In scena la prima delle quattro stagioni immaginate da Patrizia de Bari e Tuccio Guicciardini
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Suggestioni notturne nello spazio liminale che separa sogno e veglia. L’inverno infuria, spazza cieli in tempesta, distende la sua coltre bianca su colli e pianure: manto gelido che separa, rinchiude, ottunde, silenzia.
La danzatrice Françoise Parlanti pare un essere – femmineo nella sua delicatezza ma asessuato nel suo bisogno – che si sforzi di levarsi dal torpore della stagione più fredda dell’anno, dibattendosi per riconquistare uno spazio esperienziale, un contatto/calore umano precluso. Mentre alberi spogli – come silhouette cristallizzate – la osservano insensibili sbattere le sue ali di farfalla contro quelle pareti, che la riparano eppure la trattengono.
Dispiegarsi alla vita: la musica si fa largo e, con essa, il ritmo di una natura che trascorre dall’uno al tutto. Quando tornerà azzurro questo cielo corrucciato e brumoso?
Un assolo di danza con una narrazione precisa capace, però, di lasciare grande libertà allo spettatore per perdersi e ritrovarsi (firmata da Tuccio Guicciardini). In perfetta sintonia, il gesto della coreografa – Patrizia de Bari, ben coadiuvata in scena dalla danzatrice, Françoise Parlanti – che asseconda, prima un sound e light design avvolgente che immerge lo spettatore in una natura incontaminata e, poi, la marea musicale che prorompe nel finale in un anelito vitalistico (pregevole il violoncello di Julia Kent, che avevamo applaudito alcuni anni fa dal vivo a Orizzonti Verticali, nella cornice di San Gimignano). In perfetta sintonia il live visual firmato da Andrea Montagnani.
Un’atmosfera rarefatta che crea uno spazio sonoro e visivo in cui lo spettatore si immerge completamente e che dimostra come le nuove tecnologie, quando si fondono in maniera coerente, possono creare universi di senso per la scena live senza più la stucchevolezza dell’immagine video piattamente bidimensionale o, al contrario, quei virtuosismi tecnologici fini a se stessi.
Al termine della performance, un secondo di silenzio prima degli applausi. Forse questo Inverno avremmo voluto assaporarlo ancora un po’…
Lo spettacolo è andato in scena:
PARC – Ex scuderie granducali
piazzale delle Cascine, 7 – Firenze
sabato 27 novembre, ore 19.00
Compagnia Giardino Chiuso presenta:
Inverno
coreografia Patrizia de Bari
danza Françoise Parlanti
musica originale per violoncello Julia Kent
drammaturgia Tuccio Guicciardini
elemento scenico e live visual Andrea Montagnani
luci Mario Mambro
foto di scena Francesca Di Giuseppe e Francesco Spagnuolo
venerdì, 10 dicembre 2021
In copertina: una scena di Inverno. Foto di Francesca Di Giuseppe (gentilmente fornita dall’Ufficio stampa della Compagnia).