Mettete EBREI o OMOSESSUALI al posto di NO VAX: questa è l’Italia?
di Simona Maria Frigerio
Volevamo lasciarvi con l’interrogativo: a voi rispondere.
Ma poi ci è capitata una di quelle cose, piccole e miracolose, che capitano quando ci si incammina per ‘selve oscure’.
Il 17 settembre scorso, su Quodlibet, il filosofo Giorgio Agamben scriveva: “occorre che i dissidenti pensino a creare qualcosa come una società nella società, una comunità degli amici e dei vicini dentro la società dell’inimicizia e della distanza. Le forme di questa nuova clandestinità, che dovrà rendersi il più possibile autonoma dalle istituzioni, andranno di volta in volta meditate e sperimentate, ma solo esse potranno garantire l’umana sopravvivenza in un mondo che si è votato a una più o meno consapevole autodistruzione”.
E d’un tratto, ci siamo ritrovati – vaccinati e non – a cenare in una piccola mansarda di Livorno (la città dove si tenne, il 21 gennaio 1921, il I° Congresso del Partito Comunista d’Italia). Ci ospitava Gaetano Ventriglia, sedevano a tavola anche Silvia Garbuggino, Tazio Torrini e il collega e compagno di questa avventura editoriale (e di molte altre), Luciano Uggè, oltre a un’amica comune. In tanti anni di lavoro critico in teatro, mai conosciuti, mai visti recitare, mai scambiata una parola tranne forse quei saluti frettolosi che contraddistinguono la buona cortesia festivaliera – tutta moine per celare abilmente, dietro a un sorriso, il ‘chissà chi era quello lì?’.
Di fronte alla tavola, a un bicchiere di vino rosso, senza pretese perché le pretese appartengono ad altri ambienti, ci si è riuniti intorno a un desco per conversare. E mentre parlavamo di teatro e di come riprogettare non solamente il proprio lavoro ma un’intera esistenza; mentre Gaetano parlava di Eduardo come di un padre, prima che di un Maestro; mentre ci si domandava come il teatro – luogo dell’incontro, del dialogo, del confronto – fosse stato il primo ad accettare passivamente la discriminazione fra cittadini senza sollevare la benché minima obiezione, mi sembrava di essere in una di quelle comunità degli amici che hanno fatto la storia, partendo da un ideale. Piccoli gruppi di persone che non si sono adeguate, non hanno accettato passivamente ma hanno continuato a coltivare un ideale, una speranza – il che è, anzi tutto, un atto di umanità.
«Non ho vergogna di mostrare alla città questo atto di disobbedienza». Queste parole le pronunciava Antigone, in I sette contro Tebe di Eschilo. Una donna, individuo già di per sé di serie B, si ribellava alla legge – degli uomini e maschile – e al potere coercitivo, per difendere il sentimento d’amore che la legava al fratello. L’umanità doveva prevalere sulle leggi.
E mentre per la prima volta dopo mesi di oppressione, in una piccola stanza abitata da persone che non conoscevo ma sentivo amiche, tornavo a sorridere, a sperare, a sperimentare la compartecipazione autentica – e non le false moine perbeniste dell’incontro a teatro per vedere e farsi vedere. Mi chiedevo se non fosse proprio lì il teatro: quel rito laico dell’incontro che dovrebbe farci ragionare sul presente, che non dovrebbe essere l’autoreferenziale sfoggio di presunte qualità artistiche, ma uno specchio deformante e corrosivo della nostra meschinità, uno scendere negli abissi dei nostri animi lacerati per risvegliarci – attraverso la catarsi – più puri e finalmente uniti, come una vera comunità.
Pensavo a quelle donne coraggiose, come Antigone (che non avevo mai capito prima, io sempre così ligia ai miei doveri di brava cittadina ossequiante delle leggi e delle istituzioni), che nel 1971 (cinquant’anni fa) si erano autodenunciate – prima in Francia e poi in Germania – di avere abortito. Molte – se non tutte – non lo avevano fatto, altre non lo avrebbero mai fatto, ma erano unite nel difendere il diritto delle donne di autodeterminarsi riguardo alla scelta di diventare madri o meno. Pensate fosse tanto diverso da oggi? Difendere chi non si vuole vaccinare parte dal medesimo principio: il rispetto delle scelte che ogni individuo può e deve fare riguardo al proprio corpo. Nel caso dell’interruzione volontaria di gravidanza non si lederebbe alcun diritto di altri? Ne siete sicuri? Il diritto del padre? Il diritto del feto? E se domani lo Stato etico, lo Stato dei San(t)i decidesse di imporre alle donne di continuare la loro gravidanza, anche contro la loro volontà, in difesa di quel bene superiore che è o sarebbe la vita?
Dopo le ultime dichiarazioni dell’OMS e dell’EMA, quando ormai è chiaro a tutti che anche i vaccinati si contagiano e contagiano, mentre Regno Unito e Spagna intendono trattare la Omicron come un’influenza stagionale (il che non significa che non possa essere grave per alcune categorie di persone, esattamente come l’influenza che solitamente causa il decesso di 250/500 mila cittadini, ogni anno, nel mondo), ed è chiaro che il Green Pass non è servito a bloccare i contagi e i vaccini attualmente in uso forse rendono la malattia meno grave (così come altri trattamenti farmacologici, dagli antinfiammatori ai monoclonali) ma non sono sterilizzanti – perché una parte della popolazione non può usare un mezzo pubblico, né andare dal parrucchiere, accedere a questo o a quel negozio, andare a teatro o a una mostra, e persino lavorare? Perché dobbiamo essere tutti costretti ad assumere un trattamento terapeutico per non finire tra i disprezzati, i negletti, i paria di questa società di san(t)i? Perché una scelta dovrebbe diventare un affronto in una società che si dice democratica? E infine, se si accetta l’idea che con i nostri comportamenti non dobbiamo pesare sulla collettività (le famose terapie intensive), perché non colpevolizzare gli obesi che diventano diabetici o ipertesi? Perché tenere aperti i tabaccai quando durante il lockdown veniva vietato l’acquisto di mutande, pentole e quaderni – per i bambini chiusi a casa a fingere che la Dad funzionasse? Perché non lasciar morire per strada l’automobilista che causa l’incidente? Perché?
Domani ci sarà una manifestazione a Milano con il Nobel Luc Montagnier, alle ore 15.00 in piazza XXV Aprile.
Un’altra Italia r-esiste.
venerdì, 14 gennaio 2022
In copertina: Ringraziamo Tazio Torrini per la fotografia, pubblicata anche su Facebook.