Mattarella a garanzia di altri 18 mesi di Stato d’emergenza
Simona Maria Frigerio
Al massimo a 70 anni i dirigenti pubblici devono andare in pensione e, secondo noi, sarebbe il caso lo facessero anche i cosiddetti ‘servitori dello Stato’, non solamente per garantire il ricambio generazionale o per non rischiare il colpo di sonno in diretta (Biden docet) ma perché un ottantenne cosa potrà mai capire delle istanze, dei sogni e bisogni di persone di 30/40 e persino mezzo secolo più giovani di lui? Il gap generazionale diventa sempre più stridente in una società tecnologica e il nonno che racconta le favole al nipotino era già una chimera per la mia generazione! Oggi il nipotino si dedica al cyberbullismo o al revenge porn e usa un gergo incomprensibile persino ai suoi genitori.
In questo quadro, per il Quirinale, su alcuni milioni di italiane (e Salvini non si era impegnato con Conte per l’elezione della prima donna Presidente?) e italiani, over 50, non si è davvero riusciti a esprimere il nome di una figura che fosse autorevole e garante dei diritti di tutte e di tutti? Qualcuno ci crede? A parte quella stampa che prosegue da quasi due anni con la fantasiosa narrazione della pandemia a sostegno dello Stato d’emergenza perenne e per l’obnubilamento di un popolo che ha dimenticato la propria storia (e parliamo di quella degli anni 70).
Come scriveva Tomasi da Lampedusa: “Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi”. Come mantenere, quindi, lo status quo? Speriamo di sbagliarci ma la risposta pare: creando le condizioni per un’alleanza che, politicamente, non riuscirebbe ad avere i voti dell’elettorato, ossia quella Lega/Pd (con l’appoggio di FI e Renzi). Qualcuno si ricorda il compromesso storico? Garante, il Presidente del Governo tecnico retto da un finanziere – non eletto – che già avvertiva al meeting di Rimini del 2020: “Proprio perché oggi la politica economica è più pragmatica e i leader che la dirigono possono usare maggiore discrezionalità, occorre essere molto chiari sugli obiettivi che ci poniamo”. E poi aggiungeva che il “debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi, ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. se è cioè debito buono”.
Grazie allo Stato d’emergenza il Premier del governo tecnico del Presidente Mattarella, sostenuto da Lega/Pd (e da tutti gli altri partiti, a parte qualche parlamentare fuoriuscito e Fratelli d’Italia) ha varato una manovra economica, nel silenzio tombale dei sindacati, che ha regalato il 14% delle risorse a circa il 3% della popolazione più ricca (o quasi). Dal debito delle Regioni allo sciopero degli infermieri del 28 gennaio, dal ritorno di fatto alla Fornero fino al tracollo della coesione sociale sulla base di un green pass ormai dichiaratamente inutile – dato che tutti contagiano e si contagiano – lo Stato d’emergenza non solamente permette e permetterà – almeno fino alle prossime elezioni – di proseguire con una politica della massima ‘discrezionalità’, ma altresì di dirottare le tasse degli italiani non su beni comuni, quali la sanità pubblica, bensì sull’allargamento della forbice della diseguaglianza.
Mai piano politico fu più chiaro: se alle prossime elezioni, gli italiani andranno a votare malvolentieri o in minoranza, poco importerà. L’indebolimento dei partiti e delle coalizioni permette l’attuazione di alleanze non proponibili a livello elettorale, garantite dagli emissari dei potentati europei e da un Presidente che proseguirà quanto fatto finora, nella tradizione dei Governi Dini, Monti e ovviamente Draghi.
Ciliegina sulla torta. Mentre Letta/Renzi/Salvini riportavano Mattarella al Quirinale, gli studenti scendevano in piazza ed erano anche manganellati. Se Draghi, sempre a Rimini, faceva presente che il debito di oggi sarà ripagato dai giovani e che gli stessi, per esserne in grado, dovrebbero avere una “qualificazione professionale” – che rimanda a quello spostamento tecnicistico del sapere e della ricerca, che piace tanto a Confindustria, e che è perseguito almeno dalla sciagurata Riforma Berlinguer dell’Università in avanti – gli studenti scendevano in piazza per denunciare proprio tale logica. O almeno la punta dell’iceberg, ossia l’alternanza scuola-lavoro – lo ‘sfruttamento legalizzato’ che ha causato la morte di Lorenzo Parelli, 18enne, deceduto mentre era obbligato a lavorare in una fabbrica metalmeccanica in provincia di Udine (invece di essere a scuola a studiare). Ma non solo, la logica scuola-lavoro, gli stage universitari, il servizio civile sono tutti abili strumenti per aggirare le normative che prevederebbero a parità di lavoro, parità di salario. E, ancor più pernicioso, è far intendere che una persona a scuola debba imparare un ‘mestiere’, ossia diventare un cittadino ubbidiente, utile al sistema. Il progresso tecnologico, la globalizzazione economica, le contraddizioni sociali, la manipolazione mediatica, al contrario, impongono che a scuola si impari a pensare con la propria testa, a criticare, a porre dubbi e a pretendere la verifica di qualsiasi teoria – in pratica, a essere liberi.
Ma dei giovani pensanti potrebbero riportarci ai paventati (dallo stesso Draghi nel summenzionato discorso) anni 70.
E torniamo ai prossimi 18 mesi. Il primo passo verso la dittatura dei san(t)i è già stato compiuto. Il prossimo 3 febbraio vedremo cosa deciderà il Consiglio di Stato circa il ricorso del Comitato Cura Domiciliare Covid-19.
Credete sia un volo pindarico? Pensate: il professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri, afferma proprio in questi giorni: “l’impiego di antinfiammatori non steroidei utilizzati ai primi sintomi della malattia riduce del 90% l’evoluzione verso le forme gravi e l’ospedalizzazione”, mentre il paracetamolo “consuma il glutatione che è un antiossidante molto potente”. Perché, quindi, il Ministero della Sanità e l’Aifa vorrebbero ribadire la centralità di vigile attesa e paracetamolo? A essere mal pensanti perché se il Covid diventa una malattia curabile e a casa, come proseguire con le inoculazioni che ci rendono non immuni ma ricattabili a vita (perché ogni tot mesi se non acconsentiamo all’inoculazione, perdiamo i nostri diritti civili)? E soprattutto, come proseguire con lo Stato d’emergenza, che consente a un ex banchiere, ai nemici sulla carta Salvini/Letta e al relatore del deprecabile Mattarellum di fingere che la barca Italia non stia affondando?
Speciale, domenica 30 gennaio 2022
In copertina: Foto di Prawny da Pixabay.