Intervista al Direttore del Teatro Stabile di Bolzano
di Simona Maria Frigerio
Dopo che per un anno e mezzo la politica nostrana (ma non solo) ha indotto i cittadini a pensare al teatro e alla cultura come ad attività non essenziali – e nonostante dal Regno Unito ci arrivino notizie che, mentre i teatri restano chiusi o a capienza estremamente limitata, a Wembley gli spalti dovrebbero ospitare ben 60 mila tifosi (dato che, notoriamente, il Covid-19 predilige gli amanti di Shakespeare a quelli di Mancini) – vi sono alcuni Direttori teatrali che remano controcorrente e credono ancora in quest’arte antica almeno quanto la civiltà occidentale – e antropologicamente legata ai nostri riti, da quelli magico-terapeutici a quelli iniziatici fino al semplice racconto di un’azione di caccia o di guerra da parte di un membro della tribù ai suoi consimili.
Tra questi Direttori lungimiranti, abbiamo intervistato Walter Zambaldi, dal 2014 al timone dello Stabile di Bolzano – città di per sé votata alla cultura e cosmopolita – con un passato presso La Corte Ospitale di Rubiera, dove ha ideato un valido progetto residenziale per Compagnie anche giovani oltre a Forever Young, un bando di produzione per under 35 che continua a essere un fiore all’occhiello della struttura in provincia di Reggio Emilia.
Zambaldi, a Bolzano, appena le misure sanitarie glielo hanno consentito, ha riportato i suoi concittadini a teatro con un’offerta ricca e varia, oltre che gratuita – laddove spiace constatare come altri teatri nazionali (sebbene finanziati con il Fus come se fossero rimasti aperti in questi ultimi 16 mesi) abbiano optato per continuare la chiusura anche in primavera/estate forse sottovalutando la capacità di disaffezione del pubblico. Ma allora viene da chiedersi se il teatro non sia solo un piacere voluttuario, non necessario, e in quel caso perché lo si finanzi con fondi pubblici.
Tornando al nostro incontro con il Direttore del TSB, iniziamo subito dalla sua affermazione che “il teatro è un diritto”. In realtà, lo stesso è stato considerato ‘inessenziale’ in epoca di pandemia e, a differenza della Spagna, se ne è vietata la fruizione. Come mai una tale visione politica in Italia (ma non solo)?
Walter Zambaldi: «È emblematico, vero? L’Italia ha una Costituzione che afferma il diritto alla cultura con forza e coerenza eppure si distingue sempre per minori investimenti nel teatro. La pandemia ha ferito gravemente lo spettacolo dal vivo evidenziando tutte le contraddizioni insite in questo sistema, dal punto di vista produttivo e distributivo. Penso che i motivi siano molti e complessi, al di là delle facili banalizzazioni e degli slogan. Il teatro deve essere un diritto ed è principalmente per questo motivo che sono stati fondati i Teatri Stabili più di 70 anni fa. Noi come Stabile perseguiamo ostinatamente questa idea».
140 spettacoli gratuiti, la sua proposta per l’estate – e all’aperto. Come riesce a sostenere tale encomiabile scelta?
