Il due volte premio Oscar compie oggi 84 anni
di Simona Maria Frigerio
Ogni tanto ha senso guardarsi indietro. Soprattutto l’ultimo giorno dell’anno e, magari, scoprire che proprio oggi nasceva uno degli attori più rappresentativi della Hollywood degli anni 90, Anthony Hopkins.
Strana carriera la sua, piena di svolte inaspettate come la vita. Nato nel ʻ37, gallese e leggermente dislessico, con qualche problema di socializzazione, sono i primi ruoli in recite scolastico-amatoriali a fargli comprendere quale sarà il suo futuro – della serie che il teatro, come il raccontare di Shahrazād, può ‘salvarti’ la vita.
Nel 1965 arriva la prima grande svolta: è accettato al National Theatre, diretto da Laurence Olivier, dove sostituisce proprio quest’ultimo in Danza di morte di August Strindberg. Nel 1968 ha l’occasione di interpretare Riccardo Cuor di Leone ne Il leone d’inverno diretto da Anthony Harvey. Il film ha un tale successo che da quel momento inizia a lavorare su più fronti – cinema, televisione e teatro – ma soprattutto sulle due sponde dell’Atlantico, nel Regno Unito come negli States (a Hollywood come a Broadway).
Eppure il successo presso il grande pubblico e l’Oscar arrivano solo nel 1992, quando riceve l’ambita statuetta – ormai 55enne – come migliore attore protagonista nel ruolo di Hannibal Lecter nel film Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme. Il suo Hannibal, a differenza di quello interpretato nell’ʻ86 da Brian Cox nel film culto, Manhanter – Frammenti di un omicidio, di Michael Mann, è sì perverso ma affascinante, come lo sarà l’Hannibal televisivo di Mads Mikkelsen nella successiva, raffinata serie targata Nbc. Il fascino perverso del male si incarna nel bianco ospedaliero del completo di Hopkins, nel suo volto di un pallore cadaverico con la bocca schizzata rosso sangue (pre-Joker), nella precisione matematica della musica di Bach che fanno da sfondo all’assassinio delle due guardie che credono di poter tenere in gabbia uno ‘psicopatico puro’, com’è definito il dottor Lecter. Una tra le scene splatter più raffinate della cinematografia è montata pochi secondi dopo aver visto il dito di Hannibal accarezzare quello di Clarice Starling – primo piano di una sensualità pudica eppure conturbante come quella espressa da un altro dito, quello dell’appassionato George Baines (interpretato da Harvey Keitel) che indugia sul buco nella calza di Ada McGrath (Holly Hunter) in Lezioni di piano.
Nel 1993 il secondo ruolo che resterà nella storia della cinematografia in Quel che resta del giorno. Il film, tratto dall’omonimo romanzo del premio Nobel per la Letteratura, Kazuo Ishiguro, diretto da James Ivory, permette a Hopkins di dimostrare come a un attore shakespeariano britannico (e non al mattatore all’italiana con calzamaglia e teschio) basti alzare un sopracciglio per esprimere un intero universo psicologico e il corrispondente status sociale. Hopkins, come il britannico Ishiguro (di origine giapponese) riesce a unire reale e metaforico traslandoli dal racconto all’interpretazione – soprattutto con minimi gesti o espressioni appena accennate. Un lavoro in sottrazione in grado di trasmettere allo spettatore quel senso di abnegazione profonda che poteva contraddistinguere l’esistenza di un maggiordomo inglese degli anni 30 così come un kamikaze votato al suo Imperatore nel Secondo conflitto mondiale.
Dopo quasi trent’anni, nel 2021, Hopkins dà un’ulteriore svolta alla sua lunga carriera, replicando la vittoria nella notte degli Oscar grazie alla sua interpretazione in The Father – Nulla è come sembra. A 83 anni, il vecchio leone è talmente lucido e, soprattutto, indomito da prestarsi a interpretare un malato di Alzheimer. E lo spettatore segue la vicenda (qui va notata la maestria del regista Florian Zeller, anche autore del soggetto teatrale e co-autore della sceneggiatura), a differenza che in Still Alice (prevedibile e buonistico), dal punto di vista del malato di Alzheimer, ritrovandosi così di fronte a persone sconosciute e situazioni incomprensibili. Ancora una volta, occorre un maestro dell’understatement per consegnare allo spettatore la fragilità di un universo mentale in decomposizione.
Buon compleanno a Anthony Hopkins e buona visione a chi voglia rivederlo, proprio oggi, in tre fra le sue migliori interpretazioni.
venerdì, 31 dicembre 2021
In copertina: Il silenzio degli innocenti (immagine presente in rete).