Il debutto di Nora, artista del fantastico
di Sharon Tofanelli
photo gallery a cura di Lucia Mazzilli
Dapprima è tutto così candido. Questa persona, si pensa, non sa nulla del nostro mondo. Risalendo le rampe di Barga, alveare di pietra e cocci e adorate botteghe, si pensa che lo specchio del tempo si sia incrinato, che la pendola abbia arrestato il corso. Eleonora Bertoli Barsotti, in arte Nora, classe 1998, si affaccenda come un folletto nella sede espositiva. È la sua prima personale e lei è molto giovane. La parola ‘posta’ compare nel suo indirizzo e-mail. Porta i capelli sciolti e gonne a fantasia floreale.
Creature in altri mondi, così si intitola la mostra – visitabile fino al 7 settembre scorso e, si spera, la prima di molte. Cogliere i primi virgulti di un o un’artista, se di autentica arte si parla, lascia sempre un tepore addosso. La mente si proietta in avanti, s’interroga sugli sviluppi, gioca a scommettere e inquadrare.
Il caso di Nora s’inscrive in una linea che, in Lucca e provincia, è già stata individuata da chi di dovere. Chi bazzica le terre incantate dell’arte contemporanea potrà sapere che, a partire da personalità quali Antonio Possenti e Riccardo Benvenuti, la città dell’arborato cerchio si è stabilizzata su un filone figurativo che si srotola tra l’esotico e il fantastico. A Possenti, in particolare, si è soliti attribuire le redini di questo tuffo fabulistico, che si abbevera dell’eredità figurativa lasciataci dal Medioevo: questa è terra di setaioli, di miniatori, d’icone ai crocicchi; ma anche di uno tra i più celebri festival del fumetto – Lucca Comics. La ragazza dalla gonna a fiori è parte di questo corteo visionario.
E tuttavia, Nora non è figlia di città. Originaria di Fabbriche di Vergemoli, racconta una vita di prati, di boschi, di materia. Domandandole della religione, risponde parlando di animismo. Pare esserci tecnica nel gesto che compie per afferrare un coleottero senza fargli del male. La sua mostra si articola in due sezioni, e ci sarà consentito di citare Giorgio Di Genova quando, nel suo La Realtà del Fantastico, suddivide la fantasia in ‘periscopica’ (o estroversa) e ‘iposcopica’ (o introversa): “Per intenderci, in un’arte in cui la fantasia è usata come un periscopio in continua perscrutazione dell’universo circostante e in un’arte in cui la fantasia è usata come iposcopio affondato nel proprio io”.
Il periscopio di Nora è la macrofotografia. Racconta di essersi avvicinata al mondo degli insetti nel difficile periodo del lockdown quando, più fortunata dei cittadini, poteva peregrinare per i campi. «È una forma di meditazione», ci rivela: «Quando fotografo gli insetti mi sento in pace». Appesi alle pareti e calati nei suoni ambientali riprodotti dalle casse, gli scatti testimoniano l’attesa, la speranza del momento pregnante in cui il dito indice premerà il bottone. Gli insetti che adora, le farfalle che affettuosamente chiama ‘signorine’ raccontano di un mondo tanto vicino, ma tanto distante alla nostra percezione da perturbarci allorquando ci è svelato. Ci sono da prima di noi, gli insetti. Probabilmente tumuleranno la nostra specie.
Se il brulichio di queste creature è il carburante dell’officina, la magia si esercita in profondità, nella sezione più ridotta dell’esposizione. Sfuma il suono, sostituito dalla musica. Il canto di fuori si fa canto di dentro. Un brano di Paul M. van Brugge misura in loop il battito di questo cuore.
L’iposcopio di Nora è Bosch. L’iposcopio di Bosch è il crogiolo di tutta la vita e di tutti gli orrori. I bestiari dell’arte romanica sulle facciate delle chiese – e il Duomo lucchese è un esempio lampante – gridano quel misto di desiderio e paura che coglie l’animo dei nostri antenati al cospetto dell’ignoto, al cospetto di Dio. Alla domanda: «Bosch è inferno o paradiso?», Nora risponde: «Un infernale paradiso». Risale a pochi anni fa l’interesse per Hieronymus, tra il diploma dell’Istituto d’Arte Passaglia e gli studi all’Accademia di Carrara. A seguito di un progetto teatrale incentrato sulla dannazione, pile di volumi si sono affastellati sui suoi scaffali: troneggia Il Medioevo fantastico, di Jurgis Baltrušaitis. Accanto è il fac-simile di un codice, pagine miniate e guide entomologiche. Racconta Nora che, tra lei e gli amati insetti, galeotto fu l’esame universitario di un amico. L’anatomia umana, dice, l’annoia mortalmente. Il suo interesse predilige il molto piccolo, si appiglia alla potenziale sorpresa. Approda alle opere attuali dopo aver copiato e ricopiato le immagini dei manuali di biologia: l’accademico si esercita sul nudo, Eleonora sull’entomologia. Racconta più volte di quando, per anni, non ha fatto che disegnare nasi, confermando così la sua attenzione ossessiva al dettaglio. Piccolo è il tratto che adotta nella puntasecca, su quelle grafiche minuziose che rammentano l’ordito di qualche stoffa. Paesaggi da libro d’ore, meravigliosamente deserti, ove insetti antropomorfi vestono i panni della sibilla, del sacerdote, della Madonna con Bambino. I titoli stessi riportano all’immaginario religioso: La Preghiera, Il Matrimonio. Ci dice che ad affascinarla non è la religione in sé, lei che è un po’ atea e un po’ totemica, quanto l’estetica che si porta dentro. Un regno sontuoso, che incrocia con le suggestioni ispiratele dalla letteratura prediletta: ovviamente Orwell, ovviamente Huxley, ovviamente il Bradbury di Fahrenheit 451. «La mia triade», così li ha chiamati. La distopia dietro il giardino incantato.
