Fare informazione diventa sempre più arduo, ma se non interessa agli italiani… perché preoccuparsi?
di Simona Maria Frigerio
Avevamo deciso di non scrivere più di Covid-19 almeno fino a dopo Natale ma la situazione sta diventando sempre più complessa e in gioco, oltre alle libertà individuali, c’è quella di informazione, che rientra tra le stesse ma va persino oltre perché è libertà civile che ci permette poi di esercitare con cognizione di causa i nostri diritti politici.
Premessa fatta partiremo dalle ultime news (che dovranno essere verificate dai fatti nelle prossime due settimane) sulla variante Omicron, prendendo i dati dal rapporto medico ufficiale del South African Medical Research Council; per poi fare presente l’ultimo caso di censura operata da un social, YouTube, che avrebbe reso indisponibile un’audizione al Senato della Repubblica (fatto gravissimo, questo, che lede i diritti fondamentali di noi tutti cittadini italiani). E chiuderemo con qualche considerazione spuria, assolutamente trascurabile.
Rapporto ISS del 1° dicembre. Morti per Covid tra i vaccinati da oltre 5 mesi 8/10-7/11: 482 – non vaccinati: 515*
Il clima in Italia sta diventando ogni giorno più pesante. Vediamo solo due esempi di cattiva informazione e di censura che denotano come il pensiero unico ammetta sempre meno voci dissenzienti; mentre troppi colleghi abbiano deciso di smettere di fare i giornalisti per dedicarsi a quella che appare sempre più come propaganda di regime volta a inculcare diktat e a dividere gli italiani tra buoni e cattivi o, meglio, san(t)i e no-qualcosa. Un clima che facevamo notare già quando si iniziò a dar la caccia ai nuovi ‘untori’ – prima i cinesi (che ‘mangiano i cani’ e allora chiudiamo i voli…), poi il runner sulla spiaggia deserta, quindi l’asintomatico, il no-vax, il no-GP e finalmente il no-GP rafforzato (ma il prossimo è gia in vista: il vaccinato che va in giro a contagiare grazie al suo GP). Chissà cosa si inventeranno da qui a metà gennaio per mantenere lo Stato d’emergenza senza nemmeno rendersi conto, i nostri politici (ma soprattutto gli italiani) che se, dopo due anni, non sei riuscito a contenere un’emergenza, allora forse dovresti dare le dimissioni e lasciare che altri, più esperti, prendano il tuo posto.
Il primo caso riguarda La Stampa e per la precisione un titolo, “Muore di Covid a casa. I vicini: era No Vax” (della serie: arrestato il pedofilo di turno, per i vicini era un tipo ‘strano’). La retorica e la disinformazione insite in tale titolo potrebbero non essere evidenti al comune lettore, ma chi segue corsi deontologici obbligatori tutti gli anni per restare giornalista dovrebbe riconoscerli.
La notizia qual è? Che un altro italiano è morto? Da quando i giornalisti vanno a casa dei 485 italiani che muoiono di cancro ogni giorno? La notizia è che sarebbe morto un no vax, così colpevolizziamo la categoria e la ridicolizziamo una volta di più: “non credete al vaccino miracoloso, dovete tutti morire” (potrebbe essere un sottotitolo degno). Ma siamo certi dell’informazione che stiamo per pubblicare? L’abbiamo verificata? La differenza tra un blogger e un giornalista non dovrebbe essere la verifica delle fonti? Qui siamo ai livelli della spazzatura scandalistica: “una fonte vicina alla coppia riferisce che lui la sta tradendo con…”.
E difatti la fake news (perché tale si rivela) diventa virale forse per la gioia dell’editore ma certamente a detrimento dell’intera categoria e della verità. Il signore deceduto, senza alcuna ‘colpa’ si ritrova ‘infangato dai vicini come no vax’ (perché tale libera scelta sarebbe ormai una tara o una macchia peggiore dell’essere un pedofilo negli States sessuofobi). Il deceduto però aveva terminato il suo ciclo vaccinale in agosto e, quindi, a dicembre non erano nemmeno scaduti i famosi 12, poi 9, poi 6, adesso forse 5 mesi di assoluta sicurezza post-vaccinale (che, dopo questo decesso, scenderanno a quattro?). Non conta che i dati dell’ISS siano ormai incontrovertibili (vedasi il titolo). Si continua a credere nel vaccino che blocca l’epidemia evitando il contagio (cosa che, in effetti, dovrebbe fare un vaccino).
