Lucca, la capitale della carta eletta ad arte
di Luciano Uggè e Simona Maria Frigerio
photo gallery a cura di Lucia Mazzilli
Fino al 26 settembre sarà possibile seguire un percorso tra le vie della città murata, divertendosi a scoprire opere di artisti provenienti da diverse parti del mondo, accomunate dal materiale povero con il quale sono state create – carta e cartone.
La prima scultura si trova, partendo dal Baluardo Santa Maria, sotto il Loggiato Pretorio. Risky Rewards – dell’artista statunitense Emma Hardy – rappresenta la diffidenza, dovuta a ragioni diverse, che può contraddistinguere il tentativo di instaurare un rapporto tra esseri umani e altre speci. Tema ovviamente ambientalista dove a spiccare è proprio la figura dell’animale, un cane randagio dotato di grande espressività e che Hardy ‘cattura’ nel momento in cui vorrebbe forse cedere (per fame o semplicemente bisogno di affetto) al gesto distensivo della giovane che ha di fronte, ma in cui prevale l’istinto di sopravvivenza.
Proseguendo su via San Paolino, nella piazzetta della Cittadella – dove sorge anche la statua dedicata a Giacomo Puccini (che detestava la sua città natale, tanto che preferì risiedere a Torre del Lago) – alzando gli occhi verso il cielo si scopre In-Between – opera realizzata da due artisti turchi, lo scultore e architetto Turker Akman e lo scrittore e fotografo Deniz Yilmaz Akman. Ispirata, secondo gli autori, a Le Mille e una Notte, e alla necessità per il funambolo di restare in equilibrio sulla corda – metafora del protagonista della raccolta di racconti (ossia Shahryar), che ha bisogno di bilanciare il il timore di essere tradito con il desiderio di sentire il finale del racconto di Shahrazād – è opera che colpisce soprattutto per la fattura dei lineamenti del funambolo/Shahryar, che paiono giustapporsi come frammenti di personalità diverse riflettendo altrettanti possibili caratteri. Decisamente il lavoro più interessante nell’esposizione en plein air.
In fondo a via San Paolino, all’interno (e non all’esterno come risulta dal materiale pubblicitario) dell’ex Cavallerizza di piazzale Verdi, è ospitata la Parte Extra della Biennale con un’opera di Ankon Mitra, Clouds of Illusion, e di Toma!, The Amazon. Non avendo il green pass non possiamo vederle che di sfuggita da una porta-finestra aperta e, quindi, ci asterremo dal commentarle.
In piazza Santa Maria, sempre proseguendo lungo le mura, ci si imbatte nell’opera dell’artista svedese Sebastian Blomqvist, Crossing Borders. Secondo quanto si legge sui totem, l’opera si ispirerebbe al mito d’Europa – salvata dalla rabbia di Era da Zeus, trasformatosi in toro, per essere condotta in Grecia dove si depositerà il “seme culturale della civiltà occidentale”. Tale stravolgimento del mito dovrebbe essere metafora delle persone “provenienti da Paesi in guerra” che giungerebbero in Europa in cerca di “rifugio e una speranza per un futuro migliore”. Se tale spiegazione appare affascinante è però anche fuorviante, dato che Europa fu rapita dal toro/Zeus, portata a Creta e, come sempre nella mitologia greca, violentata dal dio. La metafora, quindi, sarebbe altra: gli africani, depredati delle loro ricchezze, sono costretti a farsi trasportare in Europa da scafisti senza scrupoli che, poi, li abbandonano alla mercé delle leggi europei sulle migrazioni senza nemmeno i doni del re dell’Olimpo – Talo, Laelaps e il giavellotto.
Al termine di via Fillungo (la via dello ‘struscio’ lucchese) troverete, sospesa alla Porta dei Borghi, l’opera nata dalla collaborazione tra Officina Chiodo Fisso – dell’artigiano e artista Emanuele Radicchi; l’architetto Alessio Verdolino e lo scultore Matteo Raciti. Hybrisrappresenta ovviamente il temerario volo di Icaro – teso come Prometeo o Ulisse ad andare oltre i dettami del potere religioso o civile perché la conoscenza nasce dall’arditezza in primis di pensiero, ossia dalla capacità di osare.
Lungo via Fillungo, in piazza San Frediano, è riproposta un’opera già presente nell’edizione del 2016 di Cartasia. Firmata dallo statunitense Michael Stutz, Hoodie, ossiala felpa con cappuccio molto usata tra gli afroamericani che abitano negli slum (o hood, appunto) statunitensi e dai migranti, sarebbe metafora di un indumento che è sinonimo di status symbol al contrario, ovvero capo di abbigliamento che connota persone disagiate o che vivono ai margini della società. Come nel 2016, la scultura dimostra la capacità dell’artista di creare forme pregnanti ed espressive anche con un materiale povero e di difficile trattazione.
A conclusione del nostro percorso artistico, in piazza San Francesco – nei pressi del Lu.C.C.A. Center of Contemporary Art – si erge, suddivisa in due ali, First of all, Movementdell’artista cileno Claudio Acuña Jimémez. Antistante la facciata della chiesa omonima, l’opera mostra la predilezione di Acuña per la tecnica dell’origami. Il movimento metaforicamente impresso a queste due specie di zattere pare rimandare al desiderio umanissimo di spingersi sempre oltre (tema similare a quello proposto in Hybris) ma anche di aiutarsi reciprocamente creando masse critiche che portano ad autentici passi in avanti a livello di umanità.
Suggestioni… tante.
Venerdì, 3 settembre 2021
In copertina: la mappa ufficiale di Cartasia, edizione 2021.
Nel pezzo: foto di Simona M. Frigerio e Luciano Uggè (tutti i diritti riservati, vietata la riproduzione).