Nella sezione ridotta, tra una Madonna-insetto e il suo Bambin Gesù-crisalide e un famelico anfibio dai tratti umani che abbranca un cervo volante, la ragazza di Bosch ha deposto i suoi quaderni. Pagine nere su cui la matita arriccia esseri che parlano e perturbano, ma che vengono in pace. La lezione tardogotica assimila ogni immagine alla parvenza di un gioiello. Appunti più distanti raccontano di periodi depressivi ed eccessi. Il desiderio di rinnovarsi e purgarsi si mescola a stralci di testo, scintille sconclusionate nella fretta di esporle: anarchia, accelerazionismo, xenofemminismo. Utopismi e piani di fuga per un mondo socio-economicamente al collasso.
Nel parlarne Nora è entusiasta: «È qualcosa che va oltre le categorie. Essere quel che si vuole. In poche parole: se la natura ha sbagliato, tu hai tutto il diritto di correggerla. Bisogna trasformarsi, evolversi». Metamorfosi, ritorno alla creta, realtà parallele. È come se i suoi insetti si opponessero alla morte, una morte che per questa ragazza corrisponde alla stagnazione. Come se quel regno trasformativo e caotico fosse l’antidoto alla distopia. Distopia è ordine, ce lo ha insegnato Dante: ‘ordine’ è la parola che lambisce la mente nel rimirare la perfetta struttura del suo Inferno. Ma ordine è il mondo di 1984, ordine è il Mondo Nuovo di Huxley. E Mondo Nuovo è una grafica di Nora, quella della rana che agguanta il coleottero. Come in Bosch, tanta crudeltà si annida più o meno esplicitamente nelle sue illustrazioni. Ma è pur sempre vita, così sembra voler dire. Trasfigurarsi per sopravvivere, un concetto che permea tutto ciò che ama, fino al dettaglio. A partire dai Digimon con cui è cresciuta, poi l’estetica di Devilman: storie di mondi impervi e trasmutazioni necessarie. Non si può negare che Eleonora sia figlia del proprio tempo: un tempo su cui grava il giogo, talvolta opprimente, del politically correct, che se della discriminazione si dichiara nemico, troppe volte va a smarrirsi in cavilli e assillanti denominazioni. In questa dilagante nuova prurigine che sfiora l’autocensura, l’approccio di questa ragazza è diretto, ma ironico. E l’ironia è una gemma a rischio, l’ennesimo tesoro che andiamo via via sotterrando.
Sempre più barocca, la giovane è da poco approdata al colore acrilico, sebbene le sue chine abbiano conquistato un’espressività di tutto rispetto. Tonalità smaltate, sul modello dei fratelli Limbourg, a ornare le improbabili nozze di un uccello e un coniglio. A sancire lo sposalizio, una mosca-ierofante. Fattale notare la similitudine con il Papa dei Tarocchi, Nora confessa che le piacerebbe creare un mazzo proprio, una volta che i sogni le avranno dato tregua. Perché quelli arrivano per primi, le fanno visita, reclamano di essere immortalati in un progetto. Per lei, già a lavoro, Morfeo reca il caos della creazione.
Chissà se Eleonora Bertoli Barsotti teme la morte. Probabilmente no, non quanto la noia.
La mostra ha avuto luogo:
Museo Le Stanze della Memoria
via di Mezzo – Centro storico di Barga (LU)
da mercoledì 25 agosto a martedì 7 settembre 2021
Creature in altri mondi
personale di Eleonora Bertoli Barsotti – in arte Nora
Photo Gallery
Mondo Nuovo, inchiostro su carta, 29.7×43 (A3) 2020
La Preghiera, inchiostro su carta, 29.7×43 (A3) 2020
Madre Nuova, inchiostro su carta, 29.7×43 (A3) 2020
Il matrimonio, o Il Concilio, acrilico su carta, 34×45.8, 2021
venerdì, 15 ottobre 2021
In copertina (Senza Titolo, inchiostro su carta, 33×48, 2020) e nella photo gallery: opere di Eleonora Bertoli Barsotti – in arte Nora, gentilmente fornite dall’Artista (tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione totale o parziale)