di Lucia Mazzilli
Il Lago d’Aral, un tempo chiamato, per le sue dimensioni, Mare d’Aral, è un lago salato di origine oceanica localizzato nell’Asia centrale ai confini tra Kazakhstan e Uzbekistan. Il Lago Aral è un esempio di come l’impatto umano possa avere conseguenze drammatiche sull’ambiente naturale. In passato, per dimensioni, quarto bacino d’acqua interno a livello mondiale, oggi ha perduto circa il 90% del proprio volume idrico e si è suddiviso in due bacini a causa delle attività di irrigazione avviate dalla ex URSS a partire dal 1960. L’evaporazione dell’acqua ha comportato l’insorgenza di un terreno di colore chiaro, salato e secco, oggi chiamato Deserto di Aral Karakum. Ogni anno violente tempeste di sabbia catturano ingenti quantità di sale e sabbia dal deserto, che vengono trasportate per centinaia di chilometri, causando rilevanti problemi di salute per le popolazioni locali e determinando nella regione inverni più freddi ed estati più calde. Gli effetti di queste tempeste sulla salute degli esseri umani sono amplificati da sostanze chimiche presenti nelle pianure secche, dovute a sperimentazioni di armi avvenute nel passato, progetti industriali e deflusso di fertilizzanti. A tutto questo va inoltre aggiunto che l’industria della pesca nell’area – che un tempo occupava migliaia di persone – oggi risulta totalmente compromessa.
Questa immagine multitemporale è stata ottenuta dalla combinazione di tre scansioni radar di Sentinel-1A (Sentinel-1A è una missione spaziale dell’Agenzia Spaziale Europea), a ognuna delle quali è stato assegnato un colore: il rosso (17 ottobre 2014), il verde (28 dicembre 2014) e il blu (14 febbraio 2015). I diversi colori indicano i mutamenti avvenuti tra le diverse acquisizioni. In basso a destra una forma ‘a boomerang’ di colore rosso, giallo e verde indica la regione dove l’acqua proveniente da un fiume fluisce all’interno del fondale secco e i colori mostrano come l’area ricoperta dall’acqua sia cresciuta nel tempo. Lungo il lato sinistro dell’immagine la grande area scura indica la zona in cui l’acqua è ancora presente. I colori lungo i margini della zona descrivono i cambiamenti di livello dell’acqua occorsi tra le varie acquisizioni. Il colore rosso indica un livello più basso rispetto al blu, per cui si deduce che il livello dell’acqua è risultato più basso il 17 ottobre 2014 rispetto al 14 febbraio 2015. Effettuando un ingrandimento nell’angolo in basso a sinistra possiamo osservare la traccia rettilinea di una strada esterna al fondale, con puntini bianchi dovuti a riflessioni radar causate da infrastrutture realizzate dall’uomo. Punti bianchi appaiono anche in direzione est, indicando infrastrutture costruite all’interno del fondale.
La Banca Mondiale e il Kazakhstan, a partire dagli anni Novanta, hanno lavorato insieme per la realizzazione della diga Kok-Aral, con l’obiettivo di stabilizzare la sezione settentrionale del Lago d’Aral. Questo piano di recupero sta cominciando a dare i suoi frutti, tanto da poter parlare di rinascita del Lago Aral. Notevoli sforzi sono stati fatti per ridurre l’inquinamento e per bonificare il terreno. Per fare in modo che la sabbia non si sollevasse dal terreno la soluzione individuata fu quella di piantare alberi su quello che un tempo era il fondo del lago. La pianta selezionata a questo scopo si chiama saxaul, molto resistente e adatta a crescere in zone sabbiose. Grazie alla diga, l’industria ittica locale ha potuto riprendere le attività e, anche se certamente i problemi non sono risolti, la speranza di un recupero della salute umana e ambientale si lascia intravvedere
Copernicus data (2014/2015)/ESA
per ulteriori informazioni:
https://www.esa.int/Space_in_Member_States/Italy/Immagine_EO_della_Settimana_Fondale_psichedelico
Sul sito della rivista Internazionale, un interessante video sul Lago d’Aral
https://www.internazionale.it/video/2019/06/12/lago-aral-deserto
Venerdì, 6 agosto 2021