E del resto, dopo mesi di martellante propaganda che chi si vaccina non si ammala o, se si ammala, ha solo sintomi lievi, adesso – sempre su La Stampa – ci si domanda perché il signor Marco Sgrosso di anni 47, avesse rifiutato di farsi ricoverare. Forse perché pensava di non avere il Covid o, anche avendolo, che non si sarebbe aggravato? L’articolo pare stillare il dubbio che i no vax (o almeno quelli considerati tali dai vicini) non solamente siano dei complottisti, ma anche dei creduloni che pensano di potersi curare con la Tachipirina o i medicinali da banco. Forse i colleghi de La Stampa non sanno che molti medici di famiglia continuano a consigliare ai propri pazienti positivi al Covid proprio la Tachipirina insieme alla ‘vigile attesa’. Senza nemmeno tenere conto che detto farmaco non è un antinfiammatorio e, come antipiretico, andrebbe usato con moderazione se si vuole che il corpo continui a reagire a un’infezione virale (come insegnano i dottori in Thailandia). Peccato che il signor Sgrosso, vaccinato, probabilmente avesse ben recepito proprio quanto il potere si affanna a ribadire per convincere l’ultima manciata di italiani a farsi vaccinare: in questo modo non vi contagerete né ammalerete (o, comunque, lievemente).
Come scrive argutamente Agata Iacono su L’Antidiplomatico, “Un titolo onesto sarebbe stato: «In regola con le vaccinazioni muore di Covid a casa»”. Questa sarebbe stata una notizia – ma scomoda?
La censura dei social colpisce le audizioni al Senato
“Questo video è stato rimosso per aver violato le Norme della community di YouTube”. Così leggiamo quando tentiamo di vedere l’audizione del dottor Bellavite – ma per fortuna il video è disponibile su FB: https://www.facebook.com/100054354641965/posts/334667141688438/?sfnsn=scwspwa.
Consigliamo di vederlo per intero (e se non avete FB, lamentatevi con YouTube). Non perché noi si sia contrari alla vaccinazione, così come non lo è il dottore – tutt’altro. Vaccini contro la poliomielite o il vaiolo non solamente hanno permesso di salvare milioni di vite ma anche di far scomparire patologie gravissime o renderle residuali e non più pandemiche. Ciò su cui si concentra il dottore sono due punti che paiono talmente ovvi e ragionevoli che non si capisce perché bloccarne il video. Il primo è che un vaccino se è efficace deve bloccare la trasmissione di un virus – e, dati alla mano, i vaccini utilizzati in Italia, non lo fanno e, quindi, non tutelano la “salute della collettività”. Il secondo che, anche se il vaccino interrompesse la trasmissione del virus, tutelando la “salute della collettività”, un vaccino non può incidere negativamente sullo stato di salute del vaccinato: “La storica sentenza 107 del 2012, più vicina a noi, dice che l’eventuale obbligo non postula il sacrificio della salute di ciascuno per la tutela della salute degli altri”.
Vi lasciamo al video per ascoltare dal dottor Bellavite i dati sulla mortalità e sulle patologie insorte a seguito della somministrazione del vaccino (i casi di miocardite e pericardite, del resto, come la trombocitopenia sono ormai noti). Non vogliamo entrare in argomenti che non ci competono.
Ciò che ci compete è scardinare l’idea perniciosa che una parte della medicina e gran parte della politica e dell’opinione pubblica (soprattutto, spiace dirlo, di sinistra) ha tentato di inculcare, ossia che la libertà del singolo fosse e sia sacrificabile in favore di un bene (la salute) collettivo. L’autodeterminazione del singolo, soprattutto in rapporto alle scelte mediche, è invece un caposaldo della democrazia. Se si rende accettabile che io – chiunque sia – possa fare da cavia per un supposto bene ‘superiore’, si dà manforte sia a chi vorrebbe, ad esempio, abolire l’interruzione volontaria di gravidanza o si oppone all’eutanasia, sia a chi – come nei campi di concentramento – faceva esperimenti sui reclusi per fini ‘scientifici’.
“La mia libertà finisce dove comincia la vostra”, frase di Martin Luther King citata in continuazione proprio da chi vuole imporsi sulle scelte altrui, “è un caso di risonanza sentimentale, cioè una frase a effetto priva di ogni spessore concreto e razionale” (e siccome non vogliamo dilungarci, vi consigliamo l’articolo: https://www.psicologia-e-benessere.it/psicologia/la-mia-liberta.htm).
Omicron: elefante o topolino?
Vi siete accorti che il nero è il colore che da alcuni secoli contraddistingue eventi e personaggi negativi? L’uomo che fa paura ai bambini è nero. Il colore del lutto almeno dal XVI° secolo in avanti, in Europa, è il nero (grazie ai cattolicissimi sovrani spagnoli). Le maree nere di petrolio uccidono gli uccelli acquatici. Il sole nero è stato uno dei tristi simboli riesumati da Himmler. Quando si è arrabbiati si è di umore nero. E così via.
Di conseguenza, se una variante del Covid-19 arriva dall’Africa nera (guarda caso), terra di migranti ‘buoni solo per raccogliere i pomodori’ – per troppi italiani – dovrà essere per forza peggiore della Delta che, a sua volta, ha spazzato via l’Alpha (e per fortuna che le lettere dell’alfabeto greco non sono infinite). Eppure così non sembrerebbe – e, a differenza di colleghi, ‘esperti’ e politici che tuonavano l’Apocalisse, useremo il condizionale finché i primi dati non saranno corroborati da almeno una quindicina di giorni di fatti.
