Spiegateci il senso
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
A volte si ha un bel dire che il lavoro del critico sia un piacere. Si va a teatro accreditati (sebbene non più retribuiti da una testata e nemmeno spesati di benzina, autostrada e un panino di corsa prima dell’inizio dello spettacolo) e poi si può, stando attenti a punti virgole e querele, persino scriverne (ossia sforzarsi, il più delle volte, di trovare un senso per ciò che non ci ha comunicato nulla).
Di questo Otello firmato da Kinkaleri abbiamo compreso che il fulcro sono i corpi nudi che traducono l’amplesso proibito tra il moro (un nero ai tempi di Shakespeare, ma potrebbe essere anche oggi per la società mediamente razzista in cui viviamo) e Desdemona (candida in senso figurato e letterale) in una serie di pose atletiche e acrobatiche dei quattro corpi nudi dei performer che ricostruiscono le lettere dei nomi dei protagonisti – o così ci è sembrato (niente di nuovo sotto il sole se si pensa, ad esempio, alle acrobazie atletiche degli Aeros coreografati da Moses Pendleton, Daniel Ezralow e David Parsons).
Per il resto, testo tradotto in maniera diciamo contemporanea, tagliato all’osso ma funzionale, vocine di sottofondo stile streghe di Macbeth, l’interminabile corsa intorno al palco che non manca mai nel teatro-danza, una sequela di corpi intrecciati, sollevamenti, sbarra a terra, e movimenti di ginnastica artistica che non hanno nulla a che fare col testo e il contesto. Il clou dell’esibizione, un femminicidio commesso facendo la verticale. Saremo vecchio stampo ma condividiamo quanto affermava Pina Bausch: “La danza deve avere qualcosa a che fare con quanto si vuol dire”.
Otello, dall’affermarsi della psicoanalisi e poi del movimento femminista, è stato riletto e tradotto in modi sempre diversi. Se ne è valorizzata una possibile componente omosessuale che caratterizzerebbe i comportamenti di Iago od Otello; la denuncia del possesso che porta alla violenza contro le donne; il côté dell’invidia del potere che “logora chi non ce l’ha”; e persino la modernità di un amore tra un nero e una bianca ai tempi del Bardo. Ma a voler inseguire l’originalità nella lettura, in questo caso ci si è fermati all’originale (come già accaduto con Butterfly: https://www.inthenet.eu/2016/09/26/butterfly-in-versione-kinkaleri/): se una donna tradisce il padre per seguire la propria passione, tradirà anche il marito per altri desideri. E si è pensato di dare nuova veste al portato drammaturgico con teloni inespressivi (agli antipodi della scenografia di Aurélien Bory, ammirata recentemente: https://www.inthenet.eu/2021/10/22/ash/), esercizi ginnici e un tappeto gonfiabile assolutamente fine a se stesso.
E poi dicono che il lavoro del critico sarebbe un piacere…
Lo spettacolo è andato in scena:
venerdì, 29 ottobre 2021
Teatro Fabbricone
via Targetti, 10/12 – Prato
Otello
liberamente tratto da The Tragedy of Othello, the Moor of Venice di William Shakespeare
progetto e realizzazione Kinkaleri – Massimo Conti, Marco Mazzoni e Gina Monaco
con Chiara Lucisano, Caterina Montanari, Daniele Palmeri e Michele Scappa
musica Canedicoda
produzione Kinkaleri/KLm – Teatro Metastasio di Prato
Venerdì, 26 novembre 2021
In copertina: Una scena di Otello, foto gentilmente fornita dall’Ufficio stampa del Teatro Metastasio di Prato.