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Still Life. Chiara Passa
Ideasonair: super-luogo virtuale per artisti a corto di idee
di Daniele Rizzo
Per molti internet è esclusivamente il sistema di comunicazione e informazione dominante, un orizzonte che certo domina le nostre vite invadendo ogni angolo della nostra esistenza e che noi ci limitiamo a utilizzare senza rifletterci sopra, in maniera quasi automatica. Sono molte le persone che non conoscono le potenzialità artistiche ed espressive proprie della Rete e per molti Net-Art non significa niente in particolare: d’altronde si tratta di una forma di arte digitale che ha scardinato i criteri dell’arte dei musei e delle gallerie, che ha invaso lo spazio cibernetico e che ha costretto a ripensare categorie classiche quali quelle di autore, opera, forma.
Quando l’arte si relaziona al mondo variegato e complesso di Internet può farlo in vari modi: Internet può servire da mezzo di promozione e diffusione delle opere d’arte, come strumento di approfondimento e conoscenza della scena artistica contemporanea, oppure può farsi mezzo espressivo in sé, per esempio invitando attivamente e concretamente alla partecipazione gli utenti che, da semplici fruitori, si fanno coautori della produzione.
Chiara Passa, voce autorevole dell’arte digitale e multimediale, nel 2004 decise di intraprendere un progetto ispirato al concetto di ‘Opera aperta’ formulato da Umberto Eco, e creò Ideasonair, progetto di Net-Art interattivo, dove il blog venne utilizzato come strumento artistico capace di sollecitare gli artisti a fare proposte e a sottoporre alla community idee: il motto del sito-progetto di Chiara Passa era: “Cari artisti, architetti, poeti, designer, critici, curatori e amanti del mestiere; se siete a corto d’idee, questo è il sito che fa per voi!. Qui le idee dell’iperuranio sono scese in terra e hanno trovato un luogo o meglio un super-luogo virtuale dove vengono elaborate e messe a disposizione di tutti”.
Oggi, la casa editrice Silvana Editoriale ha deciso di dedicare al progetto di Chiara Passa, che ha attraversato i primi due decenni del nuovo millennio, un volume che raccoglie la trasposizione visiva delle idee raccolte nel blog, per “preservarle su carta”, oltre al contributo teorico di studiosi di arte e di estetica contemporanea quali gli scritti di Alessandro Alfieri, Laura Barreca, Valentino Catricalà, Elena Giulia Rossi, Antonello Tolve e della stessa artista Chiara Passa, a cui abbiamo fatto alcune domande per illustrare meglio il progetto e la pubblicazione a esso dedicato.
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Ci può descrivere meglio cosa è stato Ideasonair e quale era il suo funzionamento? Quanti contributi ha accolto il blog nel corso degli anni?
Chiara Passa: «Ideasonair è stato un progetto di opera aperta che ho creato per gli artisti. Il blog ogni mese regalava idee per la realizzazione di opere d’arte digitale. Dal 2005 al 2012 il motto di Ideasonair è stato questo: “Cari artisti, architetti, poeti, designer, critici, curatori e amanti del mestiere; se siete a corto d’idee, questo è il sito che fa per voi!”. Un’operazione artistica e concettuale dove le opere d’arte sono esistite in forma di idee e venivano veicolate attraverso un processo di networking costruito anche dai commenti degli utenti. In sette anni ho creato centoventi idee artistiche speculando su teorie e concetti filosofici spazio-temporali, inclusivi e immersivi».
Perché la scelta di pubblicare un libro, per raccontare e testimoniare la funzione di un progetto digitale che si è sviluppato online?
C. P.: «Principalmente per assicurarne una vita futura, visto che i contenuti multimediali dell’opera digitale ormai non erano più conservati correttamente nel web. Ho pensato che traslando ed emulando il linguaggio da piattaforma (blog) online al supporto cartaceo, Ideasonair potesse diventare oggetto di memoria pro arte digitale. Il libro si propone come strategia conservativa, archivio e documentazione di un’opera esistita nel web e oggi non più fruibile nel formato originario a causa dei repentini aggiornamenti tecnologici a cui internet è soggetto. Ma per capire pienamente cosa è stato e successivamente cosa è diventato Ideasonair, bisogna leggere il libro i cui temi trasversali e complessi ci trasportano verso spazi immaginari della memoria, oggetti software interattivi, nuove estetiche del sociale, filosofia transmediale e arte digitale».