Dal documento ufficiale di cui sopra (https://www.samrc.ac.za/news/tshwane-district-omicron-variant-patient-profile-early-features) apprendiamo che l’epicentro della nuova variante è Tshwane (ma i miopi occidentali e israeliani continuano a pensare alla loro terza e perfino quarta dose, si potrebbe osservare). I dati sono relativi solo alle prime due settimane di questa quarta ondata e occorrerà attenderne almeno altre due per confermare quanto emerso. Si fa altresì presente che molti pazienti – definiti nel documento ‘accidentali’ – ai quali è stata diagnosticata la presenza della variante Omicron, non erano stati ricoverati in quanto sintomatici, bensì perché dovevano subire un intervento o vi erano altre patologie che ne avevano consigliato il ricovero. Tra i pazienti, al contrario, che avevano una sintomatologia da Covid-19, al momento – dato non conclusivo, lo ribadiamo – si notano sintomi più lievi, un minor numero di casi da ospedalizzare, un minor numero di giorni di ospedalizzazione e, più raramente, una degenerazione delle condizioni generali e/o la necessità della terapia intensiva.
Queste le conclusioni, al momento, del documento ufficiale: “Il numero relativamente basso di ospedalizzazioni a causa delle complicanze polmonari dovute al Covid-19 nei reparti e nelle intensive costituisce un quadro molto diverso da quello delle ondate epidemiche precedenti. Un’analisi dettagliata che metta a confronto la situazione corrente con quelle precedenti è ancora in fase di elaborazione. Gli attuali risultati potrebbero essere frutto della brevità del tempo trascorso dall’inizio di questo nuovo aumento nel numero delle infezioni e la situazione classica potrebbe evidenziarsi nelle prossime due settimane. In ogni caso, risulta chiaro che il profilo dei pazienti riguardo all’età è diverso. Questo dato potrebbe essere dovuto al fatto che il 57% delle persone over 50 sono state vaccinate nella provincia in esame, rispetto al 34% del gruppo 18/49 anni. L’alta percentuale di pazienti Covid ‘accidentali’ tra gli adulti e l’aumento del numero delle ammissioni per SARS-CoV-2 tra i bambini da 0 a 9 anni può essere il riflesso di una maggiore trasmissibilità del virus rispetto alle precedenti varianti che, però, non si sta traducendo in un aumento dei ricoveri causati dal Covid-19. Ci vorrà altro tempo per rispondere alla domanda sulla gravità della variante Omicron” (t.d.g.).
Secondo www.worldometers.info del 9 dicembre, il trend dell’ultima settimana in Sud Africa vede un +255% di positivi rispetto alla settimana precedente ma un -22% di morti. Facciamo qualche paragone. L’Italia, con un + 22% di casi, registra un +5% di morti. Il Regno Unito con un +12% di casi, un -1% di morti. E infine la Germania con un -5% di casi, un +15% di morti.
Agli esperti interpretare.
Perché non azzeriamo il tachimetro?
Tutte le epidemie nel mondo (ma anche la mortalità causata da incidenti stradali o i suicidi) hanno un conteggio che parte dal 1° gennaio e termina il 31 dicembre. In questo modo è possibile – a chiunque – fare un immediato confronto con l’anno precedente.
Capita con l’Aids che, ad esempio, al 9 dicembre, fonte www.worldometers.info, registrava 1.577.694 decessi; mentre 10.496.282 persone erano morte di fame (una in più ogni pochi secondi); 464.524 per la comune influenza e oltre 40 milioni sono stati gli aborti.
L’unica causa di morte che si sottrae a questo calcolo matematico annuale è il Covid-19. Quindi, vi daremo noi il dato ufficiale al 9 dicembre. Sempre www.worldometers.info dava come deceduti a causa del coronavirus 5.298.635 individui, ai quali vanno però sottratti i deceduti nel 2020 che, secondo wikipedia, sarebbero stati 1.886.819. Di conseguenza abbiamo il dato di 3.411.816 persone.
Non poche. Ma di cancro sono morti in 7.708.032 (circa uno in più al secondo e, visti i tagli alla sanità e alla prevenzione praticamente in tutto il mondo a causa delle spese per il Covid-19, dubitiamo che la situazione migliori). Mentre, secondo l’OMS, ogni anno si stimano circa 7 milioni di morti premature dovute all’aria sempre più inquinata (ne riparleremo il 14 gennaio con un’inchiesta a sé).
Sono solo numeri e, si sa, se non hanno dietro un volto è difficile preoccuparsene. Se poi sono in un altro Paese o continente (magari nero), viene da sé infischiarsene. Ma dovrebbero comunque farci riflettere in quanto, a livello globale, il Covid non ha certamente inciso sull’aumento della popolazione, se le nascite sono state oltre 131 milioni (sempre al 9 dicembre) a fronte di 55 milioni di decessi.
- *https://www.epicentro.iss.it/coronavirus/bollettino/Bollettino-sorveglianza-integrata-COVID-19_1-dicembre-2021.pdf
venerdì, 10 dicembre 2021
In copertina: Foto di Lukas Bieri da Pixabay.