Morti sul lavoro: aldilà della retorica, interessano a qualcuno?
di Simona Maria Frigerio e Luciano Uggè
Riprese le attività industriali a pieno regime, ecco tornare sulle prime pagine il bollettino dei morti in fabbrica, in agricoltura, nel settore edile, e così via. I giornalisti si rimpallano la notizia dei casi del giorno (la media è di tre decessi), i sindacati tuonano, i politici promettono nuove misure – il comune cittadino s’indigna, poi si passa alla notizia successiva e si preoccupa del divorzio di Kim Kardashian o della partenza di Ronaldo.
Cos’altro dire o scrivere? Magari che se gli appalti, innanzi tutto pubblici ma anche privati, non fossero al massimo ribasso ma alle migliori norme di sicurezza, qualcosa cambierebbe? Se l’amministratore delegato, aldilà che sia o meno soggetto delegato alla sicurezza, fosse penalmente e civilmente responsabile degli infortuni (come il Direttore di un giornale lo è di ogni articolo pubblicato), qualcosa cambierebbe? Se si smettesse di annunciare le 2.000 nuove risorse all’Ispettorato Nazionale del Lavoro e si assumessero, qualcosa cambierebbe?
Forse. Ma ciò che veramente ci vorrebbe sarebbe la stessa campagna mediatica orchestrata per il Covid-19, tesa invece a denunciare tutte le morti inaccettabili del Belpaese, che non sono quelle di novantenni che contraggono un virus influenzale, ma dei 66mila decessi, ad esempio, targate 2018, dovute alle polveri sottili (dato riferito solo all’Italia ma che non suona come un campanello d’allarme) o delle migliaia di decessi per motivi di lavoro che non compaiono nella casistica degli infortuni. Quali i malati di mesotelioma a causa dell’amianto che, ormai, dovrebbe essere un problema superato e, al contrario, come riporta greenreport.it: “i dati di incidenza del mesotelioma in Italia nel 2020 [riportano]: mesotelioma: 2.000 casi, con indice di mortalità del 93% a 5 anni; tumore del polmone da amianto: 4.000 casi, riferiti solo all’asbesto. Indice di mortalità a 5 anni dell’88%; asbestosi: 600 casi: indice di mortalità a 5 anni del 25%; altre malattie asbesto correlate: 2.000 casi con indice di mortalità a 5 anni del 50%”. Oppure i “7600 militari italiani che si sono ammalati di cancro a causa dei proiettili all’uranio impoverito utilizzati dalla Nato, durante i bombardamenti del 1999 in Jugoslavia”, dei quali 400 sono deceduti (fonte www.lindipendente.online). Ma questi non rientrano nel computo.
Il teatro racconta
Le cifre, quindi, finiscono solo per rispecchiare la superficie dello stagno e sono spesso parziali e fuorvianti. Ma le storie, quelle vere, magari sublimate dall’arte teatrale possono andare più in profondità, incidendo nelle nostre coscienze?
Il 4 maggio 2017, per la Giornata della Sicurezza sul Lavoro, al Teatro del Giglio di Lucca, è andato in scena Giorni rubati, applaudito già sei anni prima al Teatro della Cooperativa di Milano (https://teatro.persinsala.it/giorni-rubati-al-teatro-del-giglio-di-lucca/36699/). Testo interpretato da Gianmarco Mereu, che racconta – da una carrozzina – la sua storia (personale ma potrebbe essere collettiva) di uomo che ha subito un grave infortunio sul lavoro e a cui il teatro ha ‘regalato’ una nuova opportunità di vita.
Prima dello spettacolo, sul palco del Giglio, sono saliti potentati locali e rappresentanti del mondo della sicurezza sul lavoro. Il pubblico, in sala, era composto in parte da cittadini e, in parte, da autorità locali e professionisti del settore. Solo dopo una lunga sfilata di interventi, Mereu ha potuto iniziare a raccontare, interpretando il suo ruolo – che è anche un frammento di vita vissuta, incisa nella carne. Dopo le parole, il corpo.
Eppure… quando le luci si sono abbassate e si è dato spazio a un teatro che riflette il mondo, a un attore che nel dialogo con lo spettatore torna a celebrare quel rito laico di condivisione che ci fa sperimentare l’appartenenza a una medesima storia e umanità, il nostro vicino ha cominciato allegramente a chattare al cellulare. Finito l’obbligo della presenza istituzionale, di fronte ai papaveri cittadini e sotto le luci dei riflettori, allentata la cravatta, ha potuto mettersi comodo e dedicarsi a ciò che lo interessava.
Venerdì, 1° ottobre 2021
In copertina: Foto di Succo da Pixabay.