W. Z.: «A dire la verità gli spettacoli sono stati 160, dieci le stagioni che abbiamo proposto in tutto l’Alto Adige, da San Candido a Salorno, da Bolzano a Vipiteno. Abbiamo appena terminato due mesi di programmazione pensata appositamente per andare incontro ai cittadini, più di 10.000 sono gli spettatori che si sono lasciati coinvolgere nelle nostre proposte. Ritengo sia un dovere per un ente pubblico come il Teatro Stabile di Bolzano quello di far ritrovare il diritto e il piacere del teatro al maggior numero possibile di persone, ed è questo il motivo principale che ci ha spinti alla gratuità degli spettacoli. Ci tengo a precisare che per realizzare la stagione estiva lo Stabile ha utilizzato le sue risorse ordinarie, non ha avuto contributi aggiuntivi da parte dei suoi soci fondatori – vale a dire Comune di Bolzano, Provincia Autonoma di Bolzano e Ministero della Cultura, né da parte di sponsor privati: abbiamo impiegato le risorse non spese per le ospitalità durante le stagioni 2019/2020 e 2020/2021. Lo Stabile bolzanino può vantare un bilancio sano da decenni. In questo senso FUORI! ha unito progetti ideati ad hoc per l’Alto Adige (come Arlecchino da Marciapiede di e con Marco Brinzi e Caterina Simonelli e Dante da Bar con la Compagnia Tournée da Bar) a produzioni portate a termine durante i mesi di lockdown. Sto parlando di Romeo e Giulietta. Una Canzone d’amore di Babilonia Teatri con Paola Gassman, Ugo Pagliai e Francesco Scimemi, degli Spettacoli Tascabili per bambine e bambini e i Tascabili Verso Dante. Non sono mancate le ospitalità, come quella di Stefano Massini, Rocco Papaleo, Alessandro Haber, Ugo Dighero, Anna Foglietta, Paola Minaccioni e Michela Cescon, Giuseppe Cederna e l’inedito duo composto da Silvio Orlando e Paolo Fresu che, a Bolzano, hanno dato vita a un evento unico. Molti di questi artisti sono legati a doppio filo al TSB e coinvolti in progetti produttivi a lungo termine già a partire dalla prossima stagione».
Il fatto di uscire dal luogo deputato può essere anche un segno della volontà di affermare quanto il teatro sia necessario e parte stessa della nostra vita sociale?
W. Z.: «Dal 2017 lo Stabile ha varato la rassegna estiva FUORI! il Teatro Fuori dal Teatro, che si propone proprio questo: entrare in diretto contatto con il pubblico e coinvolgerlo, portare il teatro nelle piazze, nei parchi e nei cortili o nei bar, programmando una serie di progetti di ‘teatro d’inciampo’ e organizzando laboratori gratuiti. Ho sempre ritenuto che questo sia un compito fondamentale di un teatro pubblico. Ora questa necessità si è fatta ancora più urgente dopo interminabili mesi di isolamento. Il nostro compito è favorire e facilitare i cittadini nel riappropriarsi del rito sociale del teatro. Quest’anno, ovviamente, abbiamo dovuto ripensare all’interazione tra attori e spettatori alla luce delle norme sanitarie anti Covid-19, ma l’essenza del progetto rimane quella: andare incontro alle persone. Questo è anche uno dei motivi per i quali abbiamo costruito un’arena all’aperto sul parco fluviale del Talvera, il polmone verde del centro di Bolzano, luogo quotidianamente molto frequentato. Un’arena realizzata con i tubi Innocenti, dotata di due sale, che può ospitare 340 persone in pieno rispetto delle norme».
Vi era molta paura da parte dei teatri che, alla riapertura, il pubblico avrebbe disertato. Al contrario, io ho visto un buon afflusso di spettatori, almeno in Toscana – dove vivo. Come sta andando a Bolzano?
W. Z.: «A Bolzano e in provincia la risposta è stata ottima. Abbiamo registrato un crescendo di partecipazione che accomuna il pubblico di tutte le età: dalle bambine e bambini agli spettatori più grandi. Sono molto soddisfatto di constatare che il nostro pubblico è tutto meno che pigro e si è dimostrato capace di sfidare anche le condizioni meteorologiche avverse».
A questo punto, come capita spesso sulle pagine di InTheNet, vi invitiamo a una pausa per proseguire poi con la lettura su
Il collega Roberto Rinaldi, infatti, ospiterà la seconda parte dell’intervista intessendo con noi una nuova maglia di quella rete di connessioni, idee e persone alle quali miriamo con il nostro Settimanale.
Venerdì, 9 luglio 2021
In copertina: Paolo Rossi in Pane o libertà, 4 giugno 2020, ©MoniQue Foto. (Nell’articolo: il Direttore, Walter Zambaldi, foto di Tommaso Le Pera).