Secondo lei, quali spazi si stanno aprendo e si apriranno per gli artisti grazie alla rete? Pensa che Ideasonair sia servito a ispirare e aprire prospettive di sperimentazione oggi diffuse?
C. P.: «Una ventina di anni fa si osservavano i primi tentativi inerenti alla creazione di spazi online atti a commissionare, esporre e vendere opere d’arte digitale. Diversi musei e istituzioni seguendo la moda del momento, correvano a convertire i propri siti web, ma nella maggior parte dei casi ottenendo uno spazio virtuale non ben connotato e senza un vero progetto curatoriale a sostegno dell’opera esposta. Nel 2008 intuendo che i nostri bisogni stavano diventando sempre più ‘palmari’ ho creato la Widget Art Gallery, la prima galleria virtuale sotto forma di widget e web-app (quindi tascabile), che ancora oggi ogni due mesi espone una mostra virtuale site-specific. Questo pionieristico formato ha certamente aperto la strada all’esposizione online. L’attuale pandemia ha generato un’accelerazione tecnologica incredibile, costringendo finalmente più di mezzo mondo a utilizzare tutti quegli strumenti e tecnologie finora non sfruttati ma conosciuti solo per sentito dire.
I vari lockdown hanno messo in crisi il nostro modello lavorativo occidentale, dimostrandoci di far parte di un sistema molto fragile. È ora il momento di ripensare strategie di marketing virtuale e comunicazione artistica, capendo bene che il digitale è una ‘materia’ preziosa anche per l’arte. La tecnologia permette di superare i confini immaginando la presenza in una dimensione sospesa tra reale e intangibile, ove si può coesistere e interagire ad ampio raggio. Oggi le possibilità espositive online si sono espanse fino ad arrivare a poter costruire mostre immersive in realtà virtuale e mista fruibili semplicemente attraverso un browser. Come anticipavano molte idee proposte da Ideasonair, saremo sempre più ‘immersi’ in futuro!»
Qual è, a suo modo di vedere e ammesso che esista, il paradigma estetico e/o sociale dell’arte del nuovo millennio?
C. P.: «Iper-vedere tra-gli-spazi, in quella dimensione sospesa tra reale e intangibile ove tutto è ancora possibile. L’arte del terzo millennio è costruita da un linguaggio specialistico ove l’artista può non essere un singolo individuo a favore di identità multiple, fino ad arrivare a opere d’arte concepite da intelligenze artificiali. Attualmente le ricerche degli artisti che si confrontano con tecnologie complesse pongono interessanti interrogativi ontologici, spesso non semplici da interpretare per chi non è del campo. La rivoluzione digitale ha cambiato radicalmente sia il modo di fare che quello di fruire l’arte. Oggi lo spettatore non è più alla ricerca di un’esperienza estetica, ma sa che deve trasformarsi in spett-attore (termine già usato da Augusto Boal) dinamico e consapevole di essere parte attiva del processo dell’opera, che è esperita attraverso nuovi paradigmi costruiti da imprevedibili combinazioni sinestetiche. Attraverso la realtà virtuale, ad esempio, lo spett-attore iper-fruisce lo spazio, dilatando così le proprie possibilità percettive trasversalmente a una visione sensibile ed elastica dell’opera. Per creare nuove opportunità di fruizione dobbiamo portare l’arte in luoghi inesplorati; come, ad esempio, è stato per la street art, l’arte in rete, l’arte immersiva, e molte altre pratiche artistiche. È proprio così che i non-luoghi possono diventare musei!»
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Venerdì, 4 febbraio 2022
In copertina e nel pezzo: immagini gentilmente fornite da Chiara Passa (tutti i diritti riservati).