichiarata improcedibile”; mentre le proroghe sono previste solo per “reati ad alto allarme sociale, quali i delitti aggravati dal metodo mafioso” o per “terrorismo, violenza sessuale aggravata e traffico di stupefacenti” (https://www.studiolegalelbmg.com/riforma-cartabia/). Il che de facto concede l’impunità non solamente ai colletti bianchi – pensiamo alle morti sul lavoro ma anche alle stragi a causa di quei fatti che, in Italia, rientrano sempre tra le ‘calamità naturali’ o le ‘tragiche fatalità’ (dal Vajont al Ponte Morandi) – ma anche a un criminale non mafioso con un bravo avvocato… Dall’altra parte della Manica, al contrario, la giustizia procede con un accanimento peggiore di quello ‘terapeutico’ perseguito dal nostro Governo contro i non vaccinati, nei confronti di Julian Assange.
E infatti, in attesa del ricorso da parte dei suoi avvocati, l’Alta Corte di Londra a dicembre 2021 ha ribaltato la sentenza dell’anno precedente, acconsentendo alla richiesta di estradizione, avendo – il Governo degli Stati Uniti – offerto ‘garanzie sufficienti’ che Assange riceverà cure adeguate, nelle sue prigioni, proteggendone la salute mentale. Negli States – il paladino delle libertà democratiche a ‘casa altrui’ – il fondatore di Wikileaks è accusato di 17 violazioni dell’Espionage Act. Questa è la prima volta che si utilizza tale legge riguardo alla pubblicazione, a mezzo stampa, di documenti segreti. Ricordiamo altresì che tali documenti e filmati, nel 2010, hanno rivelato alcuni tra i più efferati crimini di guerra commessi dai militari statunitensi in Afghanistan e Iraq. Per aver fatto il suo lavoro di giornalista – che è cercare e rivelare ogni informazione di pubblico interesse (e non di pubblico dominio: altrimenti che inchiesta sarebbe?) – Assange rischia una condanna a 175 anni di carcere.
Il paradisiaco clima carcerario che salvaguarderà la ‘salute mentale’ di Assange
In un Paese in cui Cesare Beccaria avrebbe avuto anche meno successo di quanto ne ha avuto in Italia, dove i carcerati devono ‘pagare per i loro delitti’ e non accedere a un sistema che li reintegri nella società, non stupiranno i dati pubblicati da Reuters il 16 ottobre 2020 (https://www.reuters.com/investigates/special-report/usa-jails-graphic/).
Storicamente va tenuto conto che tra i modelli del sistema penitenziario a Stelle e Strisce si annovera quello del carcere di Auburn, inaugurato nel 1818, e che univa al precedente modello di Filadelfia (che prevedeva il completo isolamento) il lavoro coatto che, in tale sistema, finiva per essere un premio, procurando altresì alla struttura vantaggi economici – e non sarà un caso il proliferare negli Stati Uniti di prigioni private…
Tornando ai dati della Reuters, tra il 2008 e il 2019, i detenuti morti in carceri di bassa e media sicurezza sono stati 7.571 – su 523 istituti penitenziari presi in considerazione, ossia il 20% del totale, e con una popolazione carceraria media di 445.106 detenuti. Si tratta di prigioni locali per carcerati in attesa di giudizio o condannati per reati non gravi. Nello specifico, i suicidi sarebbero stati 2.075, gli omicidi 206, i morti per stupefacenti o alcolismo 618, per malattia 3.810 e gli incidenti 153. Nel complesso, secondo gli ultimi dati pubblicati, circa 730.000 sarebbero i detenuti nelle carceri locali (jails), poco meno di 1.300.000 quelli negli istituti penitenziari statali (prisons), e 180.000 quelli nelle strutture federali.
La Equal Justice Initiative (https://eji.org/issues/prison-conditions/), sulla sua home page, spiega alcune tra le ragioni di tali morti. Secondo loro, le prigioni statunitensi sarebbero sovraffollate e non fornirebbero percorsi educativi o riabilitativi. Tra le problematiche riscontrate l’alto tasso di violenza, con detenuti “picchiati, accoltellati, violentati e uccisi in strutture gestite da ufficiali che abusano del loro potere impunemente”.
Il modello Filadelfia (che prevedeva l’isolamento totale del detenuto, come già scritto) continua a essere perseguito se oltre 60 mila persone sono costrette in cella di isolamento 23 ore al giorno, senza poter vedere i familiari né telefonare (Reforming Restrictive Housing: The 2018 ASCA-Liman Nationwide Survey of Time-in-Cell, Oct. 2018).
Un altro fattore che ha un suo peso è quello economico. Secondo EJI le Compagnie private hanno investito ingenti fondi per l’incarcerazione di massa (i succitati 2 milioni e oltre del 2019) e stanno ottenendo ‘adeguati compensi’. Nel 2017, leggiamo che due Corporation del sistema penitenziario privato – CoreCivic e Geo Group – avevano documentato fatturati per quasi 4 miliardi di dollari. Oltre la metà degli 80 miliardi che il Governo statunitense spenderebbe ogni anni, per il sistema detentivo in essere, finirebbe direttamente nelle tasche delle società private – i profitti proverrebbero anche dagli alti costi applicati per i braccialetti elettronici, i test anti-droga, le videochiamate o le semplici telefonate, e persino per le cure mediche.
A questo punto siamo certi che il Governo statunitense abbia fornito “garanzie sufficienti che Assange riceverà cure adeguate, nelle sue prigioni, proteggendo la sua salute mentale”. Del resto, come afferma sempre EJI, il numero dei detenuti “con malattie mentali sta aumentando in tutto il Paese, sollevando la questione sull’utilizzo delle prigioni invece degli ospedali per gestire persone con seri problemi di salute mentale”. Anche il Marshall Project (https://www.themarshallproject.org) ha denunciato che oltre la metà degli statunitensi incarcerati soffrirebbe di disturbi mentali. L’accusa, da più parti, è che di fronte a simili problematiche negli istituti di reclusione si usino la forza fisica e l’isolamento – misure che possono solamente aggravare la situazione.
Del resto, il democratico Presidente Biden, aveva già detto cosa pensasse di Assange nel dicembre 2010, quando definì un giornalista che aveva svelato crimini guerra un ‘high-tech terrorist’.
venerdì, 4 febbraio 2022
In copertina: Julian Assange, 20 marzo 2010, foto di Espen Moe da Wikipedia. This file is licensed under the Creative Commons Attribution 2.0 Generic (Tutti i diritti restano